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VOL. V.
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DAI TORCHI DEL TRAMATER
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836.
Viri dodi Lexicis non velut magistris, sed tamquam ministris in memoriae subsidium utuntur.
G. Scioppio.
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RISPOSTA
FILILI ©SSEIVAM©»!
c^ef cfi. Óiclmoz, i ietto TRooutt.
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Ili qualche mese , da che mi venne trasmesso un opu- scolo del sig. Pielro Monti; opuscolo che avea per titolo : Esame di alcune etimologie della lingua italiana nel P'o- cabolario che si sta?npa in Napoli co' torchi del Tramater. Era preceduto da una lettera sì ricca di bei modi e si fat- tamente cortese ^ che non saprei astenermi dal farla noia a' lettori.
>r Al Chiarissimo avvocalo » Signor Pasquale Boiikelli
» Como il 5. ottobre i835. » L'Italia ha finalmente per la sua opera, *e per » quella del prestantissimo signor Raffaele Liberatore » principalmente, e anche de'molti valorosi loro collegbi, » un Vocabolario universale italiano quale era desiderato » da tulli gli studiosi. Avevano prima dato opera, è vero, » alla compilazione e correzione del nostro Vocabolario » uomini di assai dottrina , e molto spetti delle cose di » lingua: ma non avevan recato a tanto lavoro quella sot- » tile critica , quella profonda notizia della scienza filolo- » gica , quell' intelletto perspicace e filosofico nello asse- » gnare a'vocaboli il loro proprio valore, ed ordinarli di- » stintamente secondo la loro diversità o varietà; e notare » le minute e quasi impercettibili differenze di quelli vol- » gannente detti sinonimi-, non quel corredo, dirò così, » di tulle le cognizioni divine e umane ; non quello slu- » dio di tante lingue amiche e moderne per rintracciarne » le vere origini , che ora vi recano certamente i dollissi- » mi compilatori napolitani. Il perchè quelli che loro pre- » cedettero latito ancora lasciarono da fare , che 1' opera » del Vocabolario parve non essere condotta a mezzo. Essi, » propostosi quello che si slampa in Padova coi torchi » della Minerva , ne corressero migliaja di definizioni e di » paragrafi , gli fecero senza numero aggiunte , pure di » vocaboli e modi propriamente detti di lingua, tulli belli > e importanti , e de' quali molti ci compariscono come
nuovi, benché antichi e tolti a' classici; e comprendendo » le voci proprie di ogni scienza , di ogni arte, professio- » ne e mestiere , hanno , quanto è possibile , pienamente » soddisfallo ad ogni desiderio.
» Parie del loro Vocabolario notabilissima è quella che » comprende l'etimologie. La quale presentava a chi volesse » porvi mano ben grandi difficoltà, perchè il fatto era poco, » e il da farsi era mollo e troppo. Ma chi tentarla? Riehie- » devasi e vasta notizia delle lingue antiche e moderne, che » concorsero alla formazione della italiana, e finissimo cri- » terio per trovare in tanto miscuglio delle nazioni e delle » favelle la vera radice della voce proposta , nel che cpn- » veniva seguire una regola e un discorso, pressoché nuovo e » diverso ad ogni parola. Ella, signor Boureeli, si è mostrala f'ocub, /'.
» niente inferiore all'alta impresa. Cosa rara anzi singo- » lare, che quella mente filosofica, che ci diede il lodate » libro Dell' analisi del pensiero , abbia potuto durare » alla penosa e lunga fatica di apprendere tanti linguaggi, » sì disparati; quanto alla forma e »1 suono sì strani per » noi; e sì varii e diversi negli ordmi grammaticali; dan- » doci un'insigne prova con quest'esempio, che lo studi o- » delle lingue né fa 1' uomo pedante , né fiacca l'ingegno. » Io sono il minimo degl' italiani , e più- per amore » che per ingegno coltivo alcun poco le buone lettere :• » pure ardisco dire , clie i compilatori napolitani ci han- » no dato il vero italiano Vocabolario. Sarà bene in alcune » sue parti emendato ( che la natura stessa del lavoro e » la vastità del disegno non ha loro consentito , benché » diligentissimi , di non errare talvolta , o di sempre ve- » dere gli altrui errori), verrà accresciuto di vocaboli , » sarà in parte svecchialo di alcuni , massime di quelli ,- » che forse troppi loro offerse, l'Etimologico dell'Aquilini, » il qual parve voler travasare tutto il lessico greco net w suo; ma, o io molto m' inganno, il loro deve esser fonda- » mento ed esemplare a' futuri vocabolari! italiani. Che il » signor Manuzzi, il quale ora slampa il suo Vocabolario » a Firenze, ci dica che prende a fondamento del suo la » quarta impressione di quello degli Accademici, eh. gliél » può credere ? O ehi può riconoscere in quello di JNapoli » 1' antico Vocabolario degli accademici della Crusca ? » Amor di municipio e spirito di parie ha a lui dettata » quella parala. Molte lodi , e da tutti i buòni , devonsi » dunque segnatamene a lei, ed al eh. signor Liberatore, » ma anche a tutta la onorala schiera de' loro soci, ih già » valenti letterati hanno loro applaudilo , ira' quali colui. » che è riputalo principe de' viventi italiani prosatori, urt
» Giordani. . _ - — - ' .
» Assecondando il loro liberale invito, che lutti rhia- » mava ad aiutare la loro impresa , ho osato offrir loro » pel grande tesoro della noslra lingua , da essi raccolto, » alcune__iientinaia di_voeaboli~~da_JM«lli»^W-^e nostri » classici, che è tutto quel poco di merce, che possedeva » la mia povertà , cui fecero buon viso , e accolsero con » grato e gentile animo. Anzi avendo ella mostrato di non » disprezzare alcune difficoltà da me promossele mlorno » ad alcune etimologie , perciò ritorno sullo slesso argo- » mento. Ben è vero che conoscendo P uomo dottissimo , » cui parlo , il quale nulla stabilì a caso , ma considera- » (amente ; e mi scrisse, e già me lo ha provalo , che sa » a un bisogno rendere buon conio delle sue etimologie; » proporrò le mie osseivandoncelle non come una crilica, » ma sì come dubbi , rimessone allo slesso ioleramcnle il » abdicarne,»
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mini , la cui giusta e schiena critica abbia potuto m al- cun modo diminuirmi la fatica di sì fatta revisione.
Perchè intanto io proceda co '1 debito ordine , distin- guerò in sei capitoli questa mia dissertazione , che lena luogo di prelazione al presente quinto volume, lo parlerò
Nel i.'° di alcune correzioni giustamente proposte dal
signor Monti. ...... i xr
" di alcune etimologie italiane omesse nel \ o-
. ,. i i ,„„„,„ ^Jptro le osscr- » l'impresa, il rapido corso dell'edizione per un'opera
A questa specie di P^bol» i enean d. elio le ^c ^ t ^ole , indicati errori già insegnati da altri
yazion, dell' egregio se loie su 1 or gn ed i ^ ^ ^ iuUe . che n<m iscusan0 § ma scolpano ai_
varie ilal.an., parte lahm p pa xte 8^f e la esse „ fall0 n valerfle letterato. - P. M. »
dizione che in esse bullava, e con ite 1 terza b yiolare . , di corlesia se non
eran condotte che ben davano avv so della qi al i . g ^ ^.^ ;e alla er0silà 1
guardcvole dell' uomo, di cui eran parlo. Li concimo ^ ^^ ^ ^ ^ ^^ indulgenza , anzi pur
ìn questi lermini. secondo con tanto favore, à valutale le mie cose. Ma se limitassi a
■ Sou0 venUt° aCCe"TP S'è do qua ì .leoni questo solo le presenti mie cure, indurrei forse ti sospetto,
„ che m> nacquero in mente leggendo Vae> ^ {Q al meril0 intrinseCo delle sue osservazioni un
. paragrafi del grande Vocabo bino orna , am pa. per q^ . ^ ^ ^ il .silenzio.
. mela. Dichiaro il eh. s'f;.^ff^cXlo regola però Tornerà dunque assai utile che io le chiami a disamina; „ .are solo la origine prò». ro^el vocabolo re P ^ ^ mg np ,0ienl,eri le accetti-, e che
» alla quale spesso non si attenne, filando sol oc , .^ . esprima le ragioni che inclinano il
■ indicai la prossima derivazione .avrebbe R^gJ «g^ ^ ani ad la sentenza. Se abbia poi a prevalere „ to;e se quel di p.ù che ha fot lo e a de slde« a b.lc e e mio particolare il mio pensamento od il suo; ri-
, sempre facesse, ??«rè^° *J ^5 re omrri m nte marra libero al pubblico il giudicarne a suo modo. Ne » si eia obbligato, già gliene dobbiamo e JJ-™ »°™ giudicasse mai sempre per l'onorevole critico, io avrei
* grati. Questo di pur e, darà, sper o comp landò 11 gr g p £ ^.^ ^^ un ;nge_
>. Se vocabolario universale etimologico Uà ^ g ^ - cu ^^ di provate alCUBe. poche delle
» fallo sperare, e di cu ! ora non dà che ni a sagg o. Dop ,n etimologiche , basterebbe a fare arguire ,
» pio , a mio parere, debb' essere lo scopo ^U^0'^.1 J0 °ei pur no '1 dicesse , che di altre innumerabih , v L'uno mostrare la intrinseca nativa foiza della paio qua j^ ^ ^ Vocabolario, ei sia stalo ben pago.
v la, onde e se ne faccia retto uso e solo ; aP» q cl?e siavi chi giustamente le impugni, quan-
» fcrenza della nuda parola se ne compiega il va i doverle «riprendere.
» lore. Quando gli Ebrei Eva dicevano , questa ,toj tJ& do egh - .e e ^^ ^H^^^^^d^^hg
». rer se lutto diceva senza definizione; quando l Latini P Vocabolario „osefoffarà fede p-e-
» dicevano tao , a questo vocabolo essi avevano unita «TJ-WJJ '» p;u severamenle e più scrupolosamente
» un' idea di più , che non no, , i qua 1. nell u o pm non „ ssima cl^ P ^ ^ V
v conosciamo fan»**,»**, d onde la ^lr7voV\ono festo , come io sappia esser grato alla bontà de' degni uo- .. ginata. Ma per noi queste e nug -ma d aire oc : ono le» , ^ Jl ^.^ _ abbia pQlulo ^ al_
» mute- bisogna dunque l'opera dell'etimologo, che le li dichiari. U quale se , per esempio , alla voce uomo ,
V <,crdo , clima , astro, sole, elegìa, lanterna ec. e pago ». di notare, che sono dal greco , latino o celtico , senza » più, noti ha ancora raggiunto quel suo scopo. L co ne-
V cessarlo anche pel tei* nso della parola Co,.««c,«l»ne
i. la primiiiva forma e origine,, s' impara ad usarla bene, w
.. anche ne' suoi jpi lonlani derivati, perche non ma. se ^^.q ' q ^^ ,; ft cfedu^ omeg8e .
>. nc polià fare buon uso , se anche nel suo più i ■ « d_ akime e(imoJ ie impugnate da lui, e che
v significarò metaforico non s. ha un filo, <• e *o ng. unge 1Tii sembra» giuste; .
,» il iraslalo al senso proprio. Del che un ch.a.o «,c,npo co n etimologie del Vocabolario, che si
, abbiamo nella voce salare. _ f^dnw^o^oU l>el 4- ^ suppU,mJnvi ; .
>, quei mimilri pubblici , che espio, avano ossia e mina ^ ^ ^.JJ .^ ^.^ di.approvaIe dal sl_
p vano le mercanzie; e perche cscgu.van co col vaine ^^
.. parie e osservarla , ne nacque il nome sajar a ci e i g d_ a]cune etimol ie latIne non comprese nel
„ mere ques lo atto., e ■ «rw pur ali» .parie, . ^F ^ « « Vocabo,ario epropo,te dai signor Monti.
levava dal tutto. Chi ciò ha presente vede come e i.i il
gionevole il vario uso che se n' è poi fatto dopo nelle f !»
T.ngue italiana , francese , spaglinola e tedesca , e come C avito 1.0 1.
piiTremuta, di darci la storia genealogica della parola . . T.opinione Comane_lraea_ questa voce dal
,. onde veggasi da quanti e quali linguaggi sia copi pos a '^/^S^SérpSicES sùppoueva ch'e in kiTte pH*
, c formata questa italica lingua, e quali Ca «£»^ "» t> ;// j. da soma dJ , rosgo si fosiero chiamali
„ soilerli la parola giungendo fino a noi; studio, che Ha in meg^ » se molte utilità , anche per la storia. ■ yocal,0]ario universale io espressi queste idee.
» Bene si avvisò il eh. signor Borkeixi ponendo gian- l'ciireeio signor Monti in prima richiede diesi noti
„de cura nel ricercare la^ellica lingua. Quante nuove e .^ B ^ j. ^..^ da, Ul| b ichus cavaU
i, belle etimologie e. ha derivalo da quel a . ^ con ,,u t gecondo Ma che ó««e/w« non sia
•^7^^^^ della nostra abbiamo d . lacco i _
' vCehi , che è anteriore alla dominazione dei Una , che già d g « . ^ ^ da me instiluile su i'uopo
Zxiel linguaggio del volgo , non J^^^0^'^ mi sforzano a credere, che il latino burichus ^ sia dal cel.ico ,K secoli, si conserva ancora. Ma non si a tenne ad alcun m rlare cd eae/z cavallo: ne altra etimologia
» sistema , e secondo che la tace della critica o dell so g.aU 6c P« U ^^j^ Ja ^
„ ria, o la identità del suono e del senso d.versamentc lo può t.ovu, pm P ^ .^ oe,
p consigliavano, si volse ad altre favelle anUebe omodi- "^ ^a £o siati gli Spagnuofi : perciocché essi, ol- 5( ne , provandoci , che alla immensa erud.z.one ,n lui e so di asino neno g^ p^ f ^^j. , nnQ
! parici criterio. L'abbate Unzx ne ' suoi |ol.i sa|g d J^a 11 . . e, Uatte^ 1 ^ ^ .
„ lingua etnica volle tutta dcr.varla dal gieco ..a 00 borriquUlo per asinelio. 11 popolo a pur bor^
■ff-TCra nonTbsse suTTràTTimnlIo altra lingua e si e <. r|iiente all'asino , tuttoché questa voce non
„ quelli che volevano si tenesse n.agg.or conio de ce I. , </ neno P*jl« ^ , . dell'Accademia. . ,
„ oodechè molte volte ocll'interpeTTareTTparole andò luti-, si trovi nei^vo ^ (](,rivnzioni 1)è gF IlaHani né i Fran- " br' ti;,i ve'° . , , rh ^uoiBoh- cesi posson darsi vanto. Quindi è probabile che agi. uni
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Catuchfsi. Non da rata e chen io verso , dico il signor Monti, ma ila cala ed echio io suono, Ciò cli'ei dice, è quel medesimo ch'era sialo pur dello dal Gattci., dal IWo-
hi\ . e prima di ossi dallo SCAPOLA o dagli altri lissico- grali greci, Una tale etimologìa punto non discorda dal- l' ordinario mio metodo : poiché il futuro di ccl/eo io ri- suono non è altro che Bcfaso, Che poi discordi dalle re- dolo de' nostri grammatici , non mi da molto pensiero. Perciocché nel tare le derivazioni non furoo gli uomini condotti da simili regole, ma dall'analogia del senso e del suono: e di certo catechesi è più simile ad ec/ieso, di quei che sia ad ec/ieo. Quindi 1' origine ricordatami dal ili. signor Mosti comparirà nella tavola delle variazioni ed emendo.
.'f. Catrame.» Dall'arabo Katiran pece liquida. — •nn/\>/?.n Così scrivo il sig. Monti: ne panni che erri. Poi- ché veramente in arabo, come puro in persiano, qalran vai pece4 liquida: e deriva da qatara stillò, scorse a goc
co. Questa origine è già segnala nella tavola delle correzioni. 4. Gatto, L ben difficile arguire donde mai quest
voce sia venuta in Italia. Poiché Uovo in gallese landese, in brettone, in coi novagliese ed in
:
questa in i l'- angiosassone cai; in isvedese ed in teutonico hall; in basco cauta ; in finlandese katti; in tedesco kater e /calze ; in olandese kat; in turco kedi ; ih illirico kotka ; in giorgiano kata ; in giavanese cota ; in arabo kylt ec. Ma checché di ciò sia , le numerose autorità recate dal Menagio e da altri etimologisti fanno a bastanza discernere che i Latini ebber catus in senso di gatto: e però concedo volentieri che gat- to sia da catus.
5. Gorgogl one. Rettamente dice il signor Monh che questo insetto abbia nome dal latino curculio ogurgulio, e che siasi con ciò voluto indicare eh' egli è tutto gola. Non so come nel Vocabolario si trovi in vece notato la- pis. E un mero error tipografico.
6. Imbarcare. Dopo avere spiegata questa voce per Mettere in barca , il Vocabolario cita , siccome una me- tafora , il verso di Dante : Per viver meglio esperienza' imbarche. Acutamente osserva il signor Monti che il met- tere l'esperienza in barca sarebbe assai strana e dura me- tafora. Quindi stima che imbarcare abbia la radice mede- sima che abbarcare : e quest' ultima voce io trassi dall'il- lirico barcs cumulo. La riflessione è sensata.
Capitolo II.
Di alcune etimologie italiane omesse o credute omesse.
Nella prefazione al Vocabolario italiano fu dichiarato espressamente , che di non tulli i vocaboli avrei date l'eti- mologie. Non è dunque da meravigliare che se ne veg- gano alcune omesse. Pur avendole il signor Monti diligen- temente notate , ne terrò ora proposito. Io ragionerò pur di quelle che omesse egli à credute, ma che pur sono nel Vocabolario.
1. Abbasso. Il eh. signor Monti, su le orme del Mayans, crede sorto questo avverbio, siccome lo spagnuolo abaxo, dal latino ad basini. Pur vorrebbe segnato il greco voca- bolo basson che vai più profondo, perchè fra le due radici scegliesse il lettore.
Alla v. Abbasso io non apposi alcuna etimologia: poi- che 1 aveva già apposta alla voce abbassare: ed abbassare in senso di deprimere io trassi dal latino ad basi?n: trassi ab- bassare per profondare nel num. 11 dal greco basson più pro- fondo Prevenm adunque il desiderio del dotto oppositore. A conferma della prima di queste due etimologie po- trei ora soggiungere che anche i Turchi anno basamaq in senso dr base, e • basmaq di calcare , di premere.
Ma non e bene che io dissimuli, avere il Bullet mol- te cose da cu. potrebbe dedursi che basso sia voce di ori- gine celtica Ne ad afforzar questa idea poco giova il ri- flettere che bas a in irlandese il medesimo senso: che à pure il medesimo nel d.z.onario celtico del Bokornio; e che in altre lingue suoni simili àn pure delle significazioni a que- sta fimt.me Per esempio, l'ebr. eaW, siccome il turco basmaq, vai sottoporre, comprimere. In arabo abasa sotto- pose a se slesso: e baascia atterrò all'improvviso
Puro il Dvvirs ed il Camukn corico) demente sostrn-
gopo, che almeno in alcuni de'iuoiti dialetti celtici A» rala
..or, prolondo. il Luti, bua , leeondc La IV..u.r .,,:„, non significa prolondo , ma tuttavia à gli altri tenti del bus do francesi. In vece La (insiline traduce il brett. buz per poco prolondo. v
In tanta incertezza di cose io preferii ,li attenermi al- 1 origine greca e Ialina.
2. IAi-bicocca. L'earenio signor Monti, su lelraeeedel I EYiuw, ne assegna l'origine nell'arabo ulbarhtk. fc que- sta pure 1- origine che io gli ò assegnata nel Cap. XVII se/., -i. pan. 1. del mio ragionamento su la scienza etimo- logica. 4»e non che ò scritto al. burquqou , alla manica del Gou.to , in vece dì albarìtuk : poiché al, o meglio e! non e altro che articolo , e perchè in barquqon e baratta trovo .1 qaf e non già il kaf. Son differenze che sorgono dalla diversa maniera di tradur nello no,trc le letiere ara- be ; ma che punto non tolgono l'identità dell'origine Se questa e stata obbliata nella parola albicocca del nostro dizionario , può di leggieri supplirvisi. • ^- Arancio Non à etimologia nel nostro Vocabola- rio. Il Mayans dice questa voce derivata dall'arabo ■ ma non ne assegna la radice. Ei forse alludo a lUruag che in arabo, in persiano ed in turco à il senso di arancio, ma die alcuna cosa si allontana dal suono di questa voce. Con mol- lo acume il signor Monti la cava dal latino aurum oro e da anthos fiore o colore.
Ma radamente l'ibridismo, e ne' soli casi di necessità può essere ammesso. Sospetta, è vero, il Morin che i Greci una volta ebbero avros in senso di oro : perciocché orma se ne scorge nella parola thesavros. Ma già avros più non era nell' uso del popolo ', quando i nostri antenati ne for- marono arancio.
Par che questa voce essi ebbero dallo spagnuolo naranja: e naranja esibisce ben di poco alterato il portoghese la- ranja. Ma laranja e naranja venner dalle Indie, onde pur venne 1 arancio. Poiché narangi nell'idioma indostano, e ,ia- nnga nel canarino vagliono arancio. Così il P. Hekvvs. Io aggiungo che i Persiani il dicono naring.
Quindi il naranz de' Lombardi è più vicino di aran- cio alla vera radice.
4. Argaliffa. d Voce omessa nel vocabolario italiano, » e che si legge nell' Orlando furioso. Il signor G. Ve- » gezzi la deriva dalla radice araba k/ialef succedere , » successor di Maometto, che divenne poi un predicalo di » dignità o di dominio » Così il eh. signor Monti.
Si vegga nel Vocabolario la voce Califfo. Si osserverà che le si assegna arcaliffo per sinonimo, e per radice l'arabo chalafa venit post alium , in locum ejus successi!. Indi chalifat, chalif o chalef successore.
In realtà la voce arcaliffo è la stessa che califfo prece- duta dall' articolo aifabo al o sia el. Facilmente la L tras- mutasi in R: e gli Arabi stessi la trasmutano, quando il nome comincia da B.
È però vero che ai-califfo non si trova nel suo li/o- go : e però debbe supplirvisi.
5. Banco. Questa voce non à etimologia nel nostro di- zionario. L'egregio signor Monti ne indica due. La prima e dallo spagn. banco, che il Mayans cava dall'arabo senza indicarne la radice. La seconda e più lodata è quella che insegnano i Padri Benedettini nelle giunte al Du Fresie, da bene o banc franco o pur sassone. Quindi conclude il signor Monti che la voce sia di origine sassonica o franco-teutonica.
Io trovo beine in gallese ed in irlandese; benk in corno- yagliese ; banc in basco, e bancq in antico brettone. Trovo innoltre banck in tedesco, fiammingo, svedese, olandese ed inglese , bancke o pandi in teutonico , bene in danese ed in sassone antico. Una si vasta diffusione di un medesimo suono in tanti varii linguaggi non à potuto dipendere che dall'ampia ed annosa influenza de'.Celti.
6. Botro. Propone il eh. signor i\J0NTt di apporre alla parola botro l'etimologia da bot/tros che in greco" vai fosso.
Ma alla voce botro sta scritto: V. borro. Alla v. Borro si dice ch'è troncata da borrone: ed alla voce Borrone si an- nette l'etimologia dal greco bothrion diminutivo di bothros cavità , fossa.
7. Buruone. Non ammette il sig. Monti ciò «he io avea
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,,,0,0 , alloiaLè , *g»«»*> ■> » ™£ °" 'sla ori ioe ,«1 tnio radice 0i2Kfe sia diminutivo di gorgàz.
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!SlI^SS.iyS -SW * W* fXftXZSZ ££.«« •<-* ^S.» -Uco=C,,une nel senso ? ola che ri»»» »» »"> £°|™ J £J itcel.icofer, .^STSèTi voce non venisse di, 'fera può servir di radice. 1 ^«' » '» di Ll„„a. modesra» i » £* * "t,™^ Mi è poi sembralo pi»
Jerén o bren in se"» di foresta . MI ■ ioM bo- rettamente il n os »» ej » g„rgozza e gorgozzule
^tr^SlES! ón^niepW.ia.Simi.uiente "^T S -8,»8 introdurne senza necessu, scaglia: e ourrui* >«» & „„.,.-» lì' il ira Darle in P»" , . _
in arabo torri vai silvestre. a <"»g££l ^ Jj, , i„ bas- ^^^ aicon ora «««**», i Gallesi «om, .Te-
:X?: IfSiSS-d' nacrxr'pir- ^ w. *• »>« &**• - *u oland w
Scó U «Mco'fcro firn ecclesiaslico pres- Castolo IH.
Poiché in arabo lady a verament i enso £« aU; n0 « ^e «o no» a****, m
ciò che fra noi gli ecclesiasl.c, ^.^ ne dal la.ino baculus A o.che vai u ^ Tras5Ì
11 eh. Mg- M^"allrni°-LT aSustlre, accorda- ramo di od albe o > J?<^ ^ violentemente per terra
U la voce dall arabo cada decidere «g. ^
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BÌ"W33 pronnnzian Lto, e Ce m rea.,» a ,ne ^ ».
S* TE, dubilo ebe , ingannino. Poicbe Cf è una voce ^ Mjd« .£$,' imo „. il movimenlc .. ,,«.0
fi' SA*JST K& I&SSEg ri ,TK ^ ^S5fe«
accolgo volentieri la sua op.nione^ _. Vocabolario contro d. essa , ed l jo la g g & 1; Slavi co l
in Diodarko. E voce non compresa nei v , Questa idea del gettate e» balcbaka
à\ Tsapoli ma usata dall' Akio.to. Il Y*J&ìl&™jJ£ ve<h> baciti , onde bacan ^Wo^l'f^^ouo to back
Dadi Slavi o sia dagl' lllirn che ci sono , si v » avcya pensato a questa raai , chiare ind.ca pm
e poi alla voce «/ice io mi ™*™*J^ J5 la parola a' radicai, d. qu ella ^.^«^ j^oma , e mj#«/e/» in la.ino ■&*, mcis del senso medesimo. Ma dipoi p ^che '° < ad e spri nere la medesima .He.; Ab,
elice venne obbliata. . . , , plla s;a belgico son desinati aa espr i bro poi che venisse
Ì,rk^ ^r^»' -^fSi e' 5S^BJt»T-^ ^oei .a„ corteggio alla 'e 'dimenili, non taee il Sossio uittoe . P a ,a e r mia / eumologica. ,„, ui e?co,.a„/e„
S£sr Sffhit ^y^" =- " c h-s -?&è5fe^xK' rissar sJ^a^Stì £ "5es* ' - J! """""
la seueiiui ^^s-;., su'colh nrospcu i elee, & . , sla
./ex , kicm. uc -■;•-- v , sia naturale e verismi,., , m-« ^ . 0 dL maggiore
n sassone antico hd eco vai mologiche , le quali io t-y .
ty seueun •«"«•"-• -—.--—-. . ■-•iij TUOsnci i 1 elee, lia Je ,lBuu\ . D , l'isofonia comune,
tiuefca del colle: e s. sa come ni su colli prosperi importanza, e che posta 1 «01° dj
4u,-rc,a .,_..,:.„. „,l, ai*ia con la quercia. 1 debba ceder ma. emp re a quel »
,u vj» "--no la radice me^
,r a d Icolle: e si sa come in sudili prosperi 1 ■«", - ^ - è d p0sl9 1 jsoton- ^ ■-, ^^ .
? quanta simigliane ella abbia con 1. 'V™* Yoca. .africa debba ceder rma. > mp e a ^u ^ ^^ ^
1 ,2. Gokgozzule. Non a etimologia in questo ^. ^ ragl01iai ne miei funcipn
«^ nmn.lfl.
(,) Mekiisu Voi. III. pag, 94^ in line. Qv.) lbid. pag. 1019 colf'-
* *
^•é-'
<-n (i): c non potrei, n parai mio, ragionarne a bastanza. V. .itliò ampia e svariala è la generazione da' troni : <• nel confrontarli , e nel vederti quali siero i più prossimi, v'o tempre luogo ad incertezze, a pentimenti, a discordie. L'u- nità del senso proprio è per contrario uà punto fisso , b <ui 1 ingegno attenendosi, può facilmente porsi inquiète: <• cos\ l'edilìzio etimologico può acquistar consistenza e fer- mezza.
_ 3. Amalgama. In questa voce ò seguita 1' opinione co- mune, che la trae dal greco Imma insieme, e da gameo io ammoglio.
Se troppo ardilo è questo tropo, egli è bene il riflet- tere che più strani d' assai ne offre l'antica chimica. La sola scuola di Paracelso ne à millanta di più assurdi. D'altra parte sposar la voce al suo// della lira è frase usata da'poeti, e che per esser più gentile non è meno metaforica dell'amal- gama de' chimici.
» Trovo nell'ebraico (dice l'egregio signor Monti) ma- » hai mischiò, n/aseg mischiare, maholgamain mixtum ex » aqua. (a) » A questo ingegnoso pensamento si oppongon due dubbi! ].° L'amalgama non è un mixtunì ex aqua , ma una combinazion del metallo co'l mercurio. 2.° Multai in senso di mischiare, onde mahul, mischialo, si Irova ap- pena una volta nella Sacra Scrittura: ed è in Isaia ì.v. 22. Aon sembra molto verisimile che a parola sì poco usata siensi volti coloro che àn foggiata la voce amalgama.
Se quest' ultima osservazione non facesse resistenza, si potrebbe trar Ja voce da mahul mischiato, e da ghuamad stare. Così in vece delle tre parole mahul ghuai majlm se ne adoprerebbero due : e ne sorgerebbe un concetto che per esser più generico abbraccerebbe quello di amalgama. Altre etimologie à il Libano de ignis natura cap. 3o; ma non le trovo migliori che le finora discusse.
» Malga dicono i montanari di questa provincia (così » prosegue il signor Monti) a moltitudine confusa di bovini » od anche di persone» Appunto in arabo almegma signi- fica l'afflusso, il concorso, Ja congrega: e meglis vai an- che congrega o riunione. Ma non par che malga ed amalga- ma abbian comune l'origine, né il signor Monti il pretende. - à. Aspa. O' data a questa voce un' origine setten- trionale , e non senza molta ragione. Poiché trovo nello Messo senso haspel in teutonico ed in tedesco , Iiasper in
mi le origine e lignificazione par limile. In Inglen de/! /fi- fa, .'■ ti, tool ridere, burlare. In tedesco narran vai l»n. ■. giare , scherzare da «arr insemalo, Per terze è man ili tu 1 affinità di badalucco e balocco : né ahi, no Ignora .he
balocco à fra «li altri suoi sensi quel di balordo r, baggeo. I olici aggiungere che in molte lingue si trovai! forte Uga- l<% UJ idee ili fanciullo e di beiSO. Cosi appo noi fanciul- faggiiù, appo gì' inglesi baby-tl/i/igs voglion din- baje, to- se mette, cose rndegne d'uono adulto*. Anzi il l'ui.u-.r net- tamente ricava babbeo dal celtico bob fanciullo. Per quar- to mal si direbbe che badaluccasse colui , il quale a tem- ilo ed a luogo s'intrattenesse piacevolmente , come i savii pur fanno: ma ben si dice che badalucchi colui che facen- do fialide ad occupazioni più gravi, e dipartendosi in al- cun modo dalla serietà conveniente alla sua età ed al Jtttì stalo , logora il tempo in ischerzi. Ed egli allora dà pro- va di vera balordaggine. Per quinto se un tal uomo ope- rasse in tal guisa senza strepito alcuno; se mentre, per c- sempio , egli avesse a discutere una grave quislione , si sollazzasse in silenzio a tirar linee su la carta; non sareb- be men vero eh' egli badaluccasse. Per conseguente non lo strepito., ma sì bene il poco senno entra naturalmente neJ- 1 idea di badaluccare.
Ma in badaluccare sta tutto l'illirico budalica che vale scioccherello. Allorché dunque ò recala questa origine sla- va, io ò seguila ad un tempo e l'indicazion dell'idea e l'in- dicazione del suono. Io ò pur anche ravvicinato il concet- to di divertirsi a quello di divertire i fanciulli : percioc- ché 1' una e l'altra cosa non son che modi di folleggiare. Di badaluccare in senso di scaramucciare io non ò data l'origine. Ma sembra ch'ella sia non il celtico baed-
da, come scrive il Bullet, ma batalla che in basco, o ba- toli che in gallese significa battaglia, e la desinenza in ic, che siccome 1J altra in ed volta in et da' Francesi , è se- gno diminutivo. Ne' mezzi tempi i nostri, antichi ne for- marmi bada/atìus in senso di scaramuccia; e cotesto bada- latius e quel nostro badalucco voglion dunque indicare un piccolo combattimento , e quasi una battaglietta.
Acutamente il sig. Monti: nella parola badaluccare rav- visa tre sensi : 1. intrattenere i bamboli con qualche tra- stullo; 2. intrattenersi di persone che si sollazzano e fan- no schiamazzo; 3. intrattenere un esercito, allenandolo con
ÌTmcT jESS ' SeTdA Ìl BAwY ' v.has.Pe> secondo il l.eggTerT^^aTnuccèrQuitfedi^egli Sgradisce"? opinion del
coserà' nrZ 1 ^ ' ** ha*P •'" W$*x' QuCSte VIu.nt nt , che desume la voce dall' italiano bada e dal
cose gu provano che Ja voce in proposito esisteva in Eu- --J
ropa assai prima che gli Arabi invadesser Ja Sp. gna. Nel
mio ragionamento su Ja scienza etimologica io venni an- cora osservando le numerose derivazioni dell'olandese haspel: e non lieve argomento esse in vero forniscono delEanti- chilà di tal vocabolo in quell' idioma.
A ciò si aggiunga che il MeninsIu , il quale à scru- polosamente raccolte tutte le voci della lingua parlata da- gli Arabi, e quelle pure della persiana e della turca, tra- duce il latino girgil/us che appunto vai aspaTcon Je pa- role ciqryq, Ciardi, dare ha , leleve, lelab, l ulule. Né à verun vocabolo somiglievole ad aspa.
Scrissi all'egregio signor Monti aver gliArabi asbln sen- so di avvolgere. Convengo che da asb può facilmente trarsi aspa co J mezzo di un tropo. Ma non convengo che un tropo debba mettersi in uso , allorché assi una radice nel senso suo proprio.
lo risponderei il medesimo a chi volesse obiettarmi che osebon appo il Gollio vai venditore di bambagia filata o di gomitoli di filo.
5. Badaluccare. E1 spiegato nel nostro dizionario per halordamente trastullarsi Indugiando. Avrebbe amato il sig Monti che a luogo dejla balordaggine si fosse introdotto lo schiamazzo A me sembra per altro che la definizione stia pene, lo.cbem primo Juogo Ja molta simigliane de'suoni in incJina ad ammettere una sorla di parentela fra bada- luccare e badalone. Per secondo non solo nel nostro idio- ma ma pur negli stranie*! trovo spesso associate le idee tei poco senno e del divertimento. Così appo noi folleg- giare vai qualche volta scherzare. In francese folàtrer à si-
(i) Part. I. sez. 2. cap. 16. nura. 1.
(a) Mahul mixlus , ghual ex, e mujim aqua.
tedesco lochen allettare.
Senza ripetere che lo schiamazzo non entra nell'essen- za del badaluccare, non parmi vero che 1' allettamento en- tri in quella della scaramuccia. Il più delle volte si ac- cendono i piccioli combattimenti per molestare o per di- fendere i trasporti de' viveri , per proteggere o impedire i lavori militari, per addestrare i soldati con parziali espe- rimenti a pericolosi e maggiori , per intrattenere nella ri- tirata un inimico che insegue, e che senza suo allenamen- to , ed anzi a ritroso è costretto a ritardare la velocità del- la marcia. Sopra tutto quell'innesto d'italiano e di tede- sco mi sembra tal cosa , che non senza una necessità ben viva e parlante si potrebbe tollerarla.
6. Banda. Dal Intedesco bande io trassi questa voce : e può bande esser sorto da band vincolo, legame. Poiché le- ga e confederazione voglion dire il medesimo: e similmen- te da bann vincolo i Gallesi anno bannal in senso di truppa.
Band , bandi , bant e bend son voci die si trovano in fiammingo, in inglese, in islandese, in mitico, in goti- co , in teutonico , in sassone antico: e dal settentrione al- l'oriente s' incontran suoni assai simili per esprimere il vin- colo, il nodo, il legame. Perciocché anco i Persiani An- no bend per nodo, cingolo, fune, e-òenden per legare.
In brettone trovasi bandenn in senso di truppa: buid- heann in gallese: banda in ispagnuolo: bande in francese 1 Gallesi chiamano bandai/' un confederato , un membro della comunione presbiteriana.
Or antichissima in Italia è la dominazione de'Celti: e le sue relazioni con la Germania prece de f ter di molto le invasioni degli Arabi. Non credo adunque co'l Peykon che noi dobbiamo a costoro il vocabolo banda, sia in modo di- a co'l mezzo degli Spagnuoli. Credo anzi che tal una di quelle che ne' tempi più remoli àn dovu-
■v
retto, si voce sia
, i ; >**»» . nostri svi abbian forse fatto chiap- una compagna , «^ chiappola ciò che si tronce
'.ni-, una truppa, uno siu».« , • ns0 di scartare , cioè ui » <-,- -
SdSffffi*- *" '• ,e.reBi» si.no- Me—o,- dirsi' cldapp»!. ci. A. - ™-^ • *•
rcbl.e apposta I» '*'„,, il brucare non e rodere , ■la"??°„„»i0 .8knoo i Francesi coupon avai
n.ordo.iorodo Ma^eamen ai , „ambo. per »»».»",' an ; persiani empi
scindere , ben «™--»-. ^o e re l^ntile: e potè indi
n senso di scartare , cioè ai n«u ò
*-"'--l« - <-^e Sì lronCil-'- L'° 't.nare/^0.
■Uliin ,; ^r''L U'"J\"" '" p, mucine al'inelcsi anno io cinp pei .minuzzare, e cg ipw» i brucare non è rodere , ..L allineine gì * g.c w,.„nrpSi coupon avanzo di stona
te> Che se vuoisi poi liane U la fu delta coj«eftjcA€ q d. ^ cappuCc,o comu-
ò ragion di dissentire. . • MoNTI tarro epidemico, cW«« deva specialmente la testa,
&8 Carica , Carro , Caracc a. L eSre«10 | e voce nemenle detto cogueluche, P™na .'^dicalo malore ob- riflette , clTe giusta il" commentari d£* *«j££* u Du U dor80 e le spalle. Min &« * ^ ^ ,_
'propria de' Galli o Germani, eh ;«*««»» J c 1q bligando a.copurs, con si ^ ^ed una delle ni0Ue
? JU,è quasi om« carn; e che.ndi pu ^ .y nome. p f*^ e J manteUala l'ignoranza delle
BDUolo carraca. ■ di earro . cerlo è con cui non P^^d$.flllrii anno lascaly , ed « ;Per-
b Ma qualunque sia 1 origine r^m°ia, de'Latini, origini vere. \ u effetto gì ■ l"" . { &reci Ae/yscw» e
che questi voce prossimamente deriva dal carrum ^S. ^ m se di tosse ^P. ^ . ^ Q
Ciò ò detto nel Vocabolario. ■ fa a picci0la tosse secca. «« -Q, , io francese, .
Quanto a caricare, b pur nota lo eh e dal lai. JJ . cosa alcuna de£ capp mer|.
baiolmc^e , e questo da «£« «^ 8 fe a ££*** Poiché, nel gruppo delle
Checché sia in fine dell e»moiofe v & ^ fereriZa sulle aUre ia assorbisse la pri-
mrraca certo è che questa e la vera ladiee ae consonanti era in regola che la se Coccolina an
£££.'No» altro ò scritto nel Vocabolari^ ^ ^^^ ^ ; e ^ venisse dóppia taccafy^ ^ ^ ^
j|^^?SÌ^ S*^^ Vive in no
spa,,?uotoramoefa: e questo e un din ,nu, ,»o a, ghv no» solo v »e tnttor , J ^ ^ n(>._
ao tempo il senso e d, carro e d nave. S scorgo ad ^ tómOTfó V^'Tl,, comTtaH?nd» la tosse, abbia
che gli Spagnoli 7*«r£»£-« da loro non veggo in aleno modo, come. . o „
per appararne carrrSefa ; e che.in°'P™"evn'°' boi0 Quando potuto formar!.: polche Ita un o Tece di vedere
furono in grado di trasme lerc, un l»l« '««b<£ ^,S .. pochissima o oessona s.tn.gl *-™ e„ r^^ io èS- 'anche lo avessero io «»f "^0^0 tao,. ,Hre voef , ?be dal greco btó^ ^'fe %X cJyo io t,s- eio: por sarebbe naturale che siccome .ai |a 1[)Ke „ caccio oa.n lrasp04iaioBe di
V..U avesser trasmessa alla pros » ^JtSi »"- sisco : indi chelfscw» '«^««óio» *n tocatt- e ooi
ibi,,* che ne fodero f^'ì""*, KSe sfam privi, lettere gP Uhm an «»B«l^f0 coccor,oa.
°° V^vo&ò' uat^rUaooc^oaftospagnuolo^oo quindi , da tee* 1^*^, cavai ,-^»«=J| »
?5/Lfe «^a^^H srS&a^^e£^ - ==S ^;'=^^=/„x,in-sP, s^maa^^L^feft
«""t la fede del Vsvao» »..^««|WS^ ^de^co'i^or^ a npi^a «« ; , <° .P«™^ fi ^^SSSf^^^SgSrt il ^ha^mne^e^^^é;
xà^Sólo àe obir^'sigjtì «. ^t°f:^%-: " vi ròvt 5 fe , ^
-iS^rd^^Sbetp^^cbe^^^^^
..ronunz.ano ceie/ , vale anche fune ; ed e da Miabal e%o na ^ aS d, dp n0 pose v0(.abolo
">g<"Mara .caraffa. Non può dì leggieri supporti che l'io yen ore .iella voce fiasco aia ito S riunire1 due suoni , . qua»! ad un ti. press,, ugnificavan Jo «esso: e che uè ab- b.a così latto capricciosamente un composto, il .male va- glia urna-caraffa , ovvero caraffa-secchia
A.ì SÌ?l!*lOMeIwÌOne 8u"i8le> qualunque sia l'origine del vocabolo phiale.
>< i.j. Fuì ita. 11 Mvvans giudica esser questa voce dal- .. I arabo r^/v/tó, di cui non (spiega il significalo. Lo Skw- » NMW e il Sommerò ne' loro lessici diconla voce angio- li, sassone. Al. l'i laceri vano dal Ialino >r^«,e che tra >• gli al»i significati à (|uc-llo di galleggiare, la quale cir- ». costanza per la troppa sua generalità non può essere ac- » concio nome a significare moltitudine di navi da euer- » ra. I signor Boaasm V ufmta da me rammentatogli >• non lo trovo registrato ne' lessici del Gollio e del Ca- » st,:,,v, ma invece trovò vefret moltitudine', copia.
2S1* k radlCe ,ddl* l>aioìa> c l'vfruta, benché non >' registrato , ponno bene aver udito dagli Arabi eli Sna- » gnuoli ; un'anali vissero commisti tanto tempo. Ed è L » g.onevole che essi o gl> Inglesi abbian questa voce im- .» parata dagli Arabi, anzi che da'Sassoni popolo medi.er- » ranco. La radice sass. fleotan è la stessa con la latina >> Cosi osserva il signor Monti con molto ingegno e dottrina
Io per altro cava, fiotta non dal sassone>oAw volare fuggire, ma a,u, da fiata , che precisamente vai flotta'
Aon possono . Sassoni esser detti un popolo mediter- raneo : poiché uno de' lati del loro paese /dalla parte del settentrione, confinava co '1 Baltico
VII
U*fr*t ovufur degli Arabi vai moltitudine, folla, calca. L afona ou ovvero oforaton del Gollio, che il fife! nw senye uiuret^X turba, confusione : e 'questa voce e radice non g,a ^flotta , ma di frotta. Parvi all'acuto signor Mokti e parve a ragione che troppo indeterminata e I idea del flutluare. Or anche più indeterminata non è fo.se 1 idea d. una moltitudine qualunque? E davvan- taggio una voce eh' è destinata ed esprimere una moltitu- aneenavi?°rÌmU' P°Uebbe eI,a naturalmente applicarsi
Spesso 1' accademia spagnuola avverte i lettori del- 1 origine araba, ove alcuna ne incontra nel corso del vo- cabolario. Ma nulla di simile ella osserva su la vocerà.
Finalmente .1 vedere che siccome i Francesi , cosi Itttl an.n°^f > che «li Svedesi ànnoyW, che gli Olandesi anno vloot , e che gì' Inglesi anno fleèt nel
ZSSZET' SemP,e PÌÙ -^*'^ ^^origine .rMo^r001"'0- " È da,rarabo- May^M » Così il si-
comeC.°lUM?vrranè *'* dÌ ^^ voce > cl,e "on «> come ,1 Matans abbia potuto spacciarla di origine araba.
Ma ben comodo e .1 metodo di questo etimologo: percioc
n aSnte1^ ale Tu T^ ^* CÌ "nvilind'termt a sia et tvLh de,JeJ ln8ue P'" copiose del mondo: e lascia che frughiamo i dizionarii immensi di essa per rin- venirvi alcuna cosa la quale faccia al propos lo.P colino cn? G "Ti t" §1Ì Arabi «»»l»ssegSano il fran- gono eLITI n fU'rf ° turm* il 1liale a »»'1'^- peò nè{ 71 l ,0,oIl"8ua n°" vai' altro che euro-
TJZTuSiS? mGllvo avrebber àa*'^° ^°
coline "non Tft " ^T" ^T* dìe i! '>on'c Ji f«*- Son deTlel^iri: Hi 'ft^*' ^ «« considera- de' cacciatori^ 'c^J^^J^'rnno'c: PS1*1
un mndn ,„ i, •. . . b uel1 an"0. Ciò e scritto in
un modo anche p,u positivo nella Enciclopedia Perchè ab bandoneremmo un' orieine rn<1 »*. UKU fa ; i tiene ali-
stata ? oiiguie com naturale e cosi bene alte-
Dopc^ver ^Z^^J^ *&• i^num.
Se poi jasminum derivi dal Persiano o A«\v v da qual che si BÌa, a, P* "«no .c da 11 arabo o
6 uic, e quislione che riguarda eia 1' i't., .;..„„ °
ii * , . — .,-— "■"" '«'genie; e cruislit 1 el,n,ologIsla latino e non già l'italiano
Certo e per altro eh* il gelsouuno è ^^
ni ai
abo
v e .h ì 'tir r,v"wf-m ,,ei ",c,iesirno s*^ •■»
vaie ine io stia , lasciami stare
all'Fuloni 2v ,,alUralC Che>?«^'« d'Auso dalla Penìa a .Europa abbia acquetato nel Lazio il suono di >w„/. num Se poi Siasi posato immediatamente fra noi o per
che ri ilrtr dd C naZÌO,,Ì «ettentrionali non 6 co a clic si possa di leggieri statuire.
17. Gioi.no La più antica sentenza su l'etimoloeia di questa voce è che sia sorla da diumu.n, agge ivo Zcafo
Snhtr" ' ,n° a d'r sic'»-» «"a simile origine.
nell'EnSnn^^ T? S5 CSp,esse 1,uom dotl^ CI>« •*«• nell Enciclopédia V articolo etymologie
no darvenlSOrSC ahra ""^ che ricavò il nostro gior-
rl che SyKw ".fi qUeS-° da Z0/7"' gei,ilivo di 2- ra« elle in Illirico vai mattutino
che MW ;,miireSS1'0r,e al m|'3 «"^o fece in fine il vedere che , lurch, anno ^„ „el senso stesso di giorno- che
ne«! uVim m" „' "ff nd,° S,CSS° ^ -fé e che In ae'Peisiaifi ' *"*■ noa è aUr0 dle l[ S^nc
nateSneel"no .'"'V*?'? C°Se' ,e ^ ìmPn"™« 0 accen- nale nel nostro Vocabolario. Acutamente il signor Mos-ri raggiunge ora" una nuova : ed è che giorno derivi dal- 1 ebraico 707» g.orno, e da or luce.
babil^T 'af ? I1" Ve'°. Cbe inScS"0^ assai pih che pro- babile e quest'ultima origine. Poiché il vocabolo^, espri- mendo g,a .1 g.orno , ioMo ciò che gli si aeeinnee non
t^odan'8^'10 dai,e .°C1COnen" <le^ *3Si Sa'p iZ
Tifoni ì Stna del d0U° eliraol°go- » pòi molta è 1 isolon;a ira jomor e giorno.
^,-fi^,VVan,ag8̰ H S°ra" deSllUli™ né pur giorno si-
men.o .' ri"" Cp,r° C',e eSPHme ;1 S1,° incomincia- metito,e che abbisogna d, un nome,al quale possa appigliarsi. i\on ne abbisogna il turco giun: e più ancora che 701» or e pm che diurnum è simile a giorno. Ma V epoca del nascimento di ques.a nostra parola può far sorger de' dubbi che troppo lungo sarebbe esporre e discutere. D'altra parte non moli saran paghi di ammettere che noi dobbiamo a que barbar, un nome de' più gentili della nostra favella, e che indica una delle più belle produzioni dell'onnipotenza creatrice Lasco adunque a' lettori la libertà della scella. lM- Y^mUJQ^xa^ain_moJta pprapiVari» lw0/1;»f;Tnr Monti che greppo non a il senso di cigliaTedifossa, come il Boti scriveva, ma di rupe scoscesa, di luogo erto e sel- vaggio di monte sparso di balze. Ad entrambi questi sensi par che sia adattato 1' illirico greòen che vai rupe aspra ed anche sepgho, secca. Stima nondimeno il signor Monti che si abbia a preferirgli il Iaùuo crepido. °
Osserva m vero che crepido non istà per luogo mon- tuoso, erto selvaggio e sparso di balze; ma che può trarsi a questa .dea per facile traslalo. In ciò dunque non può mettersi al di sopra di greòen che significa rupe , e che può indicare ogni luogo, in cui rupi si trovino. Né si tro- vano più facilmente che nell'erta de' monti.
Rileva .1 dotto oppositore con assai maestria lutti i passi di Dante., ne' quali greppo* veramente sia in senso di ru- pe : e si parla in essi di balzi , e si parla di scogli, che son tutu compresi nel vocabolo greòen.
Ma crepido -, die' egli, vai pure sommila di terra, ci- gliare di fossa: ed in questo senso il Buti spiega il vocabolo greppo. Non monta, s'è vero, siccome egli ben dice,- che greppo realmente non à questo senso : e se questo è no- talo dagli accademici della Crusca, l'è su la fede del Buri, e non su 1' autorità degli esempii, i quali dicon tult' altio. Come gl'Illirii anno greòen per iscoglio, rupe aspra, cosi 1 Francesi anno croupe per giogo, vetta di monte. Eb- bero 1 Sassoni croppa nel significato di sommità, di parte più alta di una cosa qualunque: e da essi ora gl'Inglesi ritengono crop in questo senso medesimo. Anche il celtico crapal o crióel , secondo insegna il 'Bùxlet , valse cima, sommità : e crap in gallese vai pur ora collina. Non v'è apparenza che alcuno di questi vocaboli, i qnaìi per suono e per idea son tanto simili a greppo, sia, derivato dal Ialino.
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Vili
f ,, U mi ola erep«&, certo è che nel comune n s' incontrano negf idiomi
calore allo sdegno è de' piti ,ra delle voci mollo simili a
,m > ». ,. s> incontrano ned Kiiturd settentrionali di Europa
L'osserva il Bcixet. ■ Tinn -UM8-ohunMPla ancora ben simile a /«tee. Finalmente
X,*cea dunque ii^ nel "edcsimo^ns.
„ c non già dumetum. Da ■£■*"£ MapulUonon si accor- ^^^L, vSf^^ima che lo S« Q.cL per làvaB^T
„ volle derivar questa voce il ^^L** ilaliana. » voce a.»»S8f^,a^e ^T^mollalo dall' acqua. Ma » da ,1 ^<-to d, ques e ^^^ rt ,1, signor ed e i cel uco ^ UWJPJ ^ vu&l
iq. GmuMU. JNon stiva > b r quirltare. A da si latto terreno u divalla da Ila cima del mon-
TMosri che questa voce Privasse JM 1.UJ ° JT^ dl dire una massa di neve che «**»»* , ^
me pareva che gridare non ta g* "«a ^^ le de S^^X^he vale L latino io cado, scor-
queff amica parola; e che in es a. ta mw fo ^ yo. p 0 lt vocabolo Za^r |e ^ . f ^
an,i G ed R fosse ^jS^TcaNtoiaW» ro.' sdraCCl°^:^?Ji anle Scferiiì a kòare che si- ce Per verità in antico bretlo ne assi ci ie , j -do „„ sono appigliato: e 1 o a nel e ' Pre . „ Lahes presso
t grido: ed in I^^^^^^JM^ »?**«* ^ l*»g £*J<S£ a -ap ^^hnnto diterra: e? però e ^^dar,_lndi c^ -^ e c?^he^g \V&?ti? tlSe propria. Può trovacela
•,Y/o -troppo di lontano si prende ia m^u- - --- ■-- , . ^ Q h alben vcrwggi»»^
on'si 3e anche più di «j^^J* S^l V occhio ,e non *■ «^g» -JJ^ft
del cuore ed il grillar de cerve o ^ ,g,ne comune co ^ C^ °ia „,„, „^
de' Tede h ? ovve o la parola «n*o già bella e formata ; «^ «ÌSfcì £è pCr quanto io^i sappia potrebbe ai-
ìr01tÌi!TA^ furore : e rf*. in questo senso v.en da ^«^ ^^ ^ , ; ^ .11 -c.o. g, na
tei calore. o . poidiè libeccio e ^ fwwfc chi !>"« v«deic uo^i».
Assai Lene acceruta mi sembra questa or.gme. i oiu.c
I.Y
perchè
II dizionario dioa , essersi chiamato libeccio spna dalla Libia, l'armi che abbia ragione,
.•;. Luu-o.Rli ricorda l'egregio signor Monti che secondo Io Scauobbo, il Mavans, il Iìoo.aht ed altri, questa voei deriva dai! arabo aiiaud che vale il medesimo Io
Ao . S,: /J \ , rs'ri Uva ,; ""•'•' paradiso; il cardo di »!• voae stoft ofteid?! d ?"■ ^T^ »' ^a' di .Sao Cri- .non nego ou-sit « Bn'r",,; ] a,'l,,a d«"' Angelo ne. che m arabo «rf signifaca A«m, ed e/ ud ,1 liuto. So pur. tanza eh! °" i—0",' "" ',;"'v''" ,li '"- Sra™ '«por- che .lord,, anno laut o Lnvut nel senso medesimo. cui acero ;, £CP,fi?a' *d «se l'ebraico misciara pasta , il Ma so mir mie o. a ,1.,. ; „,.,.,. i; : • .. . , . "' aiclescilivo mi ai»» HI*. .1 . '
Ma so pur (niello, a ehe i grandi uomini allega signor Mon,i non posero il pensiero. So Che il limo dicesi in lasco lauda o lauta, in islavo teut, in tedesco /«//A; in •svedese foto, in olandese Art, in inglese ed in francese/^ Avranno lame nazioni e sì ampiamente diffuse nel set
a maccherone.
avrebbe dati
a una voce non puco simile
h ^.^T^^^S^S^ voce il prner del Mu- Sl, Mi ',': ',,,1;'1!1 J»l «edesco manhel. V e«reeio
signor Mon
venzalP «»«* / ■"'-«««* , m russo nundel , in pra-
* color brìi- dere cL T/nfrT Va8l'°n0 P"r ■"*»*■.* difficile il ere- delia prima, abbia il no l l l6 ^S'00'' hl CUÌ SUOnao 1uesle ]hW, rMoiltfa SiiJ i^ "0_bt,0,la,tmo. comunicala la voce : ed il erunnó
Io aveva ancora in pronto il gallese luchair . lanterna questa radice mi parve men determinata de,,,,, ,,,„„. ,bh- -,
Cormen meco su tale origine il eh. signor Monti. Ma delie lini / a,rt '* v"te = «• '1 gruppo
stima che ligurmo, nome lombaido dei medesimo augello refi l Jfl tLe S| lr0Ya costantemente in tutte le ea-
pro venga da lgr hgyros stridulo, sonoro. Senza dissimu-' [ alonTm^ °^ raenzionale; Pr°va che la N non sorga lare, che loia gh argomenti di analogia, questa etimolo- "Je I lo ^ * cor.ruzi°ne del G , ma che forma *£ già mi parrebbe assai ben pensata e per luearino è per li P w ° sclìema P"mmvo.
ricolta nell' an.met.er* oh, A.,a „* ... . Wo" de.e Poi credersi che il mandorlo sia pianta che
sciai se irr5; mer,d,on,a.,i 5 e ch* non sia siato cono- III ",",er «e™ d, essi in Germania. Perciocché
<§W7«o; trovo difficoltà nell' ammettere che due voci tanto simili di un medesimo oggetto abbiano origini diverse
,.;k~ a ìrijj- . -— «,»« un ciuo ui oeati , un
V „ ì**1 lddV, n°" e dunclue arbltraria , ma è necessitata dalla torma della voce medesima. Q ' "'
e ragguardevoli scrittori , su le cu. .„..,„. ,.,.,„ 1Jl((,
Due cose il s.gnor Monti mi oppone, i. che questa ra- dice pecca i di troppa generalità; 2. che non si tratta di ci- bo si i eccellente , che meriti il nome di divino.
Ei si fa dunque a cavar questa voce dal greco macron lungo, cui bisogna supplire brama esca.
Ora in primo luogo la qualità di esca lunga, può con
1 1 l'P anrnr occo o umili ^^.«™^#»: _ • . ■> . ^
binaria , ma è necessitata i;na„0 | j- W e m veder queUa de' ma
Quindi è adottata da molti L'nSuad°ca e d. Provenza ei n' ebbe* sorpresa, t*
ni orme ò marciato. „ jaf,V ac}neo- acri ve _.sii__atnesia_ voce il signor li
oppone,!, che questa ra- ?ir °*^'/"tó «W Péy/u,*. Questa v
)
MoNTr: )»
- Puf- venir «ed^T^ pC^JZ de?
f io, da scapto scavare.
mi 'SO&fi***'* <Ìbe/orse è sfitto per errore tipografico
^TrorTr°,fh A,rabÌ neI Sens° di tavola d. n°ave.LÓ ■-,---■ o v.,. «„„■ uumu, accusata tra W^/f i ^ colonn,a «186. Molta è la somiglianza di t.oppa generalità Per contrario il cibo degl' Iddii non Ill'fTf7 C SClllf^ : ma l idee corrispondenti all' uno ed e e non può essere che alcuno de'cibi, il quale sia tenuto II * ,° non.1son le medesime: vi è bisogno di un tropo n grandissimo conio. Né presso i Napolitani ve n' à ai «VnSw6 tf tedes(>0 5^^ed il nostro schifo son cotanto t o, il quale sia più stimato e più conforme al lor gusto ™!£ G pe,r SC"S0 e Per suono . th'essi pajon vera-
che si fatti maccheroni. Sono il cibo delle loro feste la menl^.una ParoIa medesima. P J
ncreaz.one delle lor fatiche, il pretesto più ordinario d'in- arriv^ Pn» f SJ'a vocabo,° di orIg'ne germanica e non enul*-rj110' ll-S°feUo di mille l'aslati, di m,Ue " Ipmènti J1?6'^0 F"™** in ispLial.à con duo e nulle idioUsm, , co che ,n somma oltre al pane eglino H f £" p,'m° è ,J uumero meraviglioso delle voti
, 1. . — A ~."w ucjic 1010 xesie , la
ricreazione delle lor fatiche, il pretesto più ordinario d'i„-
1 a convito, il soggetto di mille traslati, di m.lle . • « «
idiotismi , ciò che in somma oltre al pane eglino \,°0^ex\U- n Pr"»o è il uumero ;rano con la più viva premura. r & f.%[a JlnSlia tedesca à ricavate da schiff: il vocabolario
er secondo e nel loro frasario quel dir di Dio ogni nòta chi 1' d?P°, aver.ne inseiite al di sopra di cento ,
Suolo ìH63^81-' SqU'Slta-: e P*ri°>ente dios in ispa- ^S/F ! ì • * ^ !wmo*i»j Je q113^ ve"S°n da
gnuolo a dice di ogni cosa, cui si è fortemente attaccato ! I'' ■ Cj traduzi0"e per brevità egli tralascia Use- 1-er terzo yeggiam profuso il nome d' Iddio e de'Beali ™S •* • -Vedere come ampiamente diffuso e con piccole
per indicar delle cose assai meno imi au Yanaaaeni «1» ■«*-.!-« ./, »
Napolitani i maccheroni. Per esempio
gottes guade o sia grazia di Dio l'erba sta
CO fitti. Sei. a. Cap. 16. miro, 4 reciti, f
(0 Manuel de 1' arborate toro.
li pag. 65. Briixulles 1772.
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t,rr.
■ » «~ in Germania sioni ulteriori mi avrebbero per avventura indotta a va-
un naviglio . potata forcarsi ed aver nome m Geiman1 spiegazioni etimologiche le quali "dava for- ami che naviglio alcuno si vedesse su 1-ijPW- nendo nd colrsob del vocabolario. Scr.ssi pure al s.gnoi
Checché di ciò sia , egli è certo eh e la .nostra > che ^ ^ yari joni ave pa pronta una ta-
a due voci assolutamente distinte: scafa ? schifo. *£P , ch di va di pubblicare in hne dell opera, e che
• dello stesso "enere e del suono medesimo <<- » iaui , (. „i„„„„^ ,q; oWnh in starno degli ani, eri \capha ed il greco ac^fe; e par quind' s. queste voci a radice, del suono medesimo non deriverebbe da. qv
Se poi la parola »■ ■■, ■■ -, , -, -. ., ,, mi(nm, o.urc ;u<n. "uu.™,,, oc, -
facile il provare. Poiché antico in l^gua cel^ tica ejl V , .^ di cui mi andava occupando , edol-
cabota scafa nel senso ^v^^o^^^^f^ d ]ent0 riesame di ciò che la rapidità della ed-ziom
ser sorli e lo scaphe de'Greci e lo jon/ris de ^»«^™° ayea strappato alla penna, ò imparato a trar profitto più
pre dente De Bbosses posson vedersi le ragion ifi uhe ave pp P ^ ^ Celt, No„ neghero
per cui le lettere *c si trovano adoperate in Uni, COntro di esso mi avean forte prevenuto molti e gravi
diversi ad esprimere gli oggetti concavi, (i) etimologisti specialmente francesi. Ma dopo avere studia-
32. ScI0_cU Secondo il vocabo anoX^ v«n da di ebreo | t> ^ ^ e di s a , del paese di
cai che vale il medesimo. 11 *. «gnor Mo^i piopone m lo J ^ aver ricondotti la mia «teu-
vece il lombardo sciuc ceppo , tronco Ma osta la .«egola uà Biscaglia, della Brettagna ed ella Cor- che non comporta metafore, dove si abbia una radice, che none_M«t ^^ ^,_ r^fronlate petimoloRie che da que-
presa nel senso proprio basti al suo scopo r . .. • „u~ ^010 rtnalnnnue
,~ rlip il latino vola cne aisegnava ui i)""""^^ ■- -. — - > ' • tauro che abbia non lasciava di ricevere di giorno in giorno degli aumenU. *,apke; e par quindi sicuro ,*fte ^m ispecialta sì fatte mutazioni eran re- lice. La. seconda è dello ^ stesso _gener e e g M lj. sono resi dalla , Uera A a imo che lo schìff de' Tedeschi. E peiche Ww -^ ^ Q perc;occhè oltre alIa instru- la.quesl' ultima voce ? mì ànn0 dala deMibri di raano in mano perve- tffcqpfe; sia nata nella X recia non e 1 ^ ^.^ ^ mi a £Uggenl0 U confronto oichè antico in lingua celtica e ; il vo , d- cui mj andava occupa„do , ed ol-
^
«
piùlieto di averlo anuanuuimi», «*.~»~~~ » - . - -
destinare. le tenere ov, -u "f"' *" "" . una divinazione ideologica e quasi un istoria a priori delia
ìu fatti appo gli Arabi scechyl a per l'appunto un lai cn una fc yed ,a conform,ta de ri-
so syc/ìaf significa agire da stolto , e *****', ^"\*; lamenti di essa co '1 senso immediato , che 1 nomi de- In'peYsiano «W insipiente , ignorante "«£**££ rfldS anno specialmente nel celtico. Di queste ed altre ,ender male, «f infermo di animo. In turco. «« Jf « S io da,.ò Fando che sia un conto chiaro e preciso: e lido. In greco sceos rozzo , imperito Non ^^J ~ intanto che alcun che ne abbia detto a' lettor., per- socors, che gli etimologisti di quella ^™tn àehlo che serva di lume alle discussioni seguenti verisimilmente da se per ^a da corde Ma no, 1 deb.,0 ApQNARE, Trass^jià^ujs^vo^^
obbliare il celtico gallese siochair persona »«8^facanle ' che BpefioTrT8B«rTn«fnte^, e dal celtico dun ooITe. O di veruna importanza, qua suol essere lo _ se «eco fi y che in inglese^ vai giù: e, siccome
Dopo questa dimostrazione e .mpossi tale il •« Jew cne F yien faf ac/ che va]e
il vocabolo^ sciocco sia venuto ^ mólafo^Se «on e ho sa imo ^^ poi dal ce lieo a che spesso e
rebbe forse utile il cangiare la radice sacal nell ...!«!»" Jn ^_ „|a„„in„P. Sia direttamenK: dagl In-
più isofono a scioccc considerando che f"
sciocco in senso d ........ t . ,..,;,«, i-,«, vi-zio l-ic cretto k.> ^.«t- jl.».» '...j- •'•« -.-- - «- , , .,
si chiama ogni cosa , la quale abb.a un qualche vizio, «^ vocaboiQ ^ ma che lo abbia ricavato , corae tante al- che non sia acconcia al suo scopo. seriore tre voci, o dall' uso del suo tempo o da scrittori più an- O' pur pensato al latino se quior minore ^ri°re^ t , ^ u g fa l'egregio svantaggioso! Ma tal radice a buon diritto avrebbe potuta m*n che ^^ provenga dal latino adhumum accusarsi di esser troppo ^determinata. 5 Perciocchè questa ipotesi pone in campo un oziosa 33. Sobbarcare. Trassi abbarcare ^W^JoZJèll mui™one di lettere4 ed un tropo ozioso : mentre in vece mulo.Era quindi naturalissimo che 10 ir.«s,»oH> re ,eda 1. «^«^ ^j^ e „el sassonf aduna si trovan per in- radice medesima. Pur crede il signor Monti ch^nnanjMie « senso de],a yoce ^^e. or.gine non istia bene con l'uso che d, quel verbo fc Dan™ ed Non insisto suTidea,che alcova. oAarcova Perciocchè adoperilo nel significalo di sollopoisi a pub ^J^ ^—-^^^ . . l . ■ ...„: n^.uoca> «ntio il iroijo ui
erita afco/ nel senso medesimo. ^kcw« t>«i y* —, — ^
SrSSiS^rS «"SS -tatare ebbe mai peno- «^—IH ^^^^{sór^ i^oe^hi "alSE parte non parmi chela combinaceli ^ttfS^SK U^^W^f ^•fl^-bM-V^^^^TS^TtóftS delio pgnuolo X*« , sia per mezzo del r^cese «*. la voce ««««ym. Poiché , secondo M^JJJwSi e cove o dei tedesco a/Wz, sia derivato da una delle ^lin- gua italiana , avrebbe òn vece prodotto •£S£i*! ^ue iu anli,be, che siensi parlale in It.l.a. D . parta Lì da «^ si è formato SMG^^A^f0Ve^! fe parole arabe qM , qibab , quéi* e ****•"*££ succedere da sUÒ-cingere succingere e simil 1. Allrov; a" K be U p£YRON abbia volto il pensiero, non signi- coSio notai che in simili contingenze a seconda consonante gj*^» ^ che yolla ar , cupola , opera a volta, assorbisce la prima , e quindi v.en doppia donQ eàaltamente il concetto di «fcot;a ^ ne 34. SobbIroocar. ^«^•^S^o^S sonPmica preferibili alla radice nazionale che 10 assegnava del signor Monti, allora quando r»<
uopo ragionarne.
Capitolo IV.
Pi alcune etimologie del vocabolario che ò creduto
di dover cangiare.
8 ^ Ir k Non socomeilM-vTANsedilDaCAN.Kab- bian Pouuo cavare il vocabolo alfiere dal ' arabo el feres Puo/oà cavallo. Poiché l'andare a cavallo non include n Teiun modo il portar la bandiera. Cosi ,n persiano , còme ta arabo questa dicesi celem : e nella prima hngua come in arao u seconda firiz vai distinto, e fer
fiìas vale exaltans, nella secona / .
//Vas vale exauaus. neua ac^uu«»y — ■ ■ . / \c
su'orincipii della scienza & summo capere et tenere. Quind, nella pnma celem fi- Avvertii nel mio ragionamento su Pr,nc,P" °e". rifle5_ / etimologica che V acquisto di nuovi lumi e m ^ ^ ^^ d. qucsta scopcrta f è stala da
ne composta per leggerla nclT accademia delle sctetoe. (0 Tom. 1. nag. 239- Parigi anno ix.
o* <L| ./S^v-
V
XI
f» è lo stesso elio wxi'l/iim ktfoAflVM , oolui ohe inalbera 7. Balza. Io cavava quosla voce dal lineo balza . I„-
lo stendardo! nella seconda »lem fina vai distinto perja vale il medesimo. Apparai quindi .lai BìjTlì ■,-, venirci .Ila bandierai ed nfanfsr vai prendere e tenere la bandiera da/ Celti: e por avventura deriva da bai alto, <:<! ate tuo medesima. Ciascuna di quote radici mi sembra preferibile go. Trovai questa idea sempre pili fondata in riflettere che a .niella del Di C.\.n<;i:. il Cèltico basa vai roccia 5 che lo stesso val/à/ea iq antico
4. Ani.aiu-.. » Non da o^a>«, ma forse dall'ebrea eja> brettone ì ohe In gallese ed in irlandese /ìk# vai precipi » m'A via, /nmir/i viaggiò.» Cosìil signor Monti. Ma srop- zio; che in tedesco fòla vai rupe, che in greco p/ialos vai pò sembrami lontano il suono di queste voci da .mollo pietra la quale «'innalza dalle onde, e che infranceser- ai andare* Ne à V arabo alcune notabilmente più isofone «me , una volta detto faleaenn da <|uei di Brettagna, si-
e per senso più prossime : per esempio uinid deviare, al- gnifica spiaggia alta, roccia confinante co '1 mare. Ognun lontanarsi , undvd ovvero iindud via. Ma ancor meno di vede che la F ben di sovente cambiandosi con la lctle- (////c iiv queste voci si approssimano al significalo di an- ra B, tulle le voci sopraddette vengono in fine ad annun- dare. La sola lingua che potrebbe contrastare alla latina ziare una medesima genesi. Non parmi quindi che balza la maternità di questa voce, mi sembra la celtica. Il Bul- possa derivar da balzare: ma parmi in vece che derivi dalla llt in fatti segna il verbo and per marciare , il brettone voce che le corrisponde nell' idioma de' Celti. vnd per cammino , ed il basco andach per carro. D'altra 8. Balzana. Guarnizione o fornitura che s' interpoli..
parte presso Fusto si trova andruare nel significalo diri- verso l'estremità delle vcsTT7"rJia7)cTiérfé e T simili. Io scrissi correre. In inglese lo ivend , in sassone tvendau vagliono nel vocabolario, che questa voce per metafora parea tratta pur anche andare. In tedesco wandeln camminare, e watt- da balzana nel senso di macchia bianca de'piedi de'cavalli. ìkrn viaggiare. In queste voci settentrionali, come pur nella II sig. Monti stima da'balleus che in latino vai fascia, lamia, egli è facile riconoscere delle modificazioni di and. cintura. Ma è propriamente la fascia, con cui cingonsi i -5-Ahpito. Io traeva il verbo ardire da ardiscere, e que- fianchi; ed in ispeziallà quella a cui si appende la spa- sto dal ratino ardescere concepir del calore; di tal che il da. Non parmi adunque che renda il principale concetto non ardire di lare una cosa fosse in fine il medesimo die del vocabolo balzana. Trovo in vece adoperato da' Celli il non esser sì caldo, sì ardente da intraprenderla.Sospetla Irlandesi balta, e da quei di Galles bali, fluv.baltan, per in vece il signor Monti che la voce ardito provenga dal- orlo , lembo , margine, estremità, bordo. Parmi questa la 1 ebraico haritz violento : ed in verità questa lingua à il vera origine del nostro balzana.
vocabolo ghuantz non solo nel significato di violento, ti- 9. Barca. In brettone dicesi barcq , in gallese ed in
ranno, ma pur di Ione, robusto. Ancbe più simile ad ar- irlandese bare t in basco barca : e ben quindT~sT"ì?òTera dito e quindi preferibile a ghuaritz è il sassone heard , dal Bullet e dall' Armstrong fra le voci di sicura origi- ni inglese hard che siccome il tedesco hart, vai pure fer- ne celtica. Ciò apparisce ancor meglio dal trovarsi così ani- mo possente, violento, crudele, rigido, brusco. Ei può piamente diffusa nel globo, che ben si scorge essere stala ancbe osservarsi che l'arabo hcerdemet vuol dir perlina- propria di un antichissimo popolo , il quale abbia eserci- cia; ed hcerdun che si sdegna, che dà in escandescenza, tata una dominazione vastissima. Di fatti i Tedeschi ed i Ma tali vocinon rendono quella prontezza di animo che Danesi anno barke, gli Olandesi e gl'Inglesi bari, i Fran-
_.ique cne la parola in propc questo senso, e che possa anteporsi alla radice latina, non sito abbia avuto il suo luogo nelle lingue di Europa assai saprei ad altro rivolgermi che all'idioma de' Celli. Vedo prima che gli Arabi vi portasser le armi : né posso quindi in fatti nel Bullet hardih , hardis , e hardiz nel preciso adottare la sentenza del Peyron che pretende da costoro senso di ardito: e hardisdet , hardisder, Jiardison e hard esserci venuta tal voce, lo l'aveva già tratta dal greco nel senso di arditezza o di ardire. Indi gli Spagnuoli an antico baris. Pununzio volentieri ad una simile origine, dovuto ricavare il vocabolo ardii al presente antiquato , 10. Birrone. C/ seguila nel vocabolario l'opinione co-
ed 1 francesi -nardi: e noi dagli uni o dagli altri, se non mime ; che pensa nata questa voce per modo di antifrasi direttamente da Celti , avremo avuto ardito , ardire , ar- da v ir bonus o da perbonus. 11 eh. signor Monti eoa aimento. molto ingegno suppone che dal "tedesco brochen briciola
Al presente 1 Brettoni anno her in tutti i sensi di ar- siasi formato il francese bribe pezzo di pane; e che quindi dito. Appo 1 Gallesi arci vai alto, fiero , sublime, nobile da bribe gli Spagnuoli abbian fatto bribar o bribonear per superbo : ed ardan vale orgoglio, arroganza. In inglese to mendicare , e bribon o bribion per vagabondo , accattone. dare, in sassone antico dearran vale anche ardire. Siccome poi chi esercita sì fatto mestiere, è per lo più di
b. Bacino. » Dallo spagnuolo baciti sorta di vaso ec, mal affare ; così egli crede che bribon o bribion sia stato » essendo questa voce assai più isofona della tedesca beelcem volto all' idea di tristo , furfante.
)» eùactn, secondo il Mayans, è dall'arabo.» Ma lo spagnuolo Stima per l'opposto il Gattel che il francese bribe
bacm e vase addetto ad un uso , che la delicatezza non sia prodotto dallo spagnuolo bribar. Ciò per altro non to- permelle di esprimere. In vece il nostro bacino è un vase, di glie, che lo spagnuolo bribon, qualunque siane 1' origine, cui principalmente sogliamo avvalerci per lavar le mani abbia potuto fornire l'italiano birbone. A conferma del sa- od "viso. L in somma quel medesimo che i Tedeschi di- gace pensamento del sig. Monti ei potrebbe riflettersi, che cono becken: la qual voce rettamente il vocabolario di appo gli stessi Spagnuoli bnbonada vai nequizia, e bribo- *ranctort traduce per lavemain, lavoir. Gli Olandesi àn- mar vivere alla maniera de' dissoluti. no oeMen nel senso medesimo. Malgrado tutto ciò , non parmi punto sicuro che sia
IN e credo 10 già che bacm derivi dall' arabo. Poiché questa P origine della voce birbone. Poiché negli antichi bii 1 Spagnuoli an bacia nel senso di gran bacino di metallo monumenti , siccome nota il Bullet , si à bubii , bubones e ai terra: e bacia e voce basca , la quale par che si ap- e bobones in senso di galuppi , furfanti , bricconi , cana- te!™ d l.°.^ac ch1e valse vase »" generale. Per avven- glia : e lo Spelmann à bobones per nebulones , farci/eri. , !*„ ri T0in P°Pol° dl Eslramadura à cavato bucina e lo à pure nel senso di saccardi, bagaglioni, galuppi. Ne- Ciie vai bacino e vai tazza. gIi esempjj ch> egli cita } e paroia deli' arrivo di bobones
Mocr* h™ Veir° che 8'1 Arabi.e propriamente quei della nudi che guastarono i campi ben seminati, e di servi po- iuetea anno u vocabolo bazan che Meninski traduce la- veri ©girovaghi che diceansi bubii. O m' inganno a partito, orum aeneum, pehiS instar. Ma del pari è sicuro che ben o cotesti bobones sono i nostri birboni .• ed anno nome dal l,"l,1°" soro incursioni in Europa il bacino di- tedesco labe che vai pure briccone, furfante , libertino
mezzi tempi i Latini il dissero briba.
• *
XII
n. Bordone. Credetti che l'origine di questo nostro vocabolo fosse il ptorthos de' Greci che significa ramo. Sti- ma in vece il signor Monti su le orme dell' Ecu Aimo che la vera radice sia il bocren de' Sassoni che significa por- tare , e da cui vien bori che porta.
Di unita all' etimologia che da me venne adottata, pm altre ne rapporta Egidio Menagio. Fra esse è quella del Monachio , il quale volea che bordone ci venisse dagli A- rabi. Poiché essi chiaman berdl il papiro : e di canne di papiro i pellegrini servivansi ne' loro viaggi.
Ma le mie ultime indagini chiaramente m' insegnano , esser bordone dal celtico. Di fatti in breltone dicesi bour- dnn , in Lasco bourdoja , in vecchio francese bourde , nel dialetto-di Sainlonge Sorde. Le radici di bourdoja o borir- don stanno nel celtico gallese beir portare, e dolci mano, ovvero doni pugno : poiché con la mano o co '1 pugno si porla il bastone. È chiaro che sì fatta origine è più detcr- minata della sassone. 11 gallese à pur board in senso di asse , di tavola : ma ben diversa è la tavola da uu sem- plice bastone.
Da bourdoja e bonrdon son prevenute diverse voci, le quali spesso s' incontrano negli antichi monumenti. Tali sono burdini/s bastone; borda mazza; bordo bastone da can- tore ; burdonarìus pellegrino che porta il bordone. Matteo I'aris à ben anche bardare in senso di battere con de' ba- stoni , che gl'Inglesi , die' egli, chiamano bourdons.
12. Boria. INel Vocabolario ò cavato questa voce da lorea:. ed in "ciò ò seguito le regole della stretta analogia. Di fatti in latino venlosus vuol dir vano , superbo. In e- braico ruahh, in gallese gaoth, in persiano ruzgiarobad, in inglese wind , in ispagnuolo mento , in francese <vent, in tedesco wind anno il duplice senso di vento e vanità, o di vento e millanteria. Pur crede il signor Monti co'l professor Valentin! che questa voce sia tolta « dal celti- » co baerh prosperità , orgoglio. GÌ' Irlandesi, ei soggiun- » gè, dicono boor grandezza, orgoglio. In basco berae gon- » fio come spugna. L'antiquata nostra voce baeria ce ne » ricorda meglio 1' origine. »
In verità, baerh è spiegato dal Buixet nel senso di prosperità , e non già in quello di orgoglio.
Se berae vale in basco gonfiantesi come spugna ; non può indi cavarsi boria nel significato di orgoglio senza 1 aju- to di un tropo. Ma questo tropo è assai più. duro che quello da me supposto , allora quando io cavava boria da borea. Rimane la voce borr che il Buleet dice irlandése, e the spiega per grande, grandezza , orgoglio. Farmi questa la radice che può preferirsi alle altre. Trovo in fatti nel- 1' A.RMSTKON& il gallese antiquato borr pef inorgoglirsi , e lo rr per altiero, arrogante, superbo. Borrach e borran nella medesima lingua an pur quest' ultimo senso. E ben roto che 1' irlandese e il gallese son dialetti similissimi dell' idioma de' Celti. .a.
Anche gl'Inglesi anno boor'. ma significa villano. E questa pure una derivazione dal gallese bour che vale il medesimo. _ ,
i3. Boricco. Per cappotto di pelle o simile mi sembro così detto dallo spagnuolo barrico asino ; poiché per av- ventura si facea con la pelle di questo animale. Crede il eh. signor Monti che debba in vece cavarsi dal greco bu- ricalios che in questo senso si trova presso San Gregorio Nazianzeno.
L' sémalthea onomastica , allegando 1' autorità stessa di questo santo scrittore; spiega buricalia nel senso che su le tracce del Meursio gli dà pure lo Spelma.nn ; cioè per instrata equorum, o sia per gualdrappe. Soggiunge indi burricanicum che si trova presso Festo per indicare un modo di vestimento , e che à molta affinità col nostro bo- rierò. Perciocché sembra formato da due vocaboli celtici barr pelo , e can tutto ciò che copre , avviluppa , difen- de. Da questo can che spezialmente soleva adoperarsi nel significalo di veste, sorse il francese canie che pur di ve- ste avea senso.
Ma né pur di burrichanicum abbiamo bisogno per avel- la radice della paiola in proposito. Poiché ne insegna il
Buelet che il vocabolo ac valca pure tra' Celli ciò che co- pre o avviluppa. Quindi barr-ac già dinota una spezie di copertura , un mantello peloso , ed in somma un boricco.
14. Brezza, piccol venticello , ma freddo e crudo , è voce eh' io traeva dal greco bri particella aumentativa , e da avrizo aura frigida rigeo, io intirizzisco per l'aura fred- da. Seguentemente ò avvertilo, che siccome dagli Spagnuo- li , così pur da' Lombardi dicesi brisa : e ciò mi à richia- mata 1' idea del celtico brisim che vale il medesimo. Pur di brisim a me sembra potersi assegnare 1' origine. Poiché nell'irlandese, cui quella voce appartiene, bri vale sforzo, e sin neve: e quindi sembra che brisim sia lo sforzo della neve o sia l'impressione che fa l'aria irrigidita dalla ne- ve. In gallese brigh , ed in iscozzese bree vaglion forza , energia , effetto , natura: e sine è genitivo di sion neve. Quindi bree-sine vuol dire lo stesso che effetto della neve. Su di queste osservazioni ò creduto di concili udere che il brisa de' Lombardi e Spagnuoli , il brise de' Francesi , il breeze degl' Inglesi , ed il brezza de' Toscani abbian tutti radice nel celtico brisim.
Avea pur visto che in persiano il vocabolo bezin si- gnifica venlus flans , ventus spirans e che bez equivale al latino fla , infla. Anche in arabo ebred vuol dire freddis- simo. Ma l'idea di sì fatte parole è assai men determinata che quella di brisim. _.
Sembra al lodato signor Monti che la voce in propo- sito sia formala per onornatopea , in quanto che co'l suo sibilare esprime il fischio del gelido venticello. Ma questo fischio che appartiene a' venti impetuosi , non istà con la brezza eh' è piociol venticello. D' altra parte V origine che ò esposta di brisim , fa vedete che questa e simili parole non si sono già formate per imitazione di suono, ma anzi per ragionamento.
t* R»»^, ft definii "p1 vocabolario per, luogo sei- vaggio e scosceso: e tale ad un di presso si mostra negli esem- pii che se ne adducono. Non sembra dunque eh' ella possa, giusta 1' opinion del signor Monti , aver nome da apri- cus, che significava appo i Latini esposto a' raggi del so- le , ed esposto in maniera da polervisi sentire , come il - Vo'ssio ne insegna , un calor temperato. Perciocché sì fatte circostanze posson trovarsi riunite in una vasta e bassa pianura , senza che possa darsele qualificazione di bricca. Per contrario un luogo scosceso ed estremamente freddo nolrà dirsi una bricca senza che sia in realtà aprico. Né punto aprico sarà'un luogo imgombrato da una selva an- tica ed annosa, comecché per essere scosceso ei sia una bricca. Presso gì' Illirii brieg vai monte, collina, poggio, ri- va argine. Berigm sassone , in isvedese , in islandese , in fiammingo, b'ierg in danese, biarg in cimbrico, bergm tedesco , in tartaro , in runico anno il senso di monte; e però indicano un'idea che di molto si approssima a quella ai bricca ,' se non si confonde con essa. Forse a maggior ragione ciò potrebbe affermarsi del celtico gallese braigh parte superiore di qual si sia luogo , paese montagnoso , terre alte, parte più elevata di un paese qualunque. Ma niuna voce, io mi credo, è più simile a bricca e per senso e per suono , che il gallese ed irlandese bruach ascesa o discesa ripida , precipizio, poggio , orlo, estremità di ab cuna cosa. Che mai di fatti è un luogo scosceso e selvag- - gio , se non è. quello, cui si monta con difficolta, e da cui si scende a precipizio? Quindi 1' Armstrong- alla voce bruach cita per 1' appunto il bricca de Toscani.
Gli Ebrei anno beduq per locus Iractus ac dirutus : ma una simile voce è molto meno isofona a bncca che .1 celtico bruach. D'altra parte il bruoh de' Tedeschi rottura non potrebbe esprimer 1' idea della voce in qu.st.one che supponendosi troncato da berg bruch rottura di monte. O perciò abbandonata sì fatta radice in paragone di bruach, il quale basta a dinotare il concetto di bricca
16, Briccone. Su questa voce o seguila nel nostro vo- cabolario la sentenza d.d BTorÌtort, il quale la reputa un traslato di bricco. Ei confuta il Du Fresne che la cavava da brica o briga in significato di rissa, e di cui ora U si. gnor Monti si chiarisce seguace. ,, ,- e „**- /,».'
In realtà la voce briccone è dal vecchio francese ùm con od abricon che vai ciarlatano , seduttore ingannato- re : e bricón è poi dedotto dal eellico bncol che significa inganno. Il Bui.let accenna che bricol procede da brio spe* tie di trabocchetto da prender gli uccelli.
Anche al presente i Francesi anno iwofe nel senso
*x,xxxu
XIII
di rete per arrotata i daini ad nitri animali s ed antica- manta osi avevano il verbo aòriconer per uccellare , in- gannare. U r>n.u:.' che mi tornisce tutte queste notisie non sa trarne profitto per (scoprire l'origine dell'italiano
Onerane Ma supponendo che lai voce abbia il s««nso di
msoso; la la discender da briom che pur questo significa. • E spiegato dal vocabolario per privo di
sia. Secondo il LaN-
pelalo, o sia pri\ alo
spoglio, scusso , spoglialo di checche
>"so e l'ÀOAnrsio, vale specialmente
snudo epla, in francese tìate o oafongue. II Bottài \tort la prima orìgine di sì fatti vocaboli nel celtico cel che non solo vai Luogo nascosto, segreto', ma pur difendere, pro- teggere , e protezione e difesa.
!>•> queste «-ose può raccoglierai la ragione de' nomi , che furono imposti dagli amichi a molti poni di Europa.
I <t esempio, Cal&Ù vuol dire buon porto, dal celtico caìa porto, ed es buono. Era negli antichi tempi non lungi dal-
i— V" »..« -" r.,.,,:,1'" * 'Whoocatnra del fiume Doucrc una città che nomi. lavasi
.e e in fa, i o SS ' ""'"'V ,0I1',.1""S'— mpu A - Cale o sia porto, sieeome è notato nell'itinerario di li? reU ),,,/,,// , v , i i i ■ m m"a"ca : "Z T0N'NO- Siccomc cra P°>la su di u»' eminenza , e però di V e T,/>^ Uva ;>; , I ,nmTa U,Ua .Sp°V,,a <h TTr0 *ffi«W così'incominciossi ad edificare su'la riva -on "cnbr alt n/clu '.fu' <l-, /! EarI* «"lrove, del fiume. Questo nuovo stabilimento fu denominalo ,„„•_
fiU lo ,cl ( '„L 7 Si T2S? /r T C S,;°" *" °?/e' C0'"C aPPunI° i] "<on,c E'»a dal latino ,„£,, ,
§ cui fa menzione Fr^r, IT i ^T"? f "^ ' m°ntia ° dal1' n,:i1"' ^ *'" ^tto Mbngfbello. Di poi i
Pi a d'o "i n ezzo li su',;™' dW ° ^ k^'1- "-P'f (1'' *»*««* ^ dato a tutta la diocesi, eui c/nella %r^y\r\ \r sussl'lcuzn> «'.ogni umano soccorso, ruta presedeva: e trasferito in fine a tulio il regno il fé ^™ ^ **** Piallo. H?liil„o.fi della1 Coli ?„ rivàdel
privi di armi/jUb * e^ST^Jo d£ì£5 STcS? ^ n0m,MU ^ d^^ "^«imi dal cel- ^«llir^^ , :,^ & >*» assai chiaro ebe assai secoli prima
» loro; e sedino è oV v "ce^ i t„i tosa ThT £" ' TP deS''' A''abÌ d0V'è ^l ,n E"r°Pa ,a V°Ce » vario di tutte io cose » S 8 P " proposito : e pero non regge mica 1' opinione del Fuy-
lu quasi tutti questi esenipi,"no1n potrebbe ÓtT^T? ^ "V* "'• fostoro7,i"8ua§8io1.ne tr°va l'origine. È ben
Amffo sostituirsi bruciato, senza g^ar^l'idea che ilo l ^ Ti°, **"*! P^ dimora, alaaione, fofa porto,
dati scrittori anno inleso di esrriLrP Nnn « ■ ■ i" V''0" S,CUra delle "avl ' e Mlaa custodl ' serbò> sPinse
accettare la nuova sentenza del eh shnfnr Mn P T'"^ • l P°lt0 s dalk <TUalÌ V0C1' il GoLLI° fa «discendere ìcala
brullo e W/o dal francese , brulé ° ' "'^ 1? si§nificat0 marittimo, (i) Egli è del pari sicuro che i
Io già, seguendo il Muratori, il trassi da venda di ST ^ v^° }° *?mS° a! Port.0'. Ma uno d^H arg°" minutivo di pera bisaccia ««,1, ln f ^7 , mentl> a 1uah Puo discernersi 1' origine celtica di un dato
preciso significato T^Ù^iy^J^^!^1^ vocabolo , è il vederlo diffuso perette quelle regioni,
re sbrullabre, e da sLìarl ìrn To 1 ^ ol 5o nev'Sf "f--6 qUa1'' ! ^ imP<\rar°n0',° c0" «« "bb-o in,'
1 rivo, cazione, e die comprendono un'ampissima sezione del glo-
6pogIiato.
Ma .1' inglese fore «« che si pronunzia quasi ber-oll può per avventura fornirci una radice più acconcia. Poi- che bare, secondo ,1 Johnson , vale ignudo, privo di co- pertura pelato povero : ed ali totalmente , interamente. Ìrt rT f- ValC interamen'e «P»gliato ,'privo di ve- rli ? ,PlJ'|d in STnia H med^mo che W/o o brullo. Oli antichi Tassoni diceano bare celi
fio. (Questa osservazione sensata appartiene al Bctli.et
2i. Caracollo , rivolgimento di truppe a cavallo, mi parca così detto dallo spagnuoio caixicol del medésimo senso: e questo poi sembravano essersi detto per tropo dalle vo- lute della lumaca che pur anche caracol vien chiamatalo quella lingua. Avrei potuto soggiungere che caracol per lu- maca è voce bascuense .• e traendo oltre l'indagine , avrei 18. Brom> e BRÙotqTson vocHe m ai' ' "1 A- Potuto osservare che in greco caracoo è lo slesso che cir-
un luogo di verdura e che i f . ""a ' an"° lJ, senso ^i cumvallo; e che in ebraico carcob vale anche circuito, ficaio di parco. Un maniere s^udkrS 11 °g *.n ,si8nl" Ma parmt ora di scorgere che senz' alcuna metafora può
in esse riconoscere il r^lHen oiìl^ ; voce mi a latt0 determinarsi l'origine del militar caracollo. Poiché in cel-
trada , che i Brettoni dicono Aro e ,"iPaef'reSVODe>;cPn^ tico gallese caraich o carruich vai girare, «d al cavallo. re. Quindi bruolo vale .m r,m„/a.- e a' P,1.3"13 ' ho~ Quindi caraich al o sia caracollo letteralmente significa ei- pianìe , di erbe ed in sommT cM °°^T T' ™ > rivolgimento a c^a,1°-
modo di verdura. Parmi questa' ri dice e più drterm'i ulto ,1 ,.Anco^^V"AY,ANS. Pf ,D.de che la voce appartenga e più isofona di brvo clip ,„„„, ;„ „ " uciei minata al dizionario militare degli Arabi : e giusta il suo costume,
rhv ™n w,„i, . . suona in greco io germoglio , e ~jj „„„„v„i_ ;i _.,..i_ _j-«b„0 .- i i
cne con motta nerm caria ;i o;^„„_ «r v & '
,n Wnm w Pi- 8 °r MoNTr mi propone.
-.u^„u6l. oc i uso della nostra voce 6t/ra*èm
bra anteriore di molto alle conninicazionrde'Turcb co' no 'rv"T ""^ " ~"\~"l 7 T"'./-^^" "— — ;
Stri antenati.» Ricerchi (ei soggiunge1! 1 n p01 osservato cbe ^e due s»«be cinga, da cui
>' che sa tanto avanti nella linaiic o^t: ' j f |n°r "0RRT:i/L^ incomincia la voce, non suonano diversamente dal cel-
» celtica, se in essa, come sofJJttT? t radice^ella" vi* Uc°f f,lese ,«'0^ .cbe P-la posizione della N: e questa
>» ce.» Questo sospetto è da uomo cu , , °?ua vo_ ln fatti traslocata , si a subito cioncha eh' è ben simile a
nell'origine delle cose Io trovo in J»u 7°. Jq,W'nfi cin-a- 0r «bcA«« nel citato idioma è lo stesso che cin-
lese bnn f^c.o /. r .. . enei io net celtico gal-
j£*
J*>
*v
Ma nnn J* Li. t"."" ,"" "-"^ai.uc utgli altri.
fossa in cui r« dlS?imulare che ^ io persiano vai
rare' un \Z<? WV " J ^M.° = G ^"c/^ in arabo *<*" ,„ P°ZZ0 ' hncbf «cominci a scaturirne ]' accrua
,2« d' <l"«la y»» ■» supponeva es-
» vivi , agili e coraggiosi : si veggono incessantemente in » molo: svolazzano di pianta in pianta: saltellano di ra- » ino in ramo : si arrampicano su la corteccia degli alberi » e su le muraglie.
Pur suppone il signor Morra che la voce cingallegra,
nn . ' .*■ . — --*". questa, ea assai
l3^^1 p°rt0- *Va/li™ b^ L^.5n" sceaza- Se Per al
data
de,e calaih e co&ctt , i„ leutonicolT^Ont
0
ty
(.) M?N. IL pag. 599. col. -i. Goix,.- Col. 2qj3. 2o54-
:W'M*
***«*■ i**!** *
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Sospetta il signor Monti che questo vago animaletto
chico piccolo , e così pure il nostro ciocco, r ., nome dal lalino /an par lare. Io nort
sLettai qm"di che 1' arabo «omminis r asse un a ra a ^ & .^^ a.ne S1llabe d, diversi
dice pih adatta1 al bisogno. Poiché in effettu . « «e * 6 «> famoso a fc>g||o dl Kensington che aveva
di coL bipartita, e *:«** ramo. >' pure *»* m s gì i hca to b ^ j ^ ^ Ma oUre che quesla radlce
di tronco, e nel plurale sua e «/**. Vintene ola e è meno isofona delle precedenti suppone troppo moderna
sian. anno il vocabolo scutch albero m eco. do e peto denominazion del l'anello. Egli è in fatti verisimile -che
che spesso ei viene adoperatTaXaRmento del ^co. . . iffl to a cMtenwlo sia dal colore , sia dal canto,
' Ma più isofono a ciocco e più prossimo ne «om P gli uomini avesser pensato ad sprigionarlo
t . . !• -ì c. nUi*nt i'ps n fi albeiO Suez- °3au' r o ... „„„l,.l,o Kti*n7inn(>.
£*~v
ed anche 1' orlo ai essa, ^* »^- .--., -- - 1 i . al piu pr(
trapposizione a cima, come quando il Segneri scrisse tan t r ^^ g . ,e-
M««o « fernet «f fo « Jeto ^r/ez*o«e , gwwto «** P _ ^ a che sc e per k su
/gftfc Finalmente si dice falda una 1 erta ona.tr ^a ^ ^ ^ ^ ^ che scorre tra
sezione della superficie in lungo. In questi tre ultimi sensi R ^ ^ ^ ristagna , la si occulta e si
io non recai del vocabolo alcuna etimologia. £ . Ma ^y come H Ebrei> noQ aa trasferita la
Osservo ora che una materia, la quale agevolmente v {[, ^ di fileggiare. ., . ,e
ad altra si sovrappone , viene in fine a coprirla : e come voce al jdea d^, g ^ gg^ „ -
insegna il Buixet, i Celti ebbeix, «in s.gn i£ calo d. «o degT Inglesi : e tuttoché meno isotopo ,
che copre. I Sassoni dissero ./SM, gì' Inglesi M* per com- ca £^.6 alcun diriUo pre erenza. Percioc-
plicazione, raddoppiamento, parte aggiunta ad un altia . P ^ ^ H esempn dell'aggiunzione de
ed anche gli Arabi an &rd per una di due cose pai. e P fe u Quel verbo poi a radice nel
Di Afallan in gallese vale orlo della veste , ed in g ^ P J\ /zw/che contrassegoa il corpo della nave. generaleV^' vale orlo , fregio , lembo, estremi a di una nome ^os ^ ^ , fl seoso ^ 1 Tedescn
cosa. Similmente /«ZJa nel basco vai frangia,. oilo, lembo. s- ifica ondeggiare, galleggiare.
Finalmente l'indicato vocabolo faltan a pur « .gel- dlCOnIo70 ^ Co*e alla sagacia de' lettori,
lese il significato di fascia per la testa delle donne e di fa- Girha^o, Girifalco e Gjsar^CQ. Illuso dal Mb.v
scia ad uso di cintolo, il che vuol dire di cosa piana ,j- e7daalcuni altri etimologisti, io trassi questa voce da
sai più lunga che larga. Anzi faci leud ben simile a falda oro e w^.Ma non tarda, ad av-
signifìca alla lettera lungo spazio , lunga estensione g™ e / ^ ^ ^ h b 0.
Tutte aueste considerazioni mi anno indotto ad am- vec. , t _..,,.,„,.„ „ „avF„ „An* nel senso me-
.1. , • :.„ J„,.Wrl rial re lieo. Può
/((Km nuii ucuY. ^«. *<*.„--, ., i SO£reetto. Poiché, seconao gii escuip» «"*- -" •-
"signorMoKTi suppone. Poiché si attiene ad una lingua più an- a soggetto^ ^ ^ ^^ ^ & ^
tica di assai die le nostre relazioni con quel popolo ab caio. S1 re^f/eS2a e rf J yU , fiero e ingegnoso e benavven-
35. Fanello. Nella descrizion di questo uccello il Bor- sm gran ■ prendere. ■,,-,, - •
F0N gli attribuisce crmto kggiadro,cotari destiate naturale turato™™C ucc/ìo è detto geierfalk te?*tef*,
docile e capace di affetto. Soggiunge che » il bel colore -i . lo sless0 che avojt0jo ,e/^
„ rosso, co'l quale a la natura fregiala la sua testa e 1 suo e«g «"« b s sl0j esser queste le radici
i, petto e chi nello stato di libertà sfavilla durevo e spa- va Wcone ^^ d /f^ sia vece
„ risce a poco a poco, fino ad estinguersi interamente nelle dell .la UH ^ / ^j^^ ? y/^ 0 /att. Ne
)( nostre gabbie ed uccelliere: e qualche oscuro vestigio ap- una «irrt* nte d- f^o%0_/h/cow avrebber man,-
,, pena si scorge dopo la prima muda. (ì) » &u questi m jj ragionevole. . . .
,ivi io «radetti*, che avendo il fanello ricevuto il suo no- testata un » M^^g sja cadut pensiev0 ,1 „r
me fin da che égli spaziava nella libera natura, fosse stato ..„,.-,;,/,..
(i) Parte in, tom. \ni. 55.
rava,e°da Carabo lo spagnuolo gérìfalte. Non conosvco voce Stilale che nuuisca il concetto ed il suono di questo nome.
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rT*^ •
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V^'t
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£Hj_JVUauW.r.o , secondo ciò di' io scrissi nel nomilo
vocabolario , è dallo spagouolo marnar poppare. Rettifi- cando questa apiegazione, può dirsi eoe provenga da ma- rnati che nella lingua medesima vai fanciullo eia poppa, ovvero da marnoso clic poppa bene. i\(,„ potendo in Tatti negarsi che uso più comune di mammolo o mammola essendo quello d' indicare il bambino o la bambina : sì Mite VOCI convengono con «;«,«„„ 0 mamon e nell'idea e nel suono Alirove in vero ò notalo che in fallo d' eti- mologie la diversila delle consonami finali non mena a conseguenza.
Suppone in vece il signor Monti con la sua usala per- spicacia, che siccome da babbo si è l'ormato bambolo, bab- boccio e bamboccio; cosi pure da mamma si è formato mammolo, A. ciò si oppougon due cose. I. Trarre mammolo aa mamma e ammettere un tropo. Ma tropo non può am- mettersi, allorché avvi una radice che nel senso suo pro- Se» JKS / ? /dÌ ™«™molo-II'JSon ista ch« à*6a66o il „t À 6amò?°> Sboccio e bamboccio. Di fatti bab in irlandese ed in gallese, dialetti del celtico, significa fan- ciullo, aces» bobe > dagP Inglesi , baube e boube da' mon- tana.,, d. _Frauca Cornea , MUbi da' Siro-Fenìcii. P™"o quei di Dama. , fanciulli spezialmente in fasce diceans, babia : e cosi pure chiamavansi i giovinetli di cer a e"à duo ILuTnV' PpSUa,de' ChG BaUa l01° BeaaobiaTor" t°prlsoUdaD W P°1Che' Sembra P- C0mraH0 Che l0 ^
il fÀluUnSZÒ"5e ValPutt0> ra§^°- 1" arabo babus è
Mrvms^ ne, fP°PPa' lD Pei'sian° ^e* è lrado"° dal ™K P ,nfaQtes> Pnpilli. Mentre tante parole nel
nonVmic.Tr0 C°rrÌSP0ndono a ****** e blmboccio,
,z:r^::messo carar ^esie vod ^^au.M.'
«** 5°n m°nta P°* che taIvolta dicansi ma^o/^ur quei che non poppano. Poiché , ad esempio , infans che indi-
aTc. eTcaui-staioT' "" ÌT^0 A 'enero da non "viper ^toX -US° d d'SCOrSO' Si ll^a tuttavia ado-
perato a dinotare i giovinetti di sette , otto o dieci anni.
a l'ir & RE" ««'Solario io dedussi cosi fatta pa-
a-aall aiabo magma mangiò i datteri: e mi sembrò che tanto poss.ma fosse questa radice e per senso e per suono al cuna p0ù1andaettameN>Cbe-f0SSie moIto dificiie riJUnfrS^ woooSa d»l « -ej?m adaUa' a dir vero> mi sembrala K£ eia 8vaiUolm° -f M°NTI' cieè ^^aico JI rot Ti' ? J •' P°lchè troPP° discorde è cotesta pa-
ct/chenn°elTo0 2"^ L' è "^ dÌ raen° H Verbo »»S- c^a a «orti il •,d,°ma ÌndÌCa * CÌbo: ed io incomin-
23 iK^J^E' 1-do la maggiore isofonia m' in-
sì faua rJZÒ ^ JCOnfe1ssare <*e ò lasciato di prediligere de'céln ì ' qUand° alt,e ne ò 'vedute nel LguaLio
SbStJSc ^rsceiif™ che gli amichi M?«
e i * questi ve/o eiTeS che 3ZTSK JT ™ 7« nel sentimento medesimo. Quanto a me , veg/o il -J- he SXrciboSenS° dÌ laVra^°: C(IUeSta voce8? daUSL da it bo ^° daPa;^ t^PrParS- SÌmÌlmenle noi venuto il verbo manliT C IN T ' ì^6 """^ a e *> «aw«c/& nTI manSiaie- G1 logles» anno tomounch mauncn nel medesimo senso.
w
diminutivo è fiction. Poiché in (fletto por gli luoghi ri
pestìi s, trova questa pianta. Avrei potuto pur vaino,, ,1,
fnnon in senso di limite, confine: poiché ne' limili delle strade la cicoria è frequente. Qualunque si adotti «li qut i,
radici, panni che convenga e per suono e per senso alla I 0, i proposta. Soggiungo che Par. .soluuijct vai pure cicoria „ , ?• CuocpyiLUs. ,Date_clim0logieJo proposi di questo vo- cabolo . L una dal greco croco.v^nTTerano , e "dÙòs timo- roso . J altra da croce lido, e da dilos. Fondamento di esse e 1 opinione comune che sì fatto animale abbonisca Jo zane-' rano , e toma di appressarsi al lido.
U eh. signor Monti mi ricorda l'origine riferita da Erodoto , e che dice non avvertila da' Greci etimolo- gi. Quel padre della istoria ne informa , avere i suoi compatrioti contrassegnato il coccodrillo dal nome di una lucertola che trovasi nel lor paese, e che gli è molto si- nule. Aggmnge che questa era stala denominala dal suo or- lo, e per Jo zafferano, ed in falli di questa pianta gli al-
cenolamUmVanS'; PCrChÒ n°" f°SSer° Ì",bslati da °luclJa **- Non è che la notizia somministrata da Erodoto non sia stata avvertita da' greci etimologi. Poiché è trascritta ne! Vossio, ,1 cui omologico è il manuale più comune dm, ani •indagan le origini delle voci greche e ialine. Pur non è stata seguila da'modemi filologi. Poiché anno credu oche non la greca lucertola , ma lo stesso coccodrillo di Egitto fosse ghiotto di mele ; e che pur non osasse avvio naSi
z fferanqoUaSu °d C """ ^™° ? preSÌdÌ0 de]1' ■"*•*• totinZ ì df ■ C1° P°SSOn COnsultarài il dictionariumoc- tolmgue, il dizionario etimologico del Morin , il diziona rio universale della lingua francese del Gattrd , if3SS nano delle droghe semplici del Lemert ed altre opere' n «gn.. Io non ò fatto che riferire la loro opinione P
11 Lemon che arde di sfrenatissimo amore per le ori gin. greche, a questa volta sospetto, che non cfa esse ma dalla lingua egizia provenga ilnome del coccodrilli Ne raro, a d,r vero, è che i Greci trasfondendo nel loro a, momoso idioma una voce straniera.; le dieno tal vezzo da far credere che ,n esso abbia avuti i. natali. '
Ciò mi rende necessario il. continuare le indW,; e, questo vocabolo: e dove nulla di nuovo io giunga Co pnre ricorderò almeno nella tavola delle variarioni ed" emende la narrazione di Erodoto. v ««iasioni ed
Capitolo VI.
Bi alcune etimologie latine non comprese o credute non comprese nel Vocabolario e proposte 'dal signor ■Monti
C a p t,t o l o V.
Di alcune etimologie Mine disapprovate dal signor Monti.
- iUentiment'rl rfto'X VoT ^^ V^ ?'L è ^ slato anche quello di P ,°-; f. ^ Sembra essere
me d'intubZ ta%ÌTvT::hètana f°^ eidiè"°- verso autorità così gravi no^ q *l ?U Ver!erazioneio avessi Perciocché P auda? per *l * PP- deler'ni"armi a seguirle. Più adattata ad un Eorrifre che^ J™ ^"T* ^timologia ira parte vidi che il Le £^ Vi" a ^ VW^ D' ^~ «»a opinione comu e^ V Zonel "Z* V "T*^ ^ <IUC" c^o io ritrovo. Io «K m^/Ui^ fi^
Tutti coloro che promettono un' opera al pubblico deggjono annunziarne il disegno e delinearne i LnBnMÉ quello appunto che io feci, allorché proposi di pubblicare il mio lavoro etimologico. Ben lungi 'dal dire che io avrei disvelate Je origini di alcuna voce greca o latina, dichTa_ a espressamente che non avrei esposto né pur quelle di tutte le voc, italiane. Furon tali la condizioni di quel modo di contratto, il quale ebbe luogo fra il pubblio?" m? Le avrei certamente violate, se meno avessi fatto di qael'cbe aveva promesso. Ma fu sempre nobil cosa e liberale com- mendevole il far più di quello, a che ne astringe 1 preUo obbligo: e però delti l'etimologie di quasi tulle KS della nostra favella , che nel corso del nostro vocaboli" o m. venner d innanzi. Io feci ancor più. Perciocché quando esse aveano radice greca o latina, io pur di questa alcune volte esposi la radice. La esposi, a dir vero, allorché non ebbi mestieri di lungamente cercarla; allorché le altre mie faccende me ne dettero l'agio; allorché il moto della edizione fu meno affrettalo del solilo. Che se ckcoslanze contrarie spesso fecero impedimento al mio buon volere • non ebbi certamente luogo di farmene colpa. Poiché niuno può tarsi colpa di non aver dato ad altrui ciò di che non si era costituito debitore. noa
Desiderava il signor Monti che per tutte le radici e greche e ■■latine io avessi pm- fatto ciò che ò fatto per al- cune : e degno d uomo di molle lettere e pensatore sensato ed amante del ben pubblico era il suo desiderio. Ma non eia ,n me soddisfarlo. Poiché se per avventura me ne ave™
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XVI
• A' "i pnvldmo sarebbe ^e.vlndi forse provengono il casia de' Greci ed il cmsm fallo un dovere ; il mio carico di già gaissimo jare
fS CharoNj^IL^' ' , signorJVIoNTi dice ben fondala
Jovcre : il mio carico ui già b»«t.«.ui» - de' Latini
caciaio di un lerzo. Né avrei polulo p.u conciliarlo con «^ ^^
le cure indispensabili di una professione operosa co miei .^.^-jjf-jj^ ^ ^^^quesla vwTTlaTrTd ioma mezzi pecuniarii e con gì' impegni da me assumi per r _. AUe ^ erudUe ossel-vazioni io aggiungo, es- yori d' altro genere. M SPlD questa un' etimologia attestala da Diodoro Siculo .nel Pur essendo lornalo a grado del eh. signor BWWrn ^, delIe sue istorie. Ne accerta egli che C/za- il ragionare di alcune etimologie latine, che avrebbe aia- ^ £ll>anlica faveUa vuol dire nocchiero. E da ve- to di leggere nel nostro vocabolario, e che non i a irò- ? fl p ^^ ^AJJJi nd lomo L del vaie ; mf parrebbe biasimevole e ^^^^^nTro suo itinerario, se negassi d' intrattenermi su queste _ caie confluì. U^aro g &vm
dunque volentieri : e compirò con queslo capo i
lungo lavoro
i° Abacus Su questa voce avverte il signor Monti avere il Dv Canoe dimostrato con un passo di Xf»**™** « e con un altro di IW>, perdie »ai la mensa a,,,,
la. e con un ciiuu ni ■«• w»'" j r . „ . „„„n
Sa stata volta ad esprimer l'aritmetica. Nel nostro voca bolario sotto la voce .4*» J.6. è appunto {^«"^P1"' di Peesio. La sola cosa che in quell' articolo poti ebbe
uineraiiu. . ,
8. Civitas. A parere dell' egregio signor Monti, e ;> » da cieo, civi chiamare, nominare, essendo la QUtajina^ » unione di quelli che possono ciere patres et leges, cioè » d'uomini liberi o sia ingenui.» Solide e dotto e il pen- samento: ma di cotanto ingegnosi non n ebbero i nostri rozzi e bellicosi antenati. Civilas , secondo il Buleet , e
ica. Nel .«ostro voca- rozzi e »«»-- ciwdaWd o ci«>dod nazione, popolo,
ppunto nferito.1 passo p ^fcpSLSèr fonale. Al presente i Gallesi, a luogo I' articolo potrebbe mi- onde evwaawa wr „-i„„ui,jvAv. „,tfP„nhd insieme : e
glioiarsi , è 1' ordine de' paragrafi.
di ciwdawd , anno cuideachd da cuideachd ; insieme :
arsi , e i oiu.uc uc Hc.a&.«... cuideachd V Armstrong cava da cuid : e cwztó dice esser
! Auctor. »» 11 Vico (scrive il signor Monti) deriva àv- ™£"|*d _ ^ ^ nulrimenl0# Quindl ^ nel
» vedutamente le proposte voci dal greco ^S-PW™° ;u0 im0 senso à indicata una riunione di uomini che nu-
>, a swms ipsius , che molti scrivono autor ed autontas.» suo pò .^^ ^ ^ cfae conviveano in un solo recinto.
enificalo di mazza. v. -•- .-, • di padre. . , ' . -' , . ., • nor g ,_ Tìnr *r" ^»»™"ie il signor Monti ragiona di
3. BAiaAMBa». » La remola etimologi* ( -cosi ■ * signor «r?ìtr^?rr sembra che iuduTui a crederla HTn a mòtTi- „ Mont.) è dall' arabo balsan. Peyron.» Si può dubita ne ques v ^ . EgIZ„ Trova pò, un ve-
li primo balsamo conosciuto in Europa sembra .essere tato *™™ origi„e di qucsU parola nell'ebraico ^pon- quello che produceasi nella valle di Gerico in Ga aad s tg | ^.^ Noq enle queste voci, m
e che porta ancora il nome di balsamo giudaico. In lingua « » tipografico, ma veggo thachan per
6 ? • • -- - -« '"- siala un dialetto cui toro l ,. , r ,. Pochissima analogia
aa. m peisiauv e uivuiu,.. — -—- , 0„c,~
4, Basis. » Il greco &w/« piede e per metafora .oste ^ . ° , , ,• in. u„.« P.irp <pn7.a ricor
. gnt esprime b n.8' 1' uficT delia base^ Pure, senza ricor g^^rH^T^l^"^ - °d ^ C^
Il fere assiali, la voce isofona ebraica WJ£^£° ^ ceYS gallese vai acqua. Il Bulu» anzi a ,o««/z nel
n non meo bene esprime la cosa. » Cosi il signor »««" di fo&ntana.
Ma veramente i Latini senza verun traslato an Uat lo senso >a ^ ^.^ ^ ,1 nome ^celtico di Dro
fi loro ha* dal greco basi*, fuleimentum: e f««^P^ fn* da jj^ oscuro, quasi voghe dirsi nascosto, m-
„■ „ •« ,;.«l«m ,arà sorlo dal caldaico 6esw , che Pi0.yeiSd_ „„,;«„,„„,,. il contrario par che risalii da
H loro ttasis dai greco uu*i* jw """, "V, . rt /,.„■" che pr ^5/5 pur senza irasla.o sarà sorto fc1^^^^ vi secondo lo Scuindlero , ancor base s— ' < "
/s,che Provenga uà «- -— ; fl» con ra°rio par che risulti da
vS»!fica- ,L' f S St'2 lallese'rr due sensi di ^^i^rno_^
comune e per altro diversa: poiché si stima che da òasi* ■• , , , , _ ,„.., ....(«.u d, U.o.. la
W
he nel gancse a * ""»- "- — — - . ■ ..." ■■■ j. — t»1- t Trovasi deva in Sanscrito nel significato d. Dio. In «lede sia sorto basia fondamento. nersiano dei è pure dei nomen. In greco rf^yal divino:
P Checché ne sia, non mi sembra che abbian potuu .gli l^°J^diaVsom i casi obbliqui ÙZevs Giove Iddio. Ebrei cooperare a produrre, la voce m esame Eglino m ^ * ^ dalF antiquato dis che riconduce ali or.g.ne vero posseggono le voci us'ja ed ascisc (3) per base o lamento. Ma troppo esse variano da suono di base
5. Canna. » Dall' ebraico canech che vale lo dice il signor Monti. Io scrissi nel voce' voce proviene dal greco canna derivato
il Dicere. Giusta l'opinione del eh signor Mo.w,
eck che vale lo stesso .. ^al^braico f/^er parlò ; d' onde dabar parola. Io
dice il signor Mont:. Io scrissi nel vocabolario che ques a v.en dall e realmente parola e parlo: ma
B- ■ ■ J-rivato dall' ebraico qam non nego ,. nQn VC(
base.
stesso i)
ice il signor iyionti. j.u sui"' "" • , ., , . •■„„„„ non neeo cne anavut v« •*-« _ r>- . *„. . .,
oce proviene dal greco canna derivato dall' «Jw»^, °a°aùS vocaboli e dme« non vedo Bofon.a. Piacem, 1 he àPlo slesso signifu.ato. Altri scrivono qaneh , ed alta J*JJ«»J A lo Caninio , di Pietro Numesio e di G. - ?fl«eA; Non monta: la voce è sempre la stessa LDDe Scaligero che traggon to;e dal greco dico ,o ,n-
6. Cassia. In greco casia, giusta il signor Monti, de- seppe bcA ^^ .. , ^^ % ma in seas0 dl
dall'ebraico ìheda che vale lo stesso. Ma ques a voce dico jn e ^ ^
(i) V. V etimol. del Vossio su questa voce.
$ IH" Tic 'si ^n^iano, come nelle voci sciolto, sciame.
eldatTe-anri che //significasse forte naso. Perciocché STppì rj tó N.l>rtL,, ed ,/ naso. Ma vaamenie
S i/óu coltro che 1' articolo arabo.
*^^
■
XVII
IjWVMWtf'W.J .?«B,ue Ul-iia voce pattume , cne pi saprei altro aggiungere, che «lue osserva7Ìom*. La prima modo. Son dunque slato assai IniigTOTr' -i/W8?z.alure d'ogni «he in arabo SOtet vaio tenuità , e vai lune J' aver tenue che questo- path abbia prodotto il fatum de' Laiini" ed esilfi la. tota. La seconda à che jn cclt^vV vale de- Il Bullet propone l'antico celtico gallese ffuwdmt*
orescimento, diminuzione, mancanza: ed indi Ti francese sperila, fortuna propizia o solamente fortuna. Ma non par- antiquato essiékr ed exitter per diminuire, privare, ed essi/ mi che ciò spieghi in verun modo il concetto di quel po- pcr privazione ■ „ . *W invariabile che signoreggia gli eventi, che sa rendersi
ti. I'.wjjbk. Sembra al signor Monti prodotto dalFebMti? superiore ad ogni sforzo contrarie, e ohe potrebbe definirsi co fallai o piuttosto paghiteli fece. A me sembra che man- la necessità personificata.
chi la dovuta isofonia. Né pur ne trovo a bastanza nel Non poco idoneo ad esprimerla è il celtico faod elio nulla degli Arabi che à il senso medesimo, lo aveva pcn- equivale alla frase il faut de' Francesi, must decTlnelesi salo al celtico fichu rimasto a' Brettoni per accomodare , oporlet o necesse est de' Latini. Quasi nella stessa guisa il preparare fi che sembra sorlo d.i -fieli., .nnlifn nnrnla lo nt-nnn „„„„„„ „l,„ ,r„l„ :..v s . .
V
DI
oltre le indagini^òavuto luogo di osservare che il celtico Ei noia anzi che 1' imperfetto di c/tre oporlet vedesi ado
£allese7&~TOr"tìtgTone , e cinn divenire':*" quindi fa cinn , perato nel senso di fatale erat.
lono a facere, è lo stesso che divenir cagione di al- Ciceróne scriveva, non essere il fato altra cosa che
produrla. ]> ordine o serie delle cagioni \ di tal che l' una all' altra
no ai celtico licita rimasto a Brettoni per accomodare , oporlet o necesse est de' Latini. Quasi nella stessa cuna il
reputare , e che sembra sorlo da fieli , antica parola , la greco anance che vale necessità, è stato pur volto ad in-
uale esprime il movimento. Propriamente adunque//c/«z dicare il fato, il destino. Il medesimo avverte 1oScai»uia.
ii parca darsi molo per preparare alcuna cosa. Traendo del vocabolo chreos, cui dà i sensi di fato e di necessità
lire le indagini ò avuto luogo di osservare che il celtico Ei nota anzi che 1' imperfetto di e /ere onorivi vaA*ci ,4»'
ben
cuna
cosa
o sia cagionarla
, 15. Facies a parere del signor Monti, deriva dall' e- connessa partorisce da se l'effetto (i). Appunto queste idee hr^co famm , che vale il medesimo. Non fanim, ma/w- ei trovava accennale nel greto imarmene falò di cui pren- rum vuoisi scriver questa voce, che quindi assai dista da deva a radice harmos comm
essura .
-, giuntura. Ora in ccl- Jacies. F pero degno di osservazione chepanim faccia vien lieo gallese fa vai cagione, motivo, talk vai eon-iungere da pana riguardare: e parimente dal latino" aaspictb io ri- e daimh connessione. Quindi fatala o piuttosto fa-daimh guardo i viene adspeclus aspetto, volto, sembianza. Così ben simile a fatum significa letteralmente connession di dal celtico gallese fate vedere, osservare par derivato il cagioni. Non può darsi etimologia che contenda una mix brettone jacz laccia e da facz vien poi faczet di gran esalta definizion della voce.
iaccia ; facz-qynvyet faccia in cui è dipinta la mortili- Può in fine osservarsi che presso i Latini il vocabolo
tzjojejj^cgarf guanciata e frecje«^flspnomiav fatum vai fato e vaimorte. Questo doppio significato sì
tanM parto. D\ qui il fatar trova egualmente nel^^-nèl polmon e nel chreos de'"
bile che tanto stretta relazione abbian potuto i Latini de
gli antichissimi tempi avere con gli Arabi da mutuarne as- dir vere, , molta simiglianza di suono.
s i ov
essi nonsi debba do altra 1
sta voce è paraa : e tra paraq e frangere non veggo • a ! " vero, molta simiglianza di suono.
Il Bullet nota nel dizionario celtico frac e frag per
ingua più sinonimi di brac e breg rompere , rottura. S' e:
gli e cosi
na radice opportu- non è uopo andare in cerca'di altro per saper 1* or. . ■
na. Or e da sapere che i Celti avean fuair per suono,/òr di frangere. Senza ciò mi sarei attenuto all'opinion di co-
per discorso , Jearb per parola e feacl per voce acula , loro che supponendo premesso il solito digamma eolico
per fischio e per narrare. Da fior essi traevano forach per al greco rhagoo io rompo ; ne formano una voce tanto siv
disputa : e pur ora quei di Galles anno in uso fornii in mile a frango , quanto è fraeoo. senso di comando , forainm di epiteto, e fora n di stanza
^ versetto. A me sembra che questo far sia la radice di fait. La F che si rinviene in tutti i vocaboli celtici or ora citati ed in fios ed in fieach che pur significano parola " attiene al modo primitivo, co'l quale gli uomini si ado'
r9 caligine.
quanto Fuscus. » In ebraico ischon
josi il signor Monti.
nero , e choschoech
» cangine. )>
Io trovo in questa lingua sciahhor nero, h/iasciach fu oscuro ; hhoscech , hhascecha e hhascec/iim oscurila, te- nebre. La doppia aspirazion degli Ebrei suol tradursi nelle
'ione della P1 ™« io nr ~ """ -— «.ua tuulUina. ma ,ie pUr olirono riunite le consonanti essenziali di fuscus.
zionedellaFconlaRlaaiicorpiusensibilelosforzoimitativo. Nel celtico irlandese si à foc che il Bom*i traduce
» sicnrevl^ffi' fnVe 1„eJudll,'SimoTc,^ico' deriva c«n Per oscuro, ed in cui facilmente la S avrebbe potuto in-
. r„.lZZa...d_aU fbraiC0 fQt Popone. I Greci chiamarono trodursi , come in ausgello , in carestia ed in simili altre
o il fitn „i,'„, ' iwei; ■""""™ --u. , v.uim, ni iitto"c(£-L» , in iiia-Mi.i cu in sanili aure
» porzione e eho^, ' "T*' .V0^.tQ.^e ch'esprimon voci (a). Di più nel gallese assi fasga che significa ombra,
cheP°n arabo t J T™?™0 ■ ^ ?m'"° W0" " A8giungo e che di poco" variati à i tre elementi & fuscus. Scelga à
linUT rvh Z \ , frUzione e rl fat°- Nella ste^ «uo modo il lettore. 8
lingua nysab porzion del bestiame o di altri beni per la
quale pagasi un tributò fisso, è parimente trasferito a di-
notare il fato. Quindi l'idea fondamentale della proposta
ccrrche'in^i^n11 * % f iuslezza- Non con™°e però ta- giòbus da quella voce ebraica. Gli Arabi chiamano geblet
co ne 11 'l' ) /i' ml veramenle PcUh Yai boc~ Ja 8obba del camelo. cone minuzzolo , brandello , briciola , frammento , por- ione \\): ed i grammatici insegnano che viene da palhath ^ nMZZ0: q"hidi assume il suono di PJtaliano. La lettera finale è il
Tau che corrisponde al nostro Th.
(,)XS!r/é che iacomincia h voce> v^. **g*»v8m
(i) Lib. i." de divinati
(a) Ausgello per augello : carestia dal latino car.'ius.
' ***,|%*^ /* /!*•*"/« ì?v^
?
Cf
9 /^L^»--é5-c»*-
^jir^a
dall'
XVIII
» • Tvr „» n«Prvn «ure che heres vien riuniti non esprimono , a dir vero , alcuna idea ragione-
W.HWES. Il '^^•JSiSniS TierZùc in vole : e son come se si dicesse fra-puhre fra-mttare
l3ll ebraico jarasch eredi a e. Aggiungo «*e £ Acutamente il sig. Monti suggerisce il greco /«fatte
quella lingua significa «^^2kw«& o sia paleo» vecchio, antico, quasi che interpolare sia frap-
ìras nel loro idioma e lostesso che en dere^ere e jj ^^ Questa radice , lquanlorneno
22. los^s.,> La radice ^^^ff^^Slmn isofona che le altre su esposte : e non conviene a tutti i
« l'ebraico nhanm opro astutamente. » Sara _iorse „/"««" g . r r„ «._ „ _. — , ;? n„e.; y,^, MO,
che veramente à questo sejjjanc*e "quésta ,"èd assai degna sata , da non doversi tralasciare in un dizionario etimolo- VI^p Pur ad' altra sorgente le mie osservazioni mi gico della lingua latina.
di lode, fui ju •""* & a5. IsTERPiiETATio.» Secondo \ Vico, si disse qiias* in-
menano. __..,„ _i__ i„ „„»:„\,o dnup anno « terpalratio : e nel primo suo significato s'intese delle leggi
Av verte in fatti il Bnurr che le antiche glosse anno enorìtw e gnaritur per è conosciuto. Dunque il verbo i- rus a io gnoror o gnoror valeva anticamente io son cono- :Zll fgnoro ignaro nell'attivo io conosco , e gnorere o ^/conoscere. Ora in quest'ultima voce noi^sia. mo discernere
cose
e del volere divino : cioè con la esposizione del linguag gio degli aruspici e dell' aruspicina per regola delle cos da farsi. ,
Stentata etimologia parrai questa del Vico ,
irammette la spiegazione ai ogni passo unuciie. ila no stesso .»»««> ™ . -» o-_ ---<=- -v- d; g lNtoLABE jn scnso di m/?ere. Avrebbe amato il signor
23.lM^TRAR^IlVico^eresott.lm^ vocabdlò io avessi "ritenta la TivnW "
■^"F*™1^^ S"'a «i«»«»0B» * SEkvIO da cofa palma della mano U
' è P^**^K^ ^aS^'iSR- celtico brettone ^i che
re ; perfezionare quasi che , la ^g^SS ^ fraude. tfon è Verisimile che i Latini abbia*
eseguita potesse dnsi gè aerata , Fodo"a ^ § peP tratta l/VOce dagli Arabi: gli uni e gli altri probabil-
quindi ^^.^Zdt^O^S^!^ passò ad mente 1' arranno^vuta da un popolo che una volta era compiere le cose incomr "«nate Qu est o sentirne p^ ^ ^ ^ . g ^ ^ .j ^
impetrare che dei%da Pat™e- f^JZ facilius. Fi- *7 Laus. Il eh. signor Monti ricorda sugaegtajrjjssj^
Pr.um> megere multo ft juam ™*^J%^' * . ^ico^ITé vergente MUul in quellaìingua vai lode: talmente Jjgn^r .i *. fcn 1 senso d, ouenere ^ ^ ^ ^ ^ ^ fe ^
P1 itluno ave va nel chiedere. Quest'ultimo traslato In questa voce è patente .1 celtico WA che pur ora appo
segno che taluno aveva nei cnieaeic. , y Gallesi vale elogio, menzione, panegirico. Que' di Bi-
èCer'T„TdoT;etau1ail'Tu i à degù ZStJit ^Tta. tati pjf*. «*» * **•• '» »™
pienamente documentati dan aura " u 8 » d j , ; fo dichiarare e dear grande.
tori. Si può vederle nel Sossio sotloil ™^™Jef£er- JLvck deriva, dice iUJi^ign^rj£mJJy^^eeltico
^!«P»^?*««w^-<l^P*^^^^1ea'^a Ze^f?J^ che vale il medesimo. 11 Bu^xt in effetto à
^'Jere-:neTdpe{rri Fot^Sf iMdeTdeU'S t o b. fn questo senso Egli dice che il C o il G ne' vo-
spiegazione e npetuta dai torcenti . e fra i sensi caboli celtici è mote volte superfluo.
porre parimente vi grandeggia. Qn^-il Basisi Irai^ geasi caboli cenici .1>nnr^MoNTT . vien da sincope di ShÈ dà%l latino M^tfto , *- prende quello d ^ .^^g^^^^^^y^^^ff^^^-, ^ «^^^ poicUfalu- porre, metter dimezzo. In venta Cimzo scr sse -£*£» ^Hanu luce, quanta ne riverbera dal sole. Sagacissi- ma^ satietatem epularum ludi*. Co vuol dire che wtói na ^ .tenia ^ , q suo ^^
?»««■ o sia ehe fraraezzava \-8^«*£"™ff 'a£ ^ dV avvertire che ; Celli °ànno luan nel senso "stesso di U verità d^questa spiegazione pu0 j^ta^-J^lm od. -^^^ cre<Je c ^^ & ^
argomenti. INon ultimo tia essi e la prct aggiunge che /«a*A vai veloce , passaggiero , ed
à Trainici mod^z^twor1? t?: r &v-' ^- ° 6ia w è io stessoche pla-
^ 8che tutti prendali mossa dall'idea di ^eUere In ™* tf^™^ h dello da Gallesi jJun nel du-
efietto interpolare valse una volta rattoppare: e rattoppare 11 Bv^t nota ^^
è supplire nella veste consumala ciò che manca de vec pli '« «°«° d /^ aQ eb^tone jun n8e, significato di luna, chio con alcun che d. nuovo : ne ciò può arsi ^™U a pur «^.«"^ lre idee a suoni tarflo si„„li, quanto
£*S^«ÌÌ» Wl^^4» SSS;*? %, ordisce lesuepih vaghe novel,
;°.° -"so "di ripuli/e , raffazzonare o rinnovare De ^lluno stt ^semplici ^uivoc^ Gall;bite<7.
noi diciamo che una scrittura s' interpola , allorché le si La Jun^ «.cesi m osserva »n $j .MoNTI che in
tramezza qualche parte nuova ed estranea. Cafc0' wSc/? vale affe^/ teTe^. Io soggiungo che nella
Uè. latina: e vai dunque assai meg io del celtico polio- in olandes. ' ^ ^^.^Xico JS^f La prima
far. , scavare , a cui su '1 principio io mi era rivolto ger; in be g.co P« ^f> «j » ' ^^^a senza, e, ^>
Gravi sono gli argomenti , co' quali ,1 Vossio sostiene onglne de la i voce e ne e«^ tn 'effetto
che /^?/,- - lo stesso che gM^^JSSS fTa^ ve "SÌ%2 « contrapposto di j*pfe per tutti l'automa di Cicerone. (4) Ma que due elementi , , Latin, ^^^^ sc;.veva {l) N(ljn vd pinguissima , vel
g \^T^4 S^^tSS ad MnM iLae*^ toa^^r. Lo stesso Va»i»o disse nel-
v. Idem in glossis Philoxeni etc.
(3) Cosi lo stesso Pasiwi. (,^ Lib. 2. cap. .9.
(^) In frn-. Ad. u.
le ?>!•<
»^V
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y%t"Z) *"" qnam pin*ui — * »* ^
XIX
*J
>M
ir
1 una vai nrfJ» . j c vo"' Poìcdb mentre
— <•■ Quindi ò ricusalo i ' ; ^]T '"''V '°h,8°* r d.J celtico mm&JESjr £££. S 'WeTt
, Comprimele
se ma! egli avesse posseduta Isl ,
:!('i;- lunghe cn,,illln;;j. «!' 'I.ri, auafck)
inglesi ,• tedesche «on .„,.," '"'•l.o.,.,-|1, i1;nir<.s;
gior parte .Ielle voci, d • l'i v""r"" '« « U
!« ««d, noi sare.nmove', ,,;';;;U*"; «»"W indagate
intanto è da Oieravidiare ,1 *sa •«ntenea. Mollo
tanto abbia fatto. iSàgj* X^ilt^} ^idii *»
fwza del suo ingegno e belle e , t,0valc con *•
\
^^Umm^TZìTS^^J^FV*. , - Hi- , à notate pu ? , c" ^ " , fT» ! e P'WÙ or," c7wgg ó-pmttóTrfe^ puh A , ' V!C" ^(11 "]>';tlCO bola,io io ««OMO giudic va I1 • C ",Scrilc "d "ca-
lta voce abbia la aWanKS. ™ par», *• fon one- pur fermalo di colloca, , 1 '" ? «!«»»«,■ che avea
<*« significa, e che vicn diàri/ ^ Mehe sPa" razÌ0He di ]"i e dell' imnc? . .candorc, della moda-
varioni non mi avessero W^S^SJKStìliSr ^ F»**""* « «pYra e 5alla T^ ^T' dalla "W •*• secondo Stk^onk e Potwj 'dhlLZl / ,B,n? le U,aniere imperiose di tH? *, do^l'0*- ?» COn-
!» spada de' Cauli; , Ce ILEER^ S'JEftT ««le generali di disapprc al e Td?, " ''"ÌS110"Ì' J° '°r- •A« tubare, uccidere. Quest'ultima derivar - Va8hl dl **»«0 chT oen Zi .1 r 'CC*'°> e ccni "«>&
, ars, in meglio. Poiché il ^TXà^Z^T' Z^9*™ ' ful0n ■«•wTO f f^fr"*"? «^'afeuna <d BT strage, 7««*9«m>: quindi «^, T ^ *i P°rti"'e del,a s"Pe««cialità e le armi A t S, confada gli artifici portatrice &di strage. PotSe S Iter^ 2?*** ™\ ^ clÌe di <*"<> u, e i molol fi i"0^ ^-«venienti sou aaseggiare de' Celti , per figlio de L "ir Ld' PTì*1 dlC S0Q venuti ^sa mfno T T *Trebbe ev'«^e, ma
f dìS«aMi Jzz:^r:JK,t t ** ama
brillarne dee cedere jlv.ro S °8n ««Ni"
man 1 1 q VegS° Pure nel cei"'co il vocabolo * , "p v*w '^ * ,nesl'en occuparmi ( t) <V~»
. In ebraico w«/V>„ , In arabo m« ;„ 1 j • *ao? *e"*à che vale £ PT ^ *'ncoPe del pers ano
» -pio wooe', in Miopico le erat-r^/ ^ l'i «^ ""* Ve"t0 •^■S-.IMWpS V^rtrf* aJJa ^ , Mannara Wa . in tiK^Ì[*t|0 Sa" ^ «leciti si tnos^ino i G™^!*" * ^ ^ assai
che d. mantener V esatt.J ri? _dl. 0on^rvar l'armonia
ingegno maschio^ ^To S^£ Te^ —-ioni „ e, che vai più , animato dà £S ^ ed amPle conoscenze, guro che lungamente e con S ^ì "S** e ^ **'
^operarsi per lo ^1fàj%^^£* «
SUPPLIMEWXO.
^ali al presente è S^ "*£*£* ^«^i^ delio ». JJoBBAa, voce tolta da' a,L; »u'\
«ullet trova l'«ri„,^ j: ....._ _ ' l0&"Wne " moccio. II Ma non emisi s„ *l " un a,tro dotto filo]»
SU ] Pr°PO«lo un' opinion diffinitiva
ws*ff«tóaiS?feS5 sasSacfF— « «ara
; :;^;«„„._ (-"e non sia tradoiip I'fl,;ra„i.J n_° d^ non comprender nel vocabola
>go. per-
quali ,i corrompere sidT ' „ C°'a àM° ?»"> , E radice ebraica Sr^bt't^'" ?"«"«»«'*
C O N C H IV S I O N E.
Ianni furon detli &,;/* A* >~~.ì — ^"va
pingeano i C^ t ì^tldT^J^^^^
celtico delBoiLET non Lw ^T^nr^éT diz ónar o
e &«^ che i Eretto^ J-6" ^z^0' ma ^ P<" dipinta
Notando con ingenuità tutto ciò che di dubbi ' ■ ChÌ;ìt° di *W2taTfi fefftlT .W'W«. '
ito nelle O^^^,; j.u, _K 5he d> dubbio o rm- sembra verisimile che éii st ani ,- \l * "■ *l^a: £i ™i
dalle loro regioni 3ÌSL!? ! f" A!eina»n' e F™nces, <*
che
venuto nellp n & Utt0 C]ò c]
rendutagiustizTanrdot-.t11'^^0 S''^°r *^7* TSlTlJroT^- ^ ^ 'l"niw'" A1^"7i J?^"^ g
l' abbandonano. Oso dfr? f^e 2"" ft "^ ^ »« -1 2,1S ?** f * ** ^na"" t
iemo che òoa m'i,iuda a »c;:^,£s t - ^^airwsibrrctrnir; ^-
(OEgl. 3. - ClJC Ma Parmi poco naturai- ^ ~ j'J^*1 de Jofo corpi.
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e , che a de
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w bmmm^ #f \: 9 cìc^mVì J*^ J ut Stimi, M^tó4
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_ .,, . _„ e a» ,„«„ n «nono con molta esaltezza. Poi- _
• v -rt Poiché siam ve , ma he rende ancora il suono con molta esaltezza. Poi-
sl valesser di altro ebe del proprio .^j^^^/S chè\e' monumenti più antichi si legge *£« m vece di
sensazioni co 1 ««gusW? , 1tMi • „ . „„ < h .£ s:mile all'ebraico laah-ruahh.
si valesser di altro ctoe dei prop.-™ ..•"S",^""; uaè già a noi che ne' monumenti più anticm si legge fa/w< £ ."- -
usi ad esprimere le nostre sensazioni co 1 J™»™f\ ,e fan larva, e /am„ è ben simile all'ebraico laah-ruahh D .al proprio, ePnon con quello delle persone «he in no ^e ^^ die il signor Monxx propone , no
Leem Qd^^W~.Aey.nSr^i|SIuli,-àl.« sololricbiede una mutilazion di consonanti, ma non espr^
come poscia gli Spagnuol. fr*}*+^*^$gù terre me compiutamente ne la natura della larva, ne la sua
applicate voci proprie de' loro idiomi a qu ftWjiiare le principale relazione con gli uomini. .
lieti anno scoperte : e per lo più an *W™*^£ P if signor Monti mi oppone che ruahh non mai espr .»
denominazioni piU antiche, con cui le indicavan gì ^ llrc! , ne fantasma, ne ombra di un morto. Potrei
dieeni. . , ,•„,„!„„:, del dire che per lo meno indica un' anima-; e pero indica u
S Quanto a me dunque, pregia e *g*W *J s^ dPel vocabolo fa,w. Ma aggiungo che in uno de mi
Bochart a quella del TEM«*. Ma dubito -che entiambe gg. , ^ z f rf
deggian forse esser posposte a due al re che ne reca op b fl ^ SPECTRrjM ira, furane ruahh
poMunamenle il BuiIet. La prima e ^celtico 6,jr ^ ^|^ .F^ espreMÌone deslinata ad md.car lo spinto
grassa ed umida , e da fan paese. La seconu ■ maligno o sia il demonio. . , .
o fcafc vasto, e da a» isola. Fra le due la seconda e p S H ^^ cor onde A r«A degli Arabi,
. , • ' ofo . ,1Prrhè alauanto più particolare, mi *y __7_7.5... „ „;x „v,» «npsti ultimi dicono otote-
che meno ricercata, e percne aiqua *, r ^ .
u i„ ^j^iirvr» "Fila '■' ìnc;f.prna che i ceni »" f sembra la migliore, ma
..<• • • _iij : !.. i
soia, rra iC «— -- - • ftl ' mi Al nwAA degli Jibrei cornspuuuc .* '-»--- o-
erchè alquanto p,u p J^"*.™ nel lurale ruMe%, e ciò che questi ultimi dicono o?«&
» c'insegna che i Celti nel pi imo v tradotto dal MEmNskt manes defunctorum (i)
rubilTrsrin cfuelP isola farmi tocchi P-ncipahnen* dalle «Afe^e ^^ ^ ^ Z^a in sensod, ™s^i
>
1>
ruhleri è tradotto dai iviemi»^ mo^» ^ v ,
stabilirsi in quell'isola turon ioccu. t>""~; ,---- j sospettato che da faroa in senso di masc"e™
sue qù ila più sensibili: l'esser circondata dal mare , e sventura avessero foggiato 2m w senso dl
l'esser molto vasta. Da esse adunque gli Jet ^»en el ^ J. ^^.^ ^ d'immagine e quasi maschera d
loro proprio linguaggio. Mira etimo °8'* P»0^6"1 P Un morto. Di Wa poi nel pruno senso io tiovava^l 01^
parte più alta del mondo. . . „ cu; fiore awtóan5 il loro halan: ed a^efo«.s e dal gieco ao io soino,
4. Lappa era chiamata da'Latuu una pianto .e fiato_ -tvriiJhiA' della voce
è sosie.uao da un calice , che finisce in «"^"^"Xo È Avrei avuto pur io sospetto su V ™^*Jurì cui
facilmente si attacca alle vesti di coloro che P»»"»- ^ ^ non V ^essi trovata che V™° Jj*^™^
detta toofc dagl'italiani , /am^o dagli Spagmioli leatl' facilmente averla data i Francesi. . Ma ne F
co»*» n-BoLLETb, ella dedusse ri suo^ome latino d a p^ ^ fia ^7^?
sco /«/,« che vale ancor lappola , e eh cgl c^a desi,^ V Irlandesi , anal ed anadl presso quei d ^™a8
lo stesso che llav , taf o fai ^o:^ Jg^S^ft» ed «^ presso i Gallesi ed . montanar i di Sco «a , • ™i
/ai egli fa nascere faóm che nell'idioma de Oreci sig f Romani imposero il giogo. In <lual^ a',ro ™
pTenlere. Anche gli Slavi kWM^^l$£Z letto del celtico 6 trovato anadyl nelU ^ ^^ 0fa m I
- ifeer altro confessare esser qu^po — ^^^l^^ f^ :
per modo, che non solamente il signor Mom,m«i gì Irlanda., divenne Mfa« presso i Bl et toni » « ^cf ,
mologisti'pih antichi an potuto P-porlo con mo Ita ve s . pr aUando da S^ze vanto
miglianza. Si potrebbe citar per essil ^/Jl%ssen at. ?esi delle più ovvie, allora quando da hatan*
^^.'arrampicarsi e Iraut erba ^ se jj^^, « Un .da -luco «^,/, ye stuj ^
Gli Ebrei anno ^/«^Per prendere, e g ^ voce fe da.an artlcolo ¥\n^ \oTdie ancor si con -
per avvolse, congiunse. Ma ne gli «« oiaIieISsecondi la significa aria , fiato , ^f^^^^r«^Wi
trasferita la voce al significato di lappo servano intatte pj» «^ a comune 'il linguaggio,
chiamali qalabaq. , avvolgere , avvi- coloro che con essi anno anc°l<% ,.. > fflciente ana-
Tro/o presso gl'Inglesi to lap per a/^f"V» che i0 L>OTroo4 de'Greci non a con «^ùTe lappare, aUorciglia're, avviticchiare -e si prel ^e^ &. , &{ legame di orlgn anQ
abbian tratto da lap orlo della veste he v jc drf ^ .„ blh altre yo« 1 at.nc, de le q ^^^
sone te^ nello stesso *W^C*?;™£ X*\e a quella del si è cercato di scoprir la vera sorge n , ^^
verbo » ftp non par che abbia antichità eguale q d> .^-^ "elio stud o de^cdtico^ ^^ iin§ua
^^.Sieme gl'Uiirii anno ^ ^sonso^^ conser^ p^di^ltr ^^^^J^^
41 certo potrebbe ^^ -J -cono, meufo « . d. ^ ^ servire alla compi azione , ini --o^ ^ ? lucc
poi sia per le vesti ciò che u v»w f o lingua latina. Lsso ai cerio g penisola: ed assai
1 basco lapà ci dispensa da miai si s a t W su l'istoria antichissima del la nostia P^s0* . 1<H
:, giusta ^À^^&aSmirt della chiaro mostrerebbe quanto ^ ungi da ^ vero si n .
ili uomini e macchiale da dem ^ Q dl scoprilo quasi tutte en_
Questa etimologia non
Oì De civit. Dei lib. 4- , . q „tr
S Sul. se. 3. act. 4- Capi. se. 4- «* 3" clC-
(3) Anni, in apol.
(4) Dici, octol.
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XXI
i inviene Ini numero ci i parole simiglinntissimc e nel senso e nel suono, che si può a prima giunta rimanerne sor- preso. Or altrove ò mostrato die sì fatta congruenza non può esseri' stala prodotta dalia sola forgia del caso, l) altri
pUO essere stala prodotta dalla 1018 lor/a del CBSO, 1 1 Bill B
parte non può credersi che i popoli d' Italia abbian por- tato nella Persia il loro linguaggio; e l'autorità dell'islO»
B51 he
numerose e vaste erai-
• dall' 01 lente all' occi-
na per contrario ne convìnce grazioni ripetutamente siensi Beote,
Un uomo di molta e scelta erudizione mi aveva ob- bietlalo , esser difficile intendere , come alcune voci per- siane abbiali pollilo per tanti secoli conservarsi nel volgo e poscia far parte della lingua italiana , se prima non si Inoslri clic altre voci della stessa patria abbian formato un elemento della lingua strilla del Lazio. Ben sensata e bcu solida era questa osservazione. Nella risposta clic io
sci issi al dotto autore di essa , mi ai plica! donane I mo- strare , in quante voci Ialine evidentemente si discola l'impronta persiana. Questa mia lettela saia premessa al sesto volume del presente vocabolario: e soddisferà in parte i voli «lei lodato signor Monti , indicando ben molle di quelle etimologie rem ie de'vucaboli italiani, le quali egli
SI doleva di non avere incontrate nel corso dell' or-eia.
In a lira simile, lettera clic verrà similmente |.ieli i ad alcuno de' volumi seguenti, esporrò ì canoni di < i [tira, 6V quali ò fatto uso in riguardo alla lingua de' (adii: e inno ciò tara utile ed autorevol corteggio a ciò eli' esposi ne'miei Prìncipìì della scienza etimologica. Slimo per altro die 1' etimologie di questa origine , le quali ò indicate sotto le voci correlative , abbian tale sembianza di naturalezza e di giustezza, e così mostrinsi conformi agl'indicati prin- cipi^ clie appena abbian uopo di giustificazione maggiore.
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INDICE
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DELLE VOCI ITALIANE
'Le cui radici si esaminano in questa dissertazione, ... .. .«-— - - (H numero arabico indica la pagina.)
Abbacchiare 4 Abbaruffare 4 Abbasso 3 A donare io Albicocca 3 Alcova 10 Alfiere 10 Amalgama 5 Andare 11 Arancio 3 Ardito 11 Argaliffa 3 Aspa 5 Bacino n Badaluccare, bada- lucco, balocco 5
Balza , balzare 11 Balzana 11 Banco 3 Benda 5 Barca 11
Birbone, birba 11 Boaro
Bordone 12 Boria 12 Boricco 12 Botro 3 Brezza 12 Bricca 12 Bricco 2 Briccone 12
Brullo, brollo i3 Brolo , bruolo i3 Brucare, bruco 6 Buco i3
Burrone, Burella Cadi 4 Cala i3 Caracollo i3 Caravella 6 Carica, carro , ca- racca 6 Catechesi 3 Catrame 3 Cavo 6 Chiappola 6
Cingallegra i3 Ciocco 14 Ciuffoletto 4 Coccolina 6 3 Diodarro 4 Elee 4 Falda 14 Fanello 14 Fiasco 6 Flotta 7 Francolino 7 Gallare 14 Galleggiare Gatto 3 Gelsomino 7
Giorno 7 Girifalco, girfalco,
gerfalco 14 Gorgoglione 3 Gorgozzule 4 Greppo 7 Gridare 8 Grillare 8 Grosso 8 Imbarcare 3 Izza 8 Labina 8 Ladino 8 Lampone 8 Latino 8
Lena 20 Libeccio 8 Liuto 9 Lucarino q Maccherone g Mammolo i5 Mandorlo g Mangiare i5 S. Ermo Schifo g Sciocco 10 Sobbarcare io Sobbarcolare 10
INDICE
DELLE VOCI LATINE
Le cui radici si esaminano in questa dissertazione: (Il numero indica la pagina.)
Abacus 16 Auclor 16 Balsamum 16 Basis 16 Boreas 19 Britannus ig Canna 16 Cassia 16
Calechesis Charon 16 Cichorium i5 Civitas 16 Clava 16 Coelum 20 Crocodilus i5
Deus 16 Dicere 16 Elephas r6 Exilis 17 Facere 17 Facies 17 Fari 17
Fatum 17 Frangere 17 Fuscus 17 Gibbosus 17 Heres 18 Iasminum Ignarus 18
Ilex. V. Elee Impetrare 18 Interpolare 18 Interpretalio ri Involare 18 Lappa 20 Larvae 20
Laus 18 Leuca 18 Luna 18 Macer 18 Machaera ig Manans ig Mucus 19
— — — ■ v fflwm iw—
D I Z I 0 N A R 1 1
CHE SI CITANO IN QUESTA DISSERTAZIONE
E di cui si fa uso nel corso del Vocabolario , ma che non furono mentovati nella pagina 43 del primo volume.
à%JTSnS?33 Ìn tW° PaflS' bj R' A' Arn,slronS A- Diario italiano inglese del BareUi-Livorno i8*5.
rv .• • ì 1 1 , EnghshEtymoloeyby George William Lemon-T ondon \nW*
SSfris \ÌST ° "• Fr D°mL0UÌsLe ^^Herv^ffs ^ " ^ ^ba^DTn lo-'
Diclionnairc Cello-Breton par Le Gonidec-Angoulème 1821. Il g^nde dilionLu^'italiano olandese ed olandese italiano
se^rtobre Ì8a3aire pr°VeD?al-fran(?ai* Par M-G" Mal" & Mosè Giron. Amsterdam ì?xo
An universal etymological cnglish diclionary by N. Bailcy. London 1751.
TAVOLA DELLE MATERIE
^osjaMe Osservazioni del eh. Signor Pietro
CAr' l'£l£l2% T^ni ~SaSS<«»>èn<è propost (tal òignor Monti. . ir*
<^P. II. Di alcune etimologie italiane omesse ocre- aule omesse ...
CAr" llhlDìi"LCU"\,etÌnt0t0Sk itcUians pugnati dal Signor Monti , e che ciò non osante mi sembrano cere . . mi
CAF' ll' c^°!CT fnWl°Sie **l vocabolàrio' che r. ir 'Z?1*1'10 dl d°»er cangiare. . *
c • ^,;::rc;r'^ "'"•- **^-
Cap. TI. Di alcune etimologie latine non compresi
Indice delle voci italiane , le cui r'„ri: ■' ■' ' "
_. . Questa dissertarne " ? MaflM««~
7icui *VÌtan° in 9uest* disserta' tione' l tcL'noì Tr nd C°rS0 dd rocaboTario ' 43 dJ J °,n° m™l<>9ati nella pagina
4d del primo volume pagina
»
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22
ih.
ib.
VOCABOLARIO
— =*nmm}M 2 ;{C«N«f««<e»o —
PACCIIIAROTTO
1 [Sost com.DecimaqunrUi] ietterà tdc/l-alfìibcto italiano, quinta delle consonanti che m dKono Mule. È lettera labiale semplice™ si pro- nunzia natalmente nel atto che si aprono le labbra, comi nel B se non che si premono l' un contro l[&tro prima di aprirìe,l U "voce si manda fmn con maggior forza. E] assld simile a'iBedV con- sonante , col anale molte voci si pronunziano scambievolmente: se- come Coperta Coverta, Soprano, Sovrano. Consente dopo di sé e Ielle consonanti nella medesima sillaba la L e /„ fi e „» ,SZì L to di suono; come Placare, Applicazione **&™g£±*- fe tunque colla Lp d, insinuavi. (Consente ancora ma- Siù di
ria te !75w N' * 5 l !" T ' C°me P— ^ico ecolo- gia, Loleoplcio. ] JSel mezzo della parola , ma in diversa d!l„l„ immette avanti di sé le L M 11, £ nella sl^iU da o] Sct^ Alpe, Tempo, Corpo, Aspulo; benché la ?, gli si ponga avanti anco a nel principio di dizione, come Spada, Spinta.^ Snntìal P TpZ Jen.ce nel modo più comune , cioè col suono più intenso , onde è neda vocerà ; di che Vedi nella lettera S.» Óant.Purg. il. Rispose- quando i P, che sor, rimasi Ancor nel volto tno presso che stìnti ' Saranno come 1 un del tutto rasi. (N) •
Pa. * (Geog.) Provincia della China, fi)
Paam.le. * (Mit ) Pa-a-mì-le. Divinità egizia , simile a Priapo : e se- condo altri , la donna che allevò Osiride (Mit) ■r,Hl'u ' e
?% det^Znf^ ■T?'™- ^^«^,0,0^ Pagai. * (Geog.) Pa-bà-i. Isoletta della Seo-ia (G) Pabbio. * (Bot.) Pàb-bi-o Sm. Specie di pianta graminacea del genere Atra. Lai. aira caryophyllaea. (N) genere
Paber. » (Geog ) Pa-bèr. iforera dell' Indostan. fi) Pabulo , Pa-bu-lo. Sm, F L. Alimento , Pascolo. Red. Cons.i. 1q4
JjSSn aT'a CSSrld° .fcsV§l£°re di fegato caldissimo, consuma questo allo stomaco 1 umido radicale , che è il pabulo ed il fonda mento del ca or naturale del medesimo stonaco. (V) fQui deUofi- guratamente.J (A) v ' ( " Jl
Pacacamac * (Mit. Peruv.) Pa-ca-camàc. Nome che davano i Peruvi- ani ali Ente Supremo , ne lo pronunziavano se non con grand con- trassegm di venerazione Era riguardato come il Dio inlisbiU ed invocato sempre nelle afflizioni. (Mit) "visione, ea
^rV/^pi'cSf"1"- Add- ' ,f- ''"" "'""- '- *""■*■
Pacamouos. * (Geog.) Pa-ca-mò-ros. Provincia della Columbia fC\ Pacare, Pa-cà-re. Alt. r. L. Sedare: Pacificavi " 6'SSfe. , pa3. 35. (Edi,. deClass.jm sol coi n£oW £t£TlZ Che ancor le fiere orrende amica e placa. (A) (fiySeg" r J& p«S. fio. Ma p0l che Severo ebbe vinto e morto Ni^ó e mr7t ^ cose orientali ec. (N) mono i\ibio, e pacale le
Pacasiuxo. ■ (Geog.) Pa-cas-mà-jo. Riviera del Perù. <G)
SelTl™; TVZtkÌ ^ T™rÌUamente^ fidamente.
£«^4P(Mmr2a" J' TmnCÌUmà> MmaìPìacideÉa^rlS. ^S^rSerTk^^^^ *>' Y*- * datamente. ?^eoTL°;I^-^Jd'Lm- «*«* ***«*■ ^7«^-o.
anfano ec. E pur quell'anno fu il più- n^RS mai ^Wvv"** Pacaziano,* Pa-ca-zi-à-no. N.pr m — Tito PI ?1V il, } > (V)
occupò brevissimo temno JzE, * \, ± ^'ud ° Marc°- operatóre che
Io Scrcvcl.o , io batto ; e pepeca è perf. di paio io batto , ferisco. In ar. baaka percosse con la spada, e bakaa feri, percosse con molti colpi ed in vane parti del corpo, il clic i Napolitani dicono pacca- rejare. in ar. baqqari bastone grosso e fermo; in cclt. bacìi bastone In ted. peasche , clic st pronunzia paìcce, sferza.) Malm.5. 47. Ne vuol tenersi mai tanto sicura , Che rilevar non possa delle pacche.
Pacca dlff. da Botta , Botto , Bussa , Colpo , Percossa , Batti- tura, fiocino , Picchiata. Pacca è della lingua familiare, ed espri- me d ordinario Colpo alquanto sensibile. Botta è più generale : può essere reciproca di persone o cose che s' urtino ; laddove le Pac- che si danno e si ricevono solo da corpi animati : ed è più grave , ed ha non so che di più pronto e più istantaneo di Pacca. Nel tra- slato Botta e un motto pungente , un' offesa od anche uno scherzo. Bussa e ancor più generale di Botta 4. ma non pertanto è solo de' corpi animati. Le Busse ordinariamente si danno con mano o con legno, le Botte anche con l'arme. Queste si possono dar non volendo, quelle son sempre date per nuocere o per correggere. Comechè Bat- titura non avesse tutti i particolari significati del verbo Battere, non pertanto e più generale di tutte le sopraindicate parole. Colpo e Per- cossa indicano più la causa d' onde procedono che l'effetto; ma hanno tra loro questa -diversità : che Colpo esprime il luogo determinato a cui e diretto , e ne deriva certamente una botta o una battitura od una ferita, laddove Percossa non include 1' idea del luogo a cui va, e solamente quando coglie in pieno fa botta. Botto per' colpo o per- cossa è allatto antiquato, e ormai non s'usa che nelle forme avverbiali. Picchio dicesi il Colpo che si dà agli usci per farsi aprire; o l'alto di picchiare nel muro o in terra con colpi ripetuti una cosa accioc- ché vi rimanga confitta. E Picchiata yale 1' atto del dar de'colpi più o meno leggieri ad alcuno. Paccalongakgo.* (Geog.) Pac-ca-lon-gàn-go. Città e provincia nell'isola
di dava, (fi) Pacchebotto. (Marin.) Pac-che-bòt-to. Sm. Nome di alcuni bastimenti, che servono per trasportare lettere oltre mare per servizio della posta, e pel trasporto de passaggieri. Dicesi anche Pacchetto. (Dall' ingl. pack pacchetto, fagotto, e boat barca: Barca e' ;' pacchetti.) (S) Pacchetto, Pac-chét-to. Sm. P~. Pachetto. (B) Cartai: lmag. Dei, Davil. Guerr. Civ. i3 , Red. tom. 4. Berg. (Min) Cor. Leu. 3. 15. Nel' banco delti Strozzi mi venne alle mani un mio pacchetto f di lettere) che mandava ce. (N) 2 — (Marin.) Lo stesso che Pacchebotto. V. (S)
Pacchia,* Pàc-chia. Sf. V. plebea. Lo stesso che Pacchio. ^.(A)JVer. Sam. ii. 21. Che non potrebbe ogni facondia, ogn' arte Fargli al- trimenti abbandonar la pacchia. (N) Pacchiamento , Pac-chia-mén-to. iSm. V. bassa. ] IZ pacchiare. Lat. comessatio. Gr. K'xvdoc. Fr. ■ Giord. Pred. R. Si perdono bruttamente in carnovalescbi tripudii e pacchiamenti. Pacchiano , Pac-chià-no. Ada. e sm. Balordo , Pappacchione.(Dal gr. pachjnoos stupido, stolido, che vien da pachjs crasso, e noos men- te. In ar. baikon e bakkon stolto. In ted. bachant ignorante, rustico, villano, che assai bene corrisponde al lat. barb. baccunus usato nelle antiche glosse per villano e per besso. I Napolitani han pacchiano in senso di contadino. I Gallesi pacair per zotico , rustico , ed i Pro- venzali pacan per rustico , tanghero , rozzo.) BcUdov. Com. 3. 1 1. Uh ! pacchiano. (A) (G. V.) Pacchiare , * Pac-chià-re. Alt. e n. ass. V. bassa. Dicesi dalla plebe pei' Mangiare con un certo acquacchiato suono della bocca. (In gr. pepeca è perf. di paio, che secondo lo Scapula, vai qualche volta io mangio. In isp. pacer pascere, mangiare. V. pacchio. )Bisc. Maini. (A) "> — Mangiare con ingordigia , ed anche Mangiare in conversazione. Lat. comessari, helluari. Gr. {AxQvtrcriifi , àa-wrsi/Eir&ai.PaJn^^.Dclla :abiosa trambasciando pacchio. nBaldov. Dram. 2. 26. Ormi ricordo
occupò brevissimo tempo iltro\o\ersolafi27li' j'.'f™0''6 che Pacca/ [^ fr. bassa? Ferita oPeZss^^
dal remore che fanno le percosse vartlnhT , 'J C°S' deUa
co? ctrrn* bianci di piatti:, ^^StT£S£? X-flì tsch prende quasi il suono di un doppio C si™!'!, "li' e ■
a*ul. cumr&saii, ìiciiuatl. L*' • f&&yv(T(Ttiv , uerojTSVE&^roci.jri scabiosa trambasciando pacchio. »Baldov. Dram. 2. 26. 0 eh' ei pacchia in casa co' parenti. (G. V.)
Pacchiarla , Pac-chia-rì-na. Sf. V. romanesca. Fango, Mota. (Dal gr. pachjs crasso, denso, ed ilys fango. Negli ant. monumenti bacia è in senso di luogo dove si gettan l' immondezze , dal celt. bac fossa. In turco boq immondezza.) Fag. rim. V sguazzo ognora Del Lazio nell' au- gusta pacchiarina , Che pajo giusto un porco in una gora. (A)
Pacciiiarotto , Pac-chia-ròl-to. Add. e sm. V. bassa. Pastricci ino. Tas- . Rap 5. 34- Seimila pacchiarotti a pie reggea. (A) (N)
_ , — w son. Secch. Rap
PACCHIO
Pacchio, Pic-cl.io.Jm. V* plebea. Il cibo infere, fiì> eh é£**>* già, Pasfo. — , Pacchia, sin, (V. pacchiare. In Ar. 6og cibo c. fca in pers. Pà cibo.)/^.^. A bri te* _gU e ,1^, che 1 ar- rosto ec. Dov'è il pacchio maggior, più si fa accosto. * "WJ"*? ; Nel mio tugurio io trovo il pacchio Di grassi agnelli e bevo il latte
Prcrmo^'Pa^chió-ne. [Add. e *».] Che pacchia. Lai. comessator,
hclluo. Gr. iroXMfàyos , Xa.Vapyos.
Pmcuh , Paodà-me! [ fri. Lo stesso che] Paccu.me , Pattume, f.
Seder Colt. io. Avendo cura che tuttavia si piantono al IMout lo ec,
e circondati di arena fresca ec. , anziché d! vinaccia , come allenila
alcuno , o d' altro pacciame. . . »„,„„„„
Paccia.o , Pac-cià-no. Add. e sm. Disutile, Pastricciano Politone.
(Dallo spagn. pachon uomo lento, flemmatico.) Fascol. Aisp. IVo-
ve//. Fiorì Bere . (Min) .
Paccio,* Pàc-cio. IV. pr. m. Variai, di Giacopaccio, accr di Giacomo
o Jacopo. V. (B) . , .
Pìcciott* , Pac-ciòt-ta, Sf. Pacchiamenlo , Corpacciata , Mangiata. Lall. En. Tra*: 8. i56. Poi scannare una scrofa , e quella cotta , Tarsi air aitar di Giove una pacciotta. (Min) (N) Pacc.cme , Pac-ciù-me. [Ji«. Lo stesso che Pattume F.] JoAr. Go/f. ,£3. Nel porle da principio facciasi dar loro nel fonilo (iella tossa ci molta robaccia , e pacciame , che infracidi, e tenga fresco. Pacco. (Ar. Mes.) *m- T. mercantile, li ali a formata di veni ulne roti u litoti di vacchette legale insieme senza involtare {f . Bagaglio.)(A) Paccottiglia. (Marin.) Pac-cot-ti-glia Sf. Certa quantità di mercanzia imbarcata da un passeggero . o qualche altro, per farne commercio per proprio conto , o per metà con quello die glie l'ha affidata, (In
Vi
'frane, pacol.ille, in brett. pagoteill.) (S) ,
e [JY.] Concordia,? 'ubblica e privata tranquilli! a.Conlrarm dil*uer- ,a e 'di Discordia. (A'. Tranquillità.) /.af. pax. Gr. tlpr.yr,. Esp.Vang. Pace è delta da patto, il quale si serva, ovvero si dee servare dall una e dall'altra parte comunemente. Fior. PiruAM. Chi non conosce pacp, mai non avrà niente. M.f. li. i. Prendendo principio dalla natura e condizione della pace fedelmente osservala , la quale è certo fermo e indubitato fondamento e grado delle mondane ricchezze e della mon- dana felicità -, secondo il mondo , ella è madre d' unità, e cittadine- sca concoide. Ar. Fui: 3«. 2. Non conosce la pace, e non la stima, Chi piovalo non ha la guerra prima.
2 * Dello assolutamente per Trattato di pace. In questo senso di- cesi Condizioni , Articoli della pace; Infrazione, Violazione della pace; l'are , Conchiudere la pace, Trattare, Ratificar la pace , ec. (A)
3 • Con l'ogg. del nome della Città , Provincia ec. si esprime il
luogo in cui è stato cojwhiuse il Trattalo di pace; come La pace di Vestfalia, Lt pace deTircnei ec. (A)
K [ln sentimento più esleso. Tranquillità dell' animo, Quella pace che-
viene da Dio , contrario d'Inquietudine, Affanno , Travaglio.] Peli: canz. 20. 5. Pace tranquilla, senz' alcuno afiànno, Simile a quella di' e mi cielo eterna. » Dani. ùif. 5. Noi pregheremmo lui per la tua pace. E Par. io. Da martiro E da esilio venne a questa pace. (P)
a _ [hi questo senso Volere , Fare , o simile , pare con Dio == Riconciliarsi con lui.] Dani. Purg. i'ò. 1%4- Pace volli con Dio in sullo stremo della mia vita.
5 — » Tranquillità , Silenzio , Lontananza dallo strepito , dal tumulto. Quindi per modo di saluto dicesi Dio vi dia pace ; e per modo di lì. enziare o prender licenza augurando bene, Andate in pace, Rima- netevi in pace. V. $$. iz, e 32. (A)
6 * Parlando delle cose che hanno facoltà di muoversi o render suo- no , vale Cessamento o Sospensione del moto o del suono. Da.nt.Inf. 5. Su la marina dove'l Po discende Per aver pace co'seguaci sui. Bocc. Fiamm. lib. 6. Il fiorifero zeflìro sopravvenuto col suo lieve e paci- fico soffiamento, avea l'impetuose guerre di Borea poste in pace.'S'en. Pisi. Quando '1 mare è lungamente in pace, e' torna in polvere o in sabbione. Bentiv. Teb. lib. 3. Quando riposa Tranquillo il mar ed ha co' venti pace. (Br)
5 — Dicesi Con buona pace, [Con pace,] o Con pace d'alcuno semplice- mente,e vale [Pacificamente^] Con grazia e soddisfazione d' alcuno. Lai. tua pace , vostra pace. Bocc. nov. $i. i5. La quale non potendo io avere dal padre di lei come amico, e con pace, da voi, come nemico e con l'armi, mi ha costretto amore ad acquistarla. Danl.Conv. 4- Nel quale (seno) con buona pace di quella disidei o con tutto il cuore di riposare l'animo stanco. Sagg.nat.esp: 2^3. Il che, sia detto con pace di quel grand'uomo, abbiamo trovato esser (also.Ar.Fur.il. 12. Che d'esse alcu- na sì bella non era, Titiro e Melibeo,con- vostra \->ace. Malm.6.8y. Sia detto , o senator , con vostra pace , Tant' oltre il poter nostro non s'estese.» E Tass. Ger. Lib. io. 5t. Ma se più questi, o s'altri a lui simile, Alla sua patria, alla sua fede infido, Motto osa far d'ac- cordo infame e vile, Buon Bc, sia con tua pace, io qui l'uccido. (P) 8 — t Dicesi Con tutta pace , e vale Pacificamente.] Dant. Purg. 2. qq. Veramente da tre mesi egli ha tolto Chi ha voluto entrar con tutta pace
ma pace.
- * Dicesi In buona pace , In pace d'alcuno nello stesso signi/ì- ato del $. 7. Bocc. g. 5. n. 4. tit. Col padre di lei rimane in buo- .ia pace. (V)
10 — Dicesi In santa pace , e vale Con quiete , Con comodo , Con agio. Salvin. Disc. 2. 162. A che fine dunque egli vel pose, se non perché quivi si rimanesse suo domestico e confidente, e a grand'ugio e in santa pace il suo fattore servisse e contemplasse ?
1 1 — * Dicesi Lasciar stare alcuno in pace , e vale JSon infastidirlo , Non dargli noja. V. Stare in pace. (A)
!•« — \Col v. Andare:] Andate o Rimanete in pace, o simili : modo di dure o di prender licenza , augurando bene. [ f. Andare in pace. ] Vii. SS. Pad. 1. 108. Andate in pace, figliuoli mei.
» — Andare io pace si dice di Chi muore con isperanza disalvez-
PACE
za. [V. Andare in pace, $$. 2 e 3.] Tass.Ger.12. 68. E in alto di morir lieto e vivace Dir l'arca : s' apre il ciclo , 10 vado in pace.
3 — ■* Andare nella pace di Dip vale In pace , Con Dio. F. Nella pace di Dìo , e V. Andare nella pace di Dio. (N) i3 -r- Col v. Avere.- Aver pace = Aver pazienza. V. Avere pacc.(V)
2 _ * Non aver guerra né lite. V. Avere pace , 5. 2. (N)
3 — * Darsi pace. V. Avere pace , 5. 3. (N) _
4 _ • Tranquillarsi , Cessare dal moto o simili. V. §. O.jJS)
5 — Aver la pace di casa := Stare in grandissima concordia, Es- ser conienti. Lasc.Sibill.1 .1 .Dove che, avendola, aremo la pace di casa.
l£ — Col v. Concludere: Concludere, Formare la ^acc— Dar termine a trattalo di pace. Giac.Nard.Vit. Giacomin. In casa loro alberga- rono i sindachi de' Ghibellini , venuti a dar compimento alla pace, la quale fu conclusa nel 1779. (P)
,5 _ * Col v. Creare: Crear pace fra nemici = Pacificarli, òegr. Fior. Slot: 6.182. Papa Niccolò dopo la sua assunzione al Pontificato cercò di creare pace intra i principi italiani (G. V.)
,6 — iCol v. Dare :] Dar pace , [la yacc=Q Melare,} Pacificarci^.
Dare pace, §• i.ì ■ „ ,, ,-. , .
2 — Dar del buon per la pace. [f.Buono sm., §.<?., e Y. Dare del buono per la pace.] Fir. As. 96. Ma ella, tutta tremando, e dando loro del buon per la pace , ec. .
j * Dare il buon per la pace —Menar buona ogni cosa, Accor- dar tutto per non entrare in litigio. Baldov. Dram. 1. 16. Cercherò me' ch'i' possa Dargli il buon per la pace Perch'e'non m'abbia a met- ter 1' ugna addosso. (G. V.)
4 _ Dar la pace, e simili ^Baciare m segno di pace. hot. oscu- lali. Gr. <pi\ù» t& aTÓiJLa.ri. Pecor. 1. 1. E , sanza più due, si do- narono la pace più e più volte. • .
5 _ Dar la pace == Far segno di baciarsi , o Porgere a baciare una tavoletta sacra, [f. Dar pace, J.3., e V. §. Jp.l
6 _* Dar la pace='Vateare, Accommiatarsi. ^.Dare pace,$. *•(■*) , — Darla pace al nimico:=Pa«yicar.s! co;i/ui'.[ KDare pace, §.2.]
8 — Dar la pace di Marcone, in. modo bassoz=Congiugnersi car- nalmente, [f. Darsi la pace di Marcone.] ,
9 — Dar la pace vinta = Conceder la positi per vinta, quando e pace . cioè del pari. _ e e 1 r , _ Dio vi dia pace : modo di salutare, ir. Dare pace, y 6.]
,, — Dai-si Vacc— Quietarsi. [K. Darsi pace, $.*.'] Lai. quiespere. Gr.aw7iu«W3«i. Bocc.iiov.43.i6.La. giovane, datasi pace di ciò, gli pregò per Dio , che al castello là menassero,.»»^, rim. 18. Che sol mi s'è posata Entro alla mente, però mi do yacc.Cr011.M0rdl.28i. Non essere iscioccoec. di rinchiuderti in castella , o in ville , o 111 luoghi, che non vi sia i medici buoni e medicine, perche ne inter- viene che l'amico si muore , e spende nella fine due tanti che gli altri , ed esseiie fatto belle , sanza il dolore e il repetio dell animo, che mai te ne puoi dar pace.cTo.^, hot. esp. 1Ò4. E tanto meno ar- rivavano a potersene dar pace , quanto oc.
„ _ * Pacificarsi. V. Darsi pace , §. 2. (N) ii — *- Darsi la pace insieme , vale anche Pacificarsi, o piuttosto Darsi il saluto cristiano. I-'. Darsi la pace insieme. (N)
.4 — Non dar pace ad un cane : modo che esprime Ira veemente e pertinace. . _. . ,
,n _ » Col v. Dire: Dir pace = Pronunziar parole di pace, Chieder
pace con umili paride. V. Dire pace (N) .
j8 _ [Col v. Essere : Es<er pace tra due ò più , dicesi quando sono o esser debbono in concordia.! Cron. Veli. 5f In questo me/,zo nics- scr Franceschi Gambacorti , eh' era de' maggiori di Pisa , s mtra- mise , che pace fosse tra 1' Arcivescovo e noi.
» — Essere in pace , Io slesso che Stare in yacc.C avole. ci pecek. Cr 2. Venne adunque Iddio ad umiliarsi all' uomo , ad esser morto dall' uomo , per essere in pace con lui. (il testo Quuuuaiio, seguito dal Taverna, qui legge: per istare in pace.) (P)
3 — * Essere pace , detto nel giuoco. V. §■ *9\ ó- Cw)
4 — * Essere in pace, in altro sigmf. V. §■ 6. (N) . _ ,9 _ [Col v. Fare :] Far pace, [o la va.cé]=Depor limmicizia, /or- nare in concordia. [ V. Fare pace.] .
, — [E variamente.] Din.Comp. 3. 67. Noi non faremo pace, se Pistoia non si racconcia. Sem. Ori. 1. 20. 56. E che liberi sieno a tutti piace , Purché con Truffaldin facciati la pace.
j —Far pace o Esser pace, diciamo nel giuoco, quando due hanno il punto pari, o sono egualmente distanti da un certo segno.
' _ È fis. in sentimento disonesto. IV. lare pace, %. à.ì
5 _ • Dio gli faccia pace. Modo di pregare riposo a morti. V. Fa« j^j-ji- (N) d. Miicone> ^ Hesso Dap ]a pace di ^
cone y % 16. 8. Lasc. Rim. 1. 121. Allor trova. o 1 pappafichi armati, Talché fatta la pace di Marcone, I maccherei! rimasero sca- dati. CQià detto in ischerzo.J (G. V.) . ao _ Óolv. Fermare.- Fermar la pace. Lo stesso che Conchiuderla. yS.,4.er.Yirmave,$.4.G.V6.73. 11 Re di Boemia entrato in Un- gheria? per solenni ambasciado.i degli Unglicn fu richiesto di-pacy la quale , rendute le terre onde era il conquisto , Sl fermo con ma- trimonio tra loro. (P) q„,.i„„j„ Cmn*'-
21 _ * Col v. Mantenere: Mantener la pace = Serbarla, Consa- varla. V. Mantenere, $. 2. Folg. Liv. Dee. 1. f 2. e. 10. Publio Valerio, il qual sopra tutti gli altri fu pregiato in far guerra e pace mantenere, mori l'anno appresso. (P) . ,.-lnì„i,;.r„ n;„
22 — Col v. Mettere : Metter pace = Frapparsi per ristabilirla. Pw. Comp. IH, 2. Disse che il sangue reale di Franca era venuto ,n To- scana' solamente per metter pace nella parte di Santa Chies a^ (?)
33 _ * Col v. Morire : Morire nella eterna pace di Cristo — Mout
santamente. P~. Morire , §. 2^. (N) .
24 _ [Col v. Pigliare]: Pigliare o Portare alcuna cosa ni pace o in santa
PACK pam Sopportala ,,,,;„ rémmmiec , .v,,//;,>-/„ ,,,„ „,„.,,, •
a5I^XcPo^S 'u '■'■■'' -•'•■pU» ».,.-...... ,.,..,
-/• v/ i '"'"' '" I'"' AwwVloroiftPowi in duci
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PACIERE
tanto , e tonta eppt fai*
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aG — [(',,/ sai die è? portatelo in pace; che quello che i „ essere, sarà un altra volta. /f,>„. ,„„. Gu»«. o3. M..I fino amore <•"'» pi diatene Ch'aggio iìmr quella in mi tengo speiSzo ò porto ,,,,,„-, ,u, che m« addivene; / 7,.c. *«*. |«. 5 gobbo 2 J per^ogu ragione portare m pace i miei guai,
Oo/t». Posarej Posare o Riposare in pace jtf rèe» nello slesso senso ,M lai. Itequicscere in pace. Poliz.ìsim. iS,.i. T. 2 f ni ««["»*<*« Ni voce , in pace pus, , Dica ciascun che mi passa -«lai »anu. .... b dKa tu che morto in terra giace , Vinto dal crudo Amor, riposa in pace. (P)
BS — ; Col m. Ratificare .• Ratificar la pace = Confermane il tratta- io.U pacegta su, nino. Segr. Fior. òtor. 6. S03." Credeva che fosse
EU£ in l.),i,lia* c,u' " conte ratificasse la p^^^S^
-.*>-• Coi >•. Recare : Recar pace tra due o più = Rappacificarti LuonoharL. D.nComp. 73. Messer Matteo Scali ebbe tant , a ni. ó che s. nn.se n recar pace tra i Cerchi e gli Spini. (G. V )
, ' ~ , Rcc?re, a P;,cc = Pacificare, y. Recare. (N)
V fJl J /, '^ '/r,R",Ur'/ Ìn,prtC.C Z° "e"° cAe *da™ in Pace. in \vue ,dÌ ó nef '""' *K* ^ R^Me, cancheri éc, Restate
in pati , audio per sempre, addio.
3' ~ ' n°' V'. ^Wedere: Richieder pace, Richiedere alcuno di pa- ce = Domandare di tornare in concordia. V. C, 37 (Ni P
""'mSX1; Rimanere jn pace Lo stesso che Andare in K fc^^E^1-* ** E V0,> P««voli donne, colla sua
33pa7e.*^l";7RÌ(PN)arC: RÌP°SarC ^ PaCe' L° stessoche Posarc in 3.', * Col V Ritornare: Ritornare alcuno in buona pace con altri— Bene rapinici fi cario con „„»!/„ »„„„ „ * __ o r l , . , ' —
.5. Con loro in buona
35 — e die
'">. «fi, Il quali
11 figliuolo col |
Pacificato, Pa-ci U-ci \o\Aàd.m.éa Paceiicau. V.A r ,&)?„ ig., ,
• (t.hir.) l'a-che-a-hl, ■-!., ,,, ■„. Sf.l'.C. Lai nari,,-»
[;.'~}r»cbeab.ephara.(DaW^ ,, ,*£%£&
paipeniu.J Ispessimento del tessuto de le pafoeLjv tanta ,„■,- ;.,/■
'/'/,;,'" ''"' " V'V' ''"'" "„/"""''"- ' compilatori BolegneH £■
7 """""'l seguitati , lessero nell' eS. del Medi Pacchrfln a
Posero altrimenti in', schiera l>.,,l„n(, , /.,/ tZ&fà l5Z
fasciculus. Gr. illfflit. ,la ,-,,,,„, ,t „/is ' " ^ ^--'
•«JM-eu, pacq f ln anglo-sasa . pocca , hi island. /-«Wc Meliono i ZcTZJ" ¥' PhaCeU°>e l'^Ans fescetto. Sembi-a che « , ' ove .iT '' llpoco modlfi«>to >n Germania, siasi difh„o in a, , ove .abbia prodotte, pacco ed indi pacchetto e pw&S ) /W tu
■ letS-d^l^SLfmT n°" PUl0 ia'CÌa(,11Ì « ***«
nofsoft ff da iJ'T°' W c 7>'"--<--^»°- Il Piichetto può «sere non solo di lettere, ma di roba altresì. Di lettere „ d'alt,.: /;,„,; ì ""JT
d ordinano i figo, Il P/,co è segnatamente £ Lttre //Xcli !!
vo^'dtra'chH'11 !""^ rbl""C » >«^ ^£SdC voci ama differenza non trovisi che d' una varia-zinne n.i ' . e
P*chux,co .' (Terap.) Pa-chi-à-ti-co.^. e IZT.ZTat* SgÌÉm
(Da pac/rys spesso , denso.) Incassante , Condensante ' M O ì PAcmcu.M.A.* (Mcd.) Pa-chi-chi-mi-a. J^.G. £«. pactchv'.rla^n,
Pachidermo.- (Zool.) Pa-chi-dèr.mo.^^.e^.^.G.Z^ pachiderma crassipelhtus: (Da pac/^ denso, e ,/,;■«« pelle .)Mamm,:C che h Z
)'Teec. (A OT ^ ' " ''"WCe'W'tó ' C motamo , il mi
P^aprPaSg^a-ChÌn°- LaU ***** CU?° M^icma^i Pach.tea.* (Geog.) Pa-cbi-tè-a. ÀVw-a r/eZ PCT-«. (G)
vo
3
Bene rappacificarlo con quello. Bocc. s.5 n pace il rilornò. (V) °
-.ea, e Fabbricando »n^Z^^ %^^„™^ ^^ ^ 'Pa-ch^-a. i.V^ *Z P^. (G)
e romperla pace o no? (G. V.) ' «^"V"**» PACH1T0 * (Mit.) Pa-cbì-to. i\Wi, A „„0 ^^j i J„MTC „„ is,.tvf
» - Romper pace ad alcuno=CW* dalla buona concordia vHT't pg"U° lno ^,n,§r- ^^to grossezza.) (Mit) * °
Muover contro ad alcuno, f. Rompere (P) -6a~eCr. sLare^ \£?$ P3Ce = ^~ ^^-^e, ^«re P^ fj^M&djdutare Sta in pace.X^.^ax tìbi>Ù.JJ.
Stlo' i .li Z! ^ 5l m0naC0^ 6 tjova»^lo già 'col fanciullo per ytta.lo si gh dice: Sta in pace, frate; or ch'è quello che tu fai? (V)
VT , nu lon!aiT:.,To™ar a, V^^=Rappacificarsi.Camlc,Spécdh\
£eV« eonor,? 6 ^ T'16 C.arilà- di Dic ' ' che ave»do '' «°mó lare a pace Idd^n P V"^0' r' um'liand°^N né curandosi di ter-
pee , de r'u'omo- 5) " Umi110 a d0DMnd"re C "cMetóe P»™
38co7j,S/rf«lTif ^ : Tf "arPade' la Pa« , paci = iW„rar * coiictó^ferfe.] .ecce. no^. <?. ^. A que' tempi soleva essere il lor mc- stiere e consumarsi la lor fatica in trattai- paci.
39^iS^OSLN0n V°ler ^ Pa" nÓ ^a^o/er coniar %l2aìJ^ ^%€ l! t-g-a guai a chi la lieva; . « c^-
P». e ^„ a ^ ti . ■ • " ' e "' racicre.j /foce, tor
do'lf Ph3°6L ó -he ò PÌUtt03t0 °mcio di Pacia»c, che di Raglia,' staoS ;^fCC*.-/^r,- f 3" In tanto dla P^pacificaJ ótu Na* slagio, che 1 caldo delle lenZuola suol pur 'esser buon paciale a - Pacifico. Pto. ^rfr. Op. Mor. 3. 17S. Numa. . . . , „OI„; ha ciale e desideroso di rivolger gl'animi de'cittadini alla cultura d,' li terra ec. onoro Gennajo del luogo primiero. (G.V.) {È sembra al che aver questa sigmf. il Paciale del Bocc. nel §. i .) (N) Paciako Pa-ci-à-no. iV. nr. m. Lai. Pacianus. (Dal la t. pajc, pacis ace.)_o«/^o vescovo eli Barcellona nel quarto secolo e *dL7de rato come santo padre. (B) (Ber) wisiae-
PacuBe , Pa-cià-re lAtt. F. A. V- e di' Appaciare , Pacificare.] G A,;',,,t 2- Anbpuosono con ogni loro opera ec. di levare messer Pirli b SU° Pr°Pomme,,to ' e di Paciario con messer Mastino. l^cuao, Pa-cia-ro. l^dd. e sm. V.A.r. e di' Paciere.] #. r. -, 5g 2. Urdinò paciaro e legato Fra Latino cardinale , eh' era in Róma-* s»a per la Chiesa. E 8. 42. 2. Gli diede titolo di paciaro in Toàca- <ia, per recare con la sua forza la città di Firenze al suo intendimento
CIBILA1RNTI- Po.M.kl ^,!„ *» j.. r, ir* ,.„ ... "*-•»■".
fi meSf^3 RL X 3- 6'^ Q«CsteD"^rclfe"„on^oTgne Pi"Hm£™C",t "^jS SU? forza la citta di Fire'nzeVsuolntenaW:
ncZTi ™J? P"' e-emPx,° a P°p0li Che «ono offenditori , chetai- Z^^'/11^-^^^ Aw- " ■ A- ^ « ^'Pacificamente.
r°diSce.gt;aad;rp;caeCriCaCtAe^a ST^f J*" P™™ ' Smentì.'^ **' "l™ ^^ Sl deC F*". PaCÌbÌlln»tc * di^
4i — * Convicn lasciare i morti in pace: * Diteli per * fare intendere che pfrIDARE-* C^eog.) Pa-ci-dà-re. Antica città dell' India. (G)
non se ne dee dir male. (A) P TJWe 'greche Piente , * Pa-ci-én-te. Add. e sost. com. V. A. F. e è Paziente.
sZllonrh- TTeUa,f ttrSmU> '° d'ahro metal,° i owm, di cri- n-Tif' /,°"' J^*' .'" 3<?'- Q1'6811 ta,i sono molti i»gannati , se
vo alcun Tfl ' nella qUC'le,è intatliat0 ° sc°¥ì° « bZorilie- Satin"" ^^ * henì^1 E 3^- Dee anche l'uomo per' ri-
vo , alcun aggètto sacro , e che si dà a baciare nelle chiese eZ> P P Ua SUa creazlone e«ere paciente di ciò che Dio gli faVm
conciluaFedeh.Ondeimodi Dare b Porger la pace ec Ball tZ PASIEHTf ME«" , ' Pa-cien-te-mén,te. Avv.'r.A, r. e di Pazientemen li
Ciò mostrano assai chiare le due paci che di sua maestiJnzI ^si'fon ^^ EsP°^^-393. Poiché dunque l'uomo si conosce laD '
servano nel tempio di S. Giovanni. (A) Pallar.Ist. Coli 3 A6T'e ^ .Pacletnte'«ente portare li suoi flagelli. DiaLS.Grvg. 4. S6. Non
465. Era gran desiderio negli Spagnoli che si p^nde sé a' mvtr P F'°l ^ l?acle«temente così gran male. (V) *
altresì spedante per le .sessioni /„». 1 1 prendesse a un ora Pac.enza, Pa-ci-èn-za. [Sf.] r.A.r.e di' Pazienza. Fr. Giord. D.Echi
Questa raeione hpnp «ì wf-ns» o ™„„*„ >„„„ki,„ ^;m^,v u j
per indicie l^SZTn-ZTc,^^ ^^ ^ **** C^»« L rfe«« v,JaeSrZUTli ttEt&^S*»* ^^ /,3P-* &,?feS£.*idd0» dÌ Dio eca.r(Bei^NTe ' D°rmire ? ■fl^^i2Sf;7S*W*?^*fa àGioiee'di Temide , alla
2Paib. lac;°,'/a(Br- ^ e «■ z«£- p- <B)
Paceficamehte, Pa-ce-fi-ca-mén-te. [^(.y e^^ ^ p^-id -e
-Bocc. g. 6. p. 5. Anzi v' entra ^^™.f\e ^3 P^Cihcamente.
morato D' un altro ; e Ciapin abbia pacienza.»J>'e77«. S. Ag. 6j. A- nraham accuserà coloro che non hanno pacienza nelle pene. E 60 .Dovremo stare ec. con pacienza , in tutte le avversitadi. E ivi: Che ci gioverà avere auto pacienza con Isach ? Cavale. Specoli. Cr. 53 Reputa giusta ogni tribolazione , che Iddio gli manda e hanne pa- cienza. Gr. S.Gir. i3. Lo quarto grado di santa iscala sì è pacienza. jc. 14. Alla pacienza si è conosciuta la sapienza dell' uomo , che le torti podestà vince V uomo colla pacienzia. (Altro lesto l^ee- A pa- cienzia.) B. Gio. dalle Celle Leu. 7. Quelle ebe hanno ricevute delle percosse m questi romori , credo , pacienza li conforterà. ( V) Pacìemzia , Pa-ci-én-zi-a. .(Sf.} K.A.r. e di' Pazienza.. Sen. Pisi. o,. IN01 dobbiamo confermare J' animo a intendimento e pacienzia deLde-
miei tffnt™'" AM1 V ent10 Pa«ficamente, e con «ntv™£ , di P ^X E &' U 2ST alcUna, volta si dilibera ™ P-'"»«a-
P™. p P Paciere Pa-ce-re. ^^tó. e .«. J*w. Padera.] /I/«/ii«ore ««• tratto,* e
àW ICAaE ' Pa-«-fi-ca-J«. Uft r- -*• r. e ■</«'] Pacificare 5onC „OM ^^derle paci , Quegli the fa far pace, Mezzano dilla pace.]-,
cre.zfooc. no». Paaa;o , Paciale , sin. Lai. pacificate^ pacis artiiter.Gr. i^rB.rff!
l' A CI FÉ no
o. 106. Il Pontefice non paiea buon paciere
x, Palliw kt. Co..-
^^^TpJ^^Acalor, «primenel generale co-
Facieic etili, ila ™jV popolazioni che sono 111 guerra :
^l^IXnnX 'ncUa^ace o1 die individui , o due famigbe ,
^STtUST ÀTThl ^«e reca lapace.Car.En.
/, 6'V ;-' E ea li su la poppa ut» ramo alzando Di pacifera u-
, 4mici7C,l e) Vi siamo cc.Eii.i5i. Eran nel campo già
Srai^uU Di pacifera oliva ambasciadori Della citta latina a lui
2 -^\m^%™Lme di Minava; ed anche di Marte in qual-
P.oncT^K'-cS1! N. pr. f. Lai. Pacifica. (B) \' • -
rlcrctB'LE Pae-n-ci-bi-leP ittcMi. Da potersi pacificare. Segner. "gSrarfk^ 9- E pure se gli occhi sono nimici « captali ,
fossero almeno nimici , quali sono gli altri , P"«&fJ- , , PiriKTCAMBSTB Pa-ci-fi-ca-mcn-tc. ^W>. Con pace, [In pace, A cheto,
tt:c;:iVt,^
Paneficamcnte , Pacibilmente, sin. Lai. pacifice, quiete. Gr. sif>»>M*«sr. Bice Conci 7 L'arnie similmente la salute difendon di coloro che Sitamente di viver disiderpno.. GuiccSior. 16.777. Quelle due citta ec le possedè pacificamente iiisinoche Giulio Secondo ce. Pa ScImekto1, Pa-ci-fi-ca-mén-to. iSm.J II pacificare, [1/ P-^^P- rJZo alle' antiche relazioni amichevoli fra due o tre ^^ zioni eh' erano divenute nemiche; Riconciliazione. — , facincazio- ue , sin.] But. Purg. ì5. ». Lo quale vocabolo è a dire piccolo sole, per pacificamento e reduzione del superfluo. Pacificaste,* Pà-ci-fi-càn-te.Part^ Pacificare.Cfee pacifica.F.direg(0) Pac f care, Pa-.ci-lì-eà-re, U«.] *«r/ar pace, Metter pace, quietare Rappattumar. , [Ridurre a concordia uno con un altro, ^onedm^, Riacconciare.) -, Paceficarc, Appac.arc, Appacn.care Pacare, sin Lai. pacificare, reconciliare. Gr. à**Xk«.TTUi. Vlt. ò ò.faa, i*\1*': Hai sì pacificato lo tuo popolo , ebe non trovi q»*"™1 fra loro. Cavale. Frutt. lihg. La quarta cosa ebe ci mosti a commen dabile la confessione , si è la sua grande efficacia e virtù 111 ciò cnc vivifica , scarica , pacifica, purifica e giustifica il Pcccat°re' { Aì
2 _ rarìo uso. Serm. S. Agost. 38. Se la tua offesa fu ^ parole^! parole la pacifica. Pelr. Uom, ili. 280. Mandò eziandio J^«"£ lajo , vescovo e cardinale d Ostia, per pacificare la Toscana della currra nuova e vecchia. (V) . _ ■ ..
3 L N. nass. [Dar pace o la pace a sé stesso, Riconciliarsi, J or giù r odio , lo sdegno/il rancore j e nello stesso significato Riconciliarsi con uno, Tornare amico o in concordia, Deporre 1 inimicizia ] Kap. pattumai-si , Quietarsi , Far pace. Seni. ótor. 2. 86. Il Re ni Cale- cut s' era ornai pacificato. .
4 _* E n. ass. Tass.Apol. Se pure è vostro uffizio di pacificale, pa- cificate innanzi che sia cominciata la contesa. (G. V.)
Pacificato, Pa-'ci-fl-cà-to. Add. {in. da Pacificare,] Che ha fatto pace, Quietato , Rappattumato , [Riconcilialo.-] —, Paceficato , Appaciato, Appacificato, sin. Lat. in concordiam adductus. Gr. «*yg**rf»*>os. Filoc. 3. 11. La non pacificata fortuna , invidiosa del fallace bene, non potè sostenere di tenergli alquanto celato il nebuloso viso. Vant. Pwg. 5- 56. Sicché , pentendo e perdonando , fuora Di vita uscim- mo a Dio pacificati. Pelr. son. gì. Sol due persone cheggio ; e vor- rei 1' una Col cor ver me pacificato e umile. Din. Comp. à. o'j.Sioy. non faremo pace , se Pistoja non si racconcia ; perocché , pacificati noi , i Ghibellini terrebbono Pistoja. . .
Pacificatore , Pa-ci-fi-ca-tó-re. Ferii, m. di Pacificare.^ Che pacifica.
Appaciatore , siri, Lat. pacificator. Gr. «pwrroio's. Segii. Mann.
Novemb. li. 3. Questi , per verità , non solo sono pacifici, ma an- cor pacificatori. E appresso : Se se' indisposto, se impedito, se ina- bile ad essere ancora tu pacificatore, non però ne succederà che resti escluso da questa beatitudine. a — * (Mit.) Soprannome di Giove. (Mit)
Pacificatrice, ' Pa ci-fi-ca-trì-ce. Verb.f. di Pacificare. V- direg.(V) Pacificazione , Yivci-ti-ca-zió-ne.Sf.Lostcsso che?ac\\\c.amcnto. ^.(A) Cai: Jpol. 26 g. Potrebbono levar fermezza alla pacificazione, e men- tre sono fuori , dar segno di non buono e ben pacificato animo. (B) Davil. Berg. (O) Pacifichissimo , Pa-ci-fi-chìs-si-mo. Add. m. superi, di Pacifico, — , Pace- fichissimo , sin. S. Agost. C. D. Or qual sarà lo spirito dell' uomo clic non avrà verun vizio , al quale soggiaccia, né al quale consenta, perfetto di pacificissima virtude ? Pacifico, Pa-ci-fi-co. Add. [in. usato talora anche in forza di sin. par- lando di persona. PI. Pacifici e Pacifichi.] Di pace, Quieto, Ama- tor di pace. — , Pacefico,*i'n. Lat. pacificus. Gr. iìpynx.ós. Vit.SS. Pad. 1. 1Q1. Questi fu di tanta bontà e virtude, e sì pacifico, che eziandio quelli ch'erano suoi pertinacissimi nimici, pareva che sem- pre si vergognassero e tremassero quando, il vedevano. Cavale. Frutt. ling. Pognamo clic allora pajan pacifici; se addiviene che sien messi alla pruova , incontanente si versano , e mostrano il veleno che han- no dentro. Menz. rim.t.66. Che v' e su Pindo altra corona eterna A i pacifici studi. » Gr. S. Gir. i3. Iddio disse nel Vangelio , che hcncavvenlurati sono li pacifichi. (V) Cresc. Prolog. Ma i pacifi- chi e umili avvegnaché ce. (Pi) Guitt. Leu. 3. 10. Pacifichi gli uo- mini vivericno , se via fusse tolto Mio e Tuo. (N) 2 — * Che significa pace , Ch' è segno di pace. Fortig. rim. 210. Che la fatica mi é venuta a noja Più che al soldato il pacifico olivo. (G."V.)
PADELLA
e guerriera per purgare le provinole meridionali della Francia da'Bra- banzoni , specie di banditi che saccheggiavano le cose sacre e le pro- fane , mettevano a fuoco e sangue 1 paesi e commettevano violenze
inaudite. (Ber) „ , . 7-77-
3 ♦ Anabattisti del secolo xri. che andavano attorno dicendo di
essere annunciatori della pace , e con questa artificio seduceveino 1
P°4°il* Nome dato a que' teologi sincretici ossia conciliatori, che han~ no cercato un mezzo per accordare cosi ì Cattolici co Protestanti , come le diverse Sette di questi fra se stesse (Ber) t. — * Specie di sacrificio; quasi l'astratto di Cose pacifiche. Comm. Dani Purg. 10. E offerse David sagiifizii innanzi al Signore e cose pacifiche. Ed avendo congiunte (David) quelle cose ^offerendo h o- locausti , e li sacrifizi! e pacifichi , benedisse il popolo nel nome di Dio delli eserciti. (N) „
Pacifico * N. pr. m. Lat. Pacificus. — Compagno di S. Francesco , primo provinciale de' l 'rati Minori in Francia , trovatore e incoronalo da Federico II. (B) (0) -
3 - * (Geog.) Oceano Pacifico , Il Pacifico, r. Oceano, $, 1, 2. (G) Pacisati. * (Geog.) Pa-ci-nà-ti. Antichi popoli d Italia originarci dei-
PaciÌiT* Pa-cì-no, Pacio. N. pr. m. dim di Pace. V. (B) Pac ozza , Pa-ciòz-zà. Sf. dim. di Pace. V. bassa. Riconciliazione a, V*mTvole£adue persone corrucciate per poco. Vaso. Cen*nov ,0. E fatto di nuovo una buona paciozza ec. , se n andarono kmat- tina , ed ognuno se ne tornò a casa sua. Aret. Rag .% mandato per il desinare , facemmo una paciozza allegra allegra, (A) (B) Paciuca. * (Geog.) Pa-ciù-ca. Citta del Messico (&)
PACODXl)(^ ^S^tt^nm ^i Sìuminanù,dei.
V"%af^i&f^cialmen^ del Perù. Usuo corpo è coperto
di finissima e preziosa lana,] ed è. del genere di quelli da cui alcuni
Ì£nZhe sf cavino ^^b^^^s^S^S.
metto vaca in lingua cantabra o ^asca.) Red. È, sp.nat.5g. IX eli inuie oc
cidentaf fsttZfioj negli stomachi,pur delle vigogne d* tarve, de
euTnachi e de' pachile filali tutte son da noi chiamate pietre bezoar.
guanacm e ae 1 « , 4 pacomius. (Dal lat. paci* homo
PAuo°mdi ^-S^ùitutore della regola de' Cenobiti della Te-
baide verso il principio del ir. secolo. (B) (U) ,
PACor*'(FUol.) Vl-eon! Sm. Nome d' un mese ^copto , che risponde al
nostro maggio -.'era U nono mese degl'Egizu. (Mit) Paco^ * (Geog.) Pa-cò-ni-a. Antica città dell' Asia nella 'Mescola. V"m7a.- holetta uilacosm seltentr. della Siedala foce del Bau (G) PacÓro * Pa-cò-ro. JV. pr. m: Lat. Pachorus, (Dal pers. palar o pa-
W amminisUvatore de le altrui cose. ) -r- Figlio di Orode ,d più
iZlr7f,ni principi arsacidi - Re de' Parti al tempo di Ira, Z. -Re d Media , fratello di P^ologeso re de' . Parti. . - £e ffc
Armenia. ^ Re di EdeÌa.-fìomedì quadro *« Pacti *(Geog.M»£. popoli dell' Asia ne' dintorni della Palude Meotule «,) Pact A * Pà-cti-a. iV. pr. m. (Dal gr. pactos compatto , ovvero dal
S! pactum pattò.)- \idio che strifuggl in Cuma ed un oracolo.
PaTto^'mSTpS-Io. Lo stesso che Fattolo V. (G) PiST '• (Geog ) 0Pa-cù.ni. Indiani del Brasile , nella parte occiden-
PAct ?e*%Z°°tÌ cui PInt. iS dell'Indie sul Golfo del Gange.^ PACuvt; C' S 1% pr m, Lat.Vacunus. (Dal lat pacem ave* PTo desidero la pace.) - Marco. Poeta drammatico latino, nipote d, Ennio , ed clinico di Accio. (B) (Wtit) .
Padella. (Ar.Mes.) ™f^f-\2riera le vivande. Lat. [patella,] sartago. friggono o ™™™^U£TqZ£ che hanno cosi furioso, e accesa Gi-.t-wccvov. Cavale. rruit.ung. v^v*, -^„ i„ r,ailplle vecchie in
zelo /son simili a quei che vogliono acconc »rk ^«^SS^ ciò, che valendo acconciare un perdio p re q e rompono tutto il fondo, Bocc. noV- 90. o. r che le Rovani
Itrepjié , e dell'olio mjson ^ommcio ^g gjtog. ^
gli gittasser del P«| |«'J f cominciarono a prendere de' quasi vivi nella padella gli mct èva ce , p.
^be^-ed-a gì»- su per la tavola davanU a IJe. Agii. Paiul.
un male, incorrere in ini maggiore l^ce^.JJ ^ tf
cinere , in pruna? incide e, W^jg& ncl fuoco. » Ar, Far. abbiara costui tratto della padella, e -.JM? dice .
13. 3.0. A quella immagc
sto
lanca ini e venuta a noja riu cric aisoiuaio ìipaeunu uu™.^. > ■/ - * (St. Eccl.) Pacifici o Pacificatori 'furono appellali nel secolo sc- o quei che seguivano /' Envtico dell' imperator Zenone , e che col >eteslo di riconciliare i Cattolici cogli Eutichiani, abbandonavano
fin fi »ji? min fini f r\iirllif\ ffil .• r* ri et n n e r> ^n/>i'^
le definizioni del Concilio calccdoiicse. (Ber)
1 — * Quelli che nel secolo x.11. formarono una società religiosa
Che sovente in proverbio il vulgo dice 13. 0.0. Jinwii» i.u.«"s- 7 Cader della padella nelle brage.^) mi tigni. Mi-
sia macchiato esso , ^rgg. g^^^-*?* la stessa
mederis, atquc ipse ulcciibus se at cs. n
padella Veggo che £« «d P-^ol «at jn ^ & ,
[A4,e7Craeila[ ^aleUa 'e ^atto ] f J<=; «jg-^ gft-J
ir^m^S pr^f ;^.^^ '■ ^S— a un tempo cura alla padella e al gatto- l. vi I p ^^ ^ che ,. w
<JJ
!Pf[*u.t*
i'\ni' u.a.io
e — Qos] anoht chiamasi wì fase, di rami § ,, ,// taira, di cui sì wvona gl'ùifèrmi per fare a letto i toro agii lai. scaphium. Gr, ■ >■ Ùalm, 3, io. Vedendo poi eba il Qusso roccappclla cc.Co- marcia a ;;i ■i,i. ii- : guardia . la patii lira. a — (Chini.) Quella parie della campana da stillare, dove si mette la materia eh» si distilla. Cr, 5. fS, i$. La padella s'empie di rose, e 'I cappella del piombo <tì si póne di Bopra; {Qui il tot. ha patella.) ? — * Dicesi da' vetrai Padella, Padcllotto o Padellctta. ad alcuni vasi in cui fondano il vetro. Onde Padella morta quella che abbia ^ poco calore, V. Mori» add, , J. /.v ; a V. Padéllotto. (A) (1). T.) .5 — (\ii.il.) Quella parte del ginocchio, che inginocchiandosi posa in ferra, [Dicesi anche Patella • Rotella Jftronz.ràn. Natura, ch'ebbe a ogni cosa l'occhio, Fé* l'uomo; e, per fornirlo interamente. Gli pose la padella nel ginocchio.
( — * (Mann.) /'<■;• simil. Specie ili nave piatta e larga. Buon. Fior, f, :;. /. Venne col fuoco Dna padella di Portofarina..£'<S'a/wn..ibi> wo*. ivi .- Col fuoco tU-1 cannone. Una padella; cioè una nave corsara, pialla e larga per non essere osservata ; Portofarina , porto di Bar- ivi la. (\) ■ Padellato. (Ar.Mes.) Pa-del-1«-jo.[Ja'rfrf.e4iH.£o stessoebe] Padellare. >f. Putii \,;o. (Ar. Mcd.) Pa-del-là-ro. {Adii, e sin.] Che fa o vende pa- delle.— , Padellalo, sin. Jl meli. i. 116. Già riscaldava verso i padellali LDBLLATA . l'a-ikl-là-la. fciV'l Tutta une//,, aunntJlh ili ivi/./. ,-A„ ,',, ,,,,,
PADRE
....... — , i auciio|u,oin,jinn,vi, i. nu. via rtseaiuuva verso 1 pauellari.
Padellata , Pa-del-Ià-ia. [J>7'.] Tutta quelli quantità di voi, a che in una s'olia si cuoce nella padella. Lib. son. 3s. Luigi , io eblji, fa poche mattine, Una tua padellata di frittelle. Bardi.). 101. Or dimmi tue, Quant' uova vanno in una padellata? » Red. Leti. 6. nS. M'arri- sicai, dico, a lame friggere una solenne padellata in lardo vergine (N) Pabellbtta , Pa-del-kJt-ta. [Sf.] dùn. di Padella. —, Padellina, Pa- dellino , sin. Lio. air. malatt. L' orzo ec. s' abbronza in una padel- li! la di ferro. Padellina, Pa-del-li-na.iV/:t//7ra. r//Padella.Zo stessoche Padellctta. /^.(A) 2 — Cosi anche i lattai, doratori ce. dicono Quelle che servono ve'
candellieri da chiesa e da tavolino , ec. (A) Padellino , Pa-del li-no. [Sm-] dim. di Padella. [Lo stesso che Padel- lina, f,] Ciri]}: Calv. i. go. Quivi eran verniciti e calderotti E padellini , coni' usano in mare , Dove bollono e cuocono i lor cotti Iahellone, Pa-del-ló-ne, [Sin.] acci: di Padella. Padella grande. Pros. Fior. 6. 11)5. Piglia un padellone , e vi caccia dentro ec. i semi ge- nitali di tutlc le cose. E appresso : Oh che bel padellone doveva es- ser quello ec. Padéllotto , Pa-del-lòt-to. [Sm.] Padella grande , [Padellone.] 1 — (Chun.) [Nel significato di Padella, § z, 2.] Ar. Vetr. Ner. 1. 22. Per fare un'acqua marina di garbo e bella si piglierà la fritta di cristallo , e si metterà in padcllotto. E appresso: A un padéllotto di libbre venti di cristallo in circa si pigli once sei di canterello calcinato e preparato.
* — * Onde dicesi Padcllotto morto , quando abbia poco calore. V. Morto add., §. tS. (A) Padeutona. * (GeoS.)Pa-ckr-bò-na, Paderborna. Città degli Stati Prus- siani nella Vestfalia, (G) Padiglione. (Ar. Mes. e Milit.) Pa-di-glióne. [Sm.] Arnese di panno, drappo , o simili , che applicalo nelle camere al palco , cala sopra l letto , e circondalo ; e in campagna si regge sopra alcuni legni, e serve a difendersi dall'aria, standovi Sotto al coperto. [Esso è allora di forma quadra o circolare, che va a terminare in punta, a differenza delia tenda , il cielo della quale è fallo a mo di letto. Non e più in uso che pi-esso i capitani supremi degli eserciti. Lo imitarono i Mo- ntani dai popoli, orientali, e nella decadenza della loro milizia ; ai tempi il, f' egezio alloggiavano sotlo un padiglione dieci fanti col de- cano. Gì' Italiani ripigliarono i padiglioni dopo le crociate. ] Lat conopeum, tentonum, papilio. Gr. ««vaVtTor. (in fr. pavillon, in isp pabellon , in ingl. pavilion , in lat. papilio , le quali voci o media- tamente o immediatamente derivai! dal celt. pabuillon, pavilhon .pa- lliala e paillum rimasto a' Brettoni ed a' Gallesi nel senso medesimo- . e torse il volgo inseriva il D in alcuna di queste radici , anche pri- ma che la pai te colta della nazione facesse uso del P.) Bocc nov A8 o. Quivi fatti venir padiglioni e trabacche, disse a coloro che accom- pagnato P aveano , che starsi volea ec. E nov. g6. 7. Il quale dalla cultura 111 su era strettissimo , e da indi in. giù larg0j a gu;sa di un padiglione. G. F. 5. 16. 4. Per la qual cosa , quando venne al par- torire,, fece tendere uno padiglione in sulla piazzadi Pài ermo. Dàton 4 2. Parea quant' era benigno e cortese A quelle donne impallidite' e smorte, Che nel bel padiglion di Dario prese. Stor. Nerb. Smontò di nave , e andò a Oringa , senza far danno a persona ; e giuntovi appresso , tese trabacche e padiglioni. Alain. Gir. 7. iAì\ Quando si son degl inimici accorti, Che fuor de' padiglioni aveau fati' alto Per clonar al castgi l'ultimo assalto. Seni. Stor. 4. i69. Occupò tutto '1 paese co' suoi -padiglioni.» Buon. Fier. 4.2.7. E casse e cassapanche e padiglioni. E Salvia. Annoi, ivi: E padiglioni, letti a padiglione Ora usano le camerelle e i canopè. (N) 'V &«""<-•
2 — * Dices, Padiglione maestro il Luogo dove soggiorna in guerra un generale, e die la comune con voce frane, chiama Quartier crene rate, (dr) x & ic
3 ~~ *rPiceA Padiglione degli uffiziali Ha caserma. (Gr) 4..— nices' ",l modo avverb. A padiglione, e vale A maniera di
ambóne ^ fe°rgQri6.i.» fuori copèrti eli tetti fatti
■5 _ * Sembra usato anche per Bandiera , Gonfalone, alla maniera francese , e come usasi tiittoia nella marineria. G. V 7 6A Por tovvi ,1 detto conte e capitano il padiglione grande del comune' di Fi- renze , il quale rimase alla partita da Messina, e' Messinesi il misono per ricordanza nella loro grande chiesa. (Pr)
6 — * Per similit. Qualunque panneggiamento che serva a co- prire altari , troni , mense ec. (Ne) '
(Ar.Mw.) /. doginitll ari, Fame che 1/ dà a ciascuna della fac- cette tlelfoiido d'un diamante. Nelle ginù „ distinguono il Bordo /./ l avola, le Faccette, il Padiglione. Benv. Ceti. Ore/. ia. Ma rm mdo occorre che sia in essi (diamanti) tonta iminui-ata i/»th'i{Hezza ■ chi Bicno buoni d l acqua, ., usa di tinger loro un padiglioi lomcnte,
olire lo «peCChlCttO. (A) (\ )
— (\1yh1.) Torricelìa che ,i salleva dagli edifizii; così dalla a ca- gione della nmtgUanza ch'egli, ha colle tende 0 padiglioni avelli . , Citi. (A) (N.) °
J — Sorta i/i scula a bastoni , che sorgendo dal sunto in furimi circolare con gran punita, insensibilmente poi ristringendosi, si va pori,,,,,/,, al termine, tanto che il piede, senza pu„t„ disagiarsi , la può satire, foc Dis. (A)
3 — . * In alcuni luoghi si è dato questo nome ad ale uni piccioli eaijizu , posti davanti ai palazzi reali e staccali dal corpo de pa- lazzi medesimi , destinali a stanza delle guardie. (Mil) 4 — * (Mus.) Parte allungala in firma d' imbuto , che termina certi strumenti da fato , come il corno , la tromba , il trombone , l'oboe, il clarinetto. (L) ' *
» — • Dicesi Padiglione chineae , Un istromento musicale da per- cossa , che ha la figura d'una specie di cappello d' ottone, che ter- mina con una pania , ed è guarnito con varie file di piccole cam- panelle. Il Padiglione danese e assicurato mobilmente alla cima diana stanga ai ferro mediante una scanalatura. Quegli che lo suona lo tiene in mano, dandogli coli' altra un movimento ' di rotazione intorno al proprio centro • ovvero lo scuote fortemente in cadenza, in modo .che tutte le campane risuonano insieme sul tempo forte dalla misura. Jlsso ci e pervenuto dalla China , e si adopera nella musica militale, e nell orchestra di alcuni teatri. (L)) 5 — * (Anat.) Dicesi Padiglione dell'orecchio, la Orecchia propria- mente delta , ossia la massima porzione dell' orecchio esterno Di- à e. Mcd. (0)
5 — Dicesi Padiglione della tuba del Falloppio , la Porzione al- largata a foggia d'imbuto , che termina il condotto escretore della ovaja. (A) (0)
7 * (Marin.-) Drappo d'ordinario di slamina che secondo i paesi ha forma differente , e s'inalbera sulla parte superiore degli alberi o sopra, il bastone di dietro o della poppa , per far conoscere la qua- lità dei comandanti delle navi, e la nazione alla quale appartengo- noDistinguonsi i padiglioni di buonpresso , di scialuppa , di com- battimento , di consìglio , di poppa, in berna. Le varie nazioni ma- rittime hanno diversi padiglioni, che le contraddistinguono. (0) 7 (St. Mod.) Sorta di moneta [di Francia eh' era in uso nel secolo xir.] (Fu coniata per comando di Filippo di Valois, il quale v'era rappresentato assiso sotto un padiglione: e quindi prese il suo nome.) «*/rf>- J1.2. E poi (il Re di Francia) fece un'altra ^ moneta d'oro, che chiamano leoni ; e poi un'altra, che chiamano padiglioni.
Padiglione dift'. da Baracca , Tenda, Cortinaggio, Cortina, Tra- bacca. Il Padiglione è stretto nella più alta parte , e poi viene al- largando. La Tenda è più semplice , ed è cosi detta perchè tendesi orizzontalmente o traversalmente. I11 senso militare, Padiglione, Tenda e Trabacca valgono quasi lo stesso ,- ma il Padiglione è sempre più sontuoso e nobile della Tenda, e questa della Trabacca.Corùnaggio si chiama tutto ciò che fascia il letto e lo chiude , il quale può es- sere o non essere fatto * padiglione. Cortine diconsi le parti laterali del cortinaggio. La Baracca in 6nc è dileguo, per lo più bassa, e può essere coperta o con legni o con tende. Padiloniensf.* (Geog.) Pa-di-lo-ni-èn-si. Indiani degli Stali Uniti nel
territorio di Missurì. (G) PADiNATi.*(Gepg.) Pa-di-uà-ti. Antichi popoli d'Italia che abitavano verso
la foce del Panaro nel Po. (G) Padipolo.* (Geog.) Pa-di-po lo. Gruppo disoleile nell' Arcipelago delle
Maldive, (fi) Pado. * (Bot.) >V«z. Nome volgare di una specie di pruno selvaggio.
Lat. p'Fùnus padus Lini (N) Padova.* (Geog.) Pà-do-va. Lat. Patavium. Città del Regno Lombardo-
f^eneto , capitale delia provincia del suo nome, (fi) Padovana. (Filol.) Pa-do-và na.eV/: Padovane chiamatisi le moderne me- daglie fatte ad imitazione delle antiche; cosi dette da un celebre pit- tore il quale riuscì mirabilmente in tale imitazione, e fu G. Carina o , secondo altri, Luigi Leo o Leone detto il Padovano , fiorilo nel secolo xrit. (fi) (N) Padovaneria.* (Filol.) Pa-do-va-ne-ri-a. Sf. Lo stesso che Padovanismo.
V. Tesaur. Berg, (O) <,
Padovanismo. (Filol.) Pa-do-va-ni-smo.eVrai./l/a/i/era di Padovano, Pro- prietà o idiotismo del linguaggio padovano. — Padovaneria, Padova- nità , Patavinità, sin, Salvili. Annoi. F.B- 1. 1- 2. Accusò Livio di padovanismo. (A) (N) PadovanitÀ. * (Filol,) Pa-dova-ni-tà. Sf. Lo stesso che Padovaneria
e Padovanismo. f. (A) Padovano,* Pa-do-và-no.^cW. pr. m. Di Padova; Attinente a Padova. (B) 2 — * (Geog.) In forza dì sm. Nome della provincia di Padova, (fi) Padovano. * (Ar. Mes.) Siri. Indicasi con questo nome un nastro di varie lunghezze , il cui ordito è di canapa o di lino, mollo fini e la trama di seta e spesso di borra di seta o di bavetta. La fabbri- cazione di questi nastri ebbe principio in Padova, d'onde il loro no- me , e si fabbricano alla stessa maniera de' nastri comuni. (D. T.) Padraccip , * Pa-dràc-cio. Add. e sm. pegg. di Padre. Benv.Cell. B.U cord. 45- Da per se fuggitosene a casa di Domenico Sputasenni suo padraccio. (N) Padre. [Sin.] Il maschio diqualunque animale,[il quale ricevequesto nome quando abbiageneralo figliuoli, Parlando dell'uomo dicesi anche Genito- re, Babbo.— ,Patre,s/H.] (/^.Genitore.)Zzz£. pater. Gr.ira.Trip. (In pers. pe- derymant.sass.fxt/ipr,mted.vater,inisved.fader,in olaud.w«/e/-,incelt.
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ctbair.) Dece. Proem. 6. E . olir' a ciò , ristrette da voleri, da piaceri, da'comantl amenti dc-padri, delle madri ce, il più del tempo nel piccolo circuito delle loro camere racchiuse dimorarto.Pr/r.cwic. .24. 0. beato il rad, e e benedetto il giorno C'ha di voi '1 inondo adorno. Dani. Par. i4- 65. Per li padri, e per gli altri clic fur cari. Anziché ics- sci- sempiterne Gamme.» E Purg. *3. Lo più che padre mi dicea : figliuole ec. Salvia. Aimot.F.B. 3. 3. o. E di vero certa e la ma- die , il padre incerto. (N) .',.,»■. »., « «t » , , _ iSaio senza V articolo , al pan di Madre. Vit.S. Gio.Bat. 1qq. E questi fiori voleva recare a patire e madre.. (V) 3 — E ed dativo. Segue,: Mann. Marz. 19. 5. E vero eh egli tu Cristo , ma pache di puro nome , di assistenza , di
altresì padre
all'etto. (V) . „ . , ,
4 _ Co' pronomi Mio, Tuo ec. anteposti, scacciai articolo; onde non si pub dire ex. gr. Al mio padre, ma Ai padre mio. Contrario esempio obliamo nelle Vii. SS. Pad. 1. 100. Ogni cosa che 10 ho udita dal mio padre , v* ho fatta sapere. E 200. Essendo ci nmaso dopo il tuo padre. (V) Sen.Pisl. sol. La vecchiezza del mi padre, che molto mi amava mi ritenne. (IN) , " .
, Detto per venerazione de Dottori della Chiesa, e altri òcrittori
sacri , Instàidori degli Ordini , Religiosi claustrali , e spezialmente de loro Superiori, e principalmente del Papa.[Wel significato de >. Dot- tori delia chiesa , dicami anche Santi Padri e Padri della Chiesa. ] I eli. l'cd. Imp. Mandammo nostri solenni messi al reverendo Padre di binai venturosa memoria messcr Onorio papa. Guitt. Lett. 28. Spe- zialissimfj signore e padre mio, messcr Don Angelo priore di Canial- duli , speranza e intendimento dell' ordin vostro. E appresso: Signore e padre mio in terra singolare , se io credessi potere giunger ^lau- dando , ce. Vh. SS. Pad. 1. ifi. Visitammo anche l'abate Sera- pione , lo quale era prete e padre di molti monasterii ,. intaiitoche sotto sua cura stavano ben diecimilia monaci. E i5i. Nel qual luogo sono ben cinquecento monasterii ec, li quali si reggono sotto un prin- cipale padre. E i53. Un altro anche v' era, che ec. molti edificava per la sua dottrina , referendo li detti e gli esempli del suo padre maestro sant' Antonio.
3 Detto de Senatori Romani, [nel pi. e per lo piùcon l'agg. di Coscritti] ,
Lai. patres, patres conscripti.Gr. cruyysypa^eVo; ita.rifti.Jmel. 90. E ampliato il loro senato, e il numero de i padri cresciuto ec, si^ rintuz- zarono le loro forze. E gì. Con più prosperevole agurio da' padri , che altra volta l'aveano rifatta, fu riedificala la terza fiata. (Parla di Firenze. ) Liv. Dee. 1. Vollono dire che egli fu morto e dimem- brato per le mani de' padri. Tao. Dai}. 1. 3. In Roma a rovina cor- revano al servire consoli , padri , cavalieri , i più illustri con più calca, e làlsati visaggi. E 1. 5. Intìntosi Poropejano, e strappato con decreto de' padri fasci e pretura , ec. E 1. 6. Chinandosi insino in terra i padri a scongiurar Tiberio. _ ■
2 [Per similit. Padri] anche oggi si chiamano i Senatori delle
altre repubbliche. Bemb. Stor. 3. 4$. U duca Ercole di Ferrara venne in Vinegia a salutare il principe e i padri, e a pregarli che accettar volessero nella loro cavalleria Fernando suo figlinolo. Z?^/. 49- P"' *a qual cosa mandarono i padri a Ravenna artiglieria da batti rie mura. ^ — * Inventore. Lasc. in Rem. 15. Maestro e Padre (il Remi) del burlesco stile. (G. V.)
PADRONATO
Padria, Pà-dri-a. [Sf.) C A. V. e e?/' Patria. Amm.Ant. 2. 6. o.T.V loia si conviene la padria lasciare, acciocché uomo possa acquistate suino.» (L'tdis. del Murescotli lui: Talora si conviene la patria la- sciare , acciò che alti i possa ce.) (B)
Pi ciucci uot.0 , Pa-dric-ciuò-lo. Sin. dim. di Padre nel senso fi g. — , Pa- drccciuelo, sin. Fir. firn. buri. 1. 363. (Utrecht al Reno, 1726 .) Il padricciuol , che '11 cicl sonando andava , Tanto sonò , sonò^ che 1 poveretto Poco mancò che ec. (A) (B)
Padricello, Pa-dri-cèl-lo. Sin. dim. di Padre, come titolo di Religioso claustrale ; e s usa comunemente parlando di Religioso giovane di Lassa sta1ura.Fbrtig.Ricc. 9. 118. Circonda il padricello almo splen- dore , Il qual con quella luce alzato il piede , ee. (A) (B) E 3. ,g. Finito il prego , Rinaldo gli disse : Chi siete, Padricello? (G. V.)
mulesco muc. ^«j. v .j
5 * Il primo e il più illustre che sia stato in alcuna scienza od arte.
Tass. Jpol. Padre delle belle lettere e delle Muse, perchè m'ingan- naste voi nella fanciullezza! Aver. ì. 1. Ornerò, padre dell'eloquenza e delle liberali discipline. (G. V.)
6 — Per meta/ [Maestro, Precettore,] Autore^Z)rtwf.//i/l23.*^. Ch'egli è bugiardo, e padre di menzogna. prit,SS.Pad. ,do- O padre d'ogni inganno e d' ogni fraude , inimico d' ogni giustizia , ec.
r, * Causa. Forlig. Rice. 10. 4l- Ma perchè il vino è padre delle
risse, E di tragiche cose e dolorose. (G. V.) 8 — Talora è nome d'affetto e di riverenza, [f. $. 1, 3.}Dant.Purg. 4. 44. O dolce padre, volgiti, e rimira Coin' io rimango sol, se non ristai.» Forlig. Rice. 4- 34- Ho un po' scherzato Qui col Padre, per fare ora di cena. (G. V.) (j — * Dello per Quel Sacerdote che assiste agl'infermi moribondi. For- tig. Rice. 20. 108. E pietà chiede a Dio , e chiede ajuto Al padre in quell' orrendo passo stretto. (G. V.) ,0 — » (Eccl.) Questa voce nella Sacra Scrittura significa talora Dio. Padre si prende perla prima Persona della SS. Trinità, nel qual signi- ficalo dicesi Eterno Padre o Padre eterno, Dio Padre. Jf i Padre si pren- de anche per l'Avo , il Bisavo, l'Autore della famiglia, il Re, il Ma- gistrato, Padrone , Signore, Protettore, Benefattore ec. S atanno è dello Padre della menzogna ; Jubal Padre de' musicali istrumenti ec. V. 55. 2, 4, 5, 6 e 8. Dani. Par. 27. Al Padre, al Figlio, allo Spi- rito Santo. Pass.Prol. 5. Battezzogli nel nome del Padre ea.Ca.yalc. Esp'is. Simb. 1. 6. Il qual procede dal Fadre.Maestruzz. 1. 43- La generazione non significa la persona del Padre. Segner. Mann.Apr. 17. 5. Il padre genera, ma non è generato. (Br) Aver. 1. 24. L'Eterno Padre rimirando la bellezza ec. del Figliuolo te. non può.non amarlo infinitamente. (G.V.) / 1 — * (Bot.) Padri della botanica chiama Linneo Qurgli autori che
primi stabilirono i fondamenti eli tale scienza. Berloloni. (O) 12 — * (Gtog.) Portò del Padre. Porto dell'isola di Cuba. (G) l'Ai.r.EcciuoLo, Pa-diec-ciuò-lo. Sm. dim. di Padre. Lo stesso che Pa- diicciuolo. A'. Car. Volg. Long. Am. Padrecciuolo, noi siamo cac- ciatori , e per cacciare approdammo a questa spiaggia. (Min) pADiEf amiclia, * Pa-drc-fa-mì-glia. Add. e sm. camp. PI. Padnfami- glia. Padre di famiglia. S. Agost. C. D. L. 19. C. 16. Quelli die sono veii padrifamiglia consigliano a tutti nella lor famiglia , come a' figliuoli, a cultivare , e ad acquistare Dio. (N) Padreggiare , Pa-dreg-già-rc. [JS. ass. Lo stesso cAe] Patrizzale, y. Lai. patrizart. Gr
riniro 11 prego , runaiuo gu uisse : »_.ui »m.c, * nu..v.^..« . v~. . ., Padiunato.* (Milit.) Pa-dri-nà-to. Sm. Lo stesso che Patriuato. f.(.Gr) Padrino , * Pa-diì-no.^m. dim. di Padre. Titolo di religioso claustra- le , usalo come Padricello. V. fiv. lett. (A) Forlig. Rice. 9. ii6. S'accosta il buon padrino al letticciuolo, E gli dice: Fratel, morir bisogna. (GV.) Magai. Leu. Fam. 1. 19. Questo e un padrino (il gesuita p. Terroni) di Pistoja , che ha più di quarant'anni di reli- gione. (N) .....
2 Compare, che meglio dicesi Patrino. (In isp. padrino : in frane.
parrain. ) Segn. Purroc. insti: 6. 1. Non ammettere per padrini al sacro battesimo quei che per la loro ignoranza non sono abili a tale ufìzio. (V) .
3 _ Quegli che mette in campo il cavaliere nel duello ed assistelo. Fui comunemente Patrino. V. (In isp. padrino ha questo senso medesimo, al quale sembra che sia stato esteso , dappoi che indicò il cavaliere, il quale assisteva il novizio , che veniva ammesso ad alcun ordine
• militare. Il frane, parrain ha questi ed altri sensi. V. padre.) JSen Sani. io. 20. Prendon del campo , e non fan più parole , Per dar principio alla crudel tenzone ; Dai lor padrini è dispartito il sole , E già ciascun la lancia in resta pone, ec. (B) Farclì.òtor. In qualun- que modo il padrino di Lodovico non voleva a patto nessuno che Lo- dovico combattesse, se Giovanni non combatteva con quella medesima spada cosi mov.iA.Car.Le.lt. Si fece la giostra per trattenimento. Capo d' una parte fu il nostro duca di Camerino, e dell' altra il conte d A- eamonte. Ciascuno condusse nove altri cavalieri, e ciascun cavahero aveva due signori per padrini. (Gr) Tass. Jpol. Le quali (armi) non dovrebbono essere ricusate dal padrino dello avversario. (G.V.)/ al- lav. Ist. Cane. 3. 829. I duellanti e i padrini incorrano nella sco- munica , nella corifiscazione ec. (Pe) _ . . . ' ' Padrocikio , * Pa-clro-ci-ni-o. Sm. V. e di' Patrocìnio. Cortic. Eloq. tose, dedie. 3. Determinai d'appoggiarla al padrocimo d alcun Signor d' alto affare. (N) " * . Padrona. Pa-dró-na. [Fem. di Padrone. Signora, Donna.—, Padronessa , Patrona, «'«.] Roez.Farch:2. 1. Ora se tu volessi dar legge, quando debba o stare o partire colei, la quale tu stesso t'hai spontaneamente eletto a padrona , non ti parrebbe far villania ? » Forlig. Rice. 26. 5o. Al tuo bel volto Crescerò pregio per illustre strada Con porti in testa la real corona , E intitolarti d' Affrica padrona. (G. V.) Pacronaggio , Pa-dró-nàg-gio. [Sm. Lo stesso che ] Padronato.^. Lai. patronatus. Gr. **rfwtlH. M. V. 9.98. [Dee il Re ec. avere tutti eli omaggi ec. ,] e tutte giunzioni e alte e basse , e padronaggi di chiese , e ogni signoria e ogni diritto. Tran. gov. Jaou 58. E cosi il nome del padronaggio rimarrà pure ne' primi. _ , 2 _ Padronanza..y«/i\^wert. 1. 2. 19. Quella prerogativa, che della volgar lingua , e del suo nome , e del suo, uso, e del suo padronag- gio1! non giustamente , ci siamo appropriati. (V) ' Padronale , Pa-dro-nà-le. Add. com. Di padrone , Domenicale. De
ir»rpid'(1ii>>.
Lue. Dott. Volg. 1. 1. 6. Berg. (Min) . . .
Padronanza, Pa-dro-nàn-za. iSft Superiorità, [Donnino, Signoria.-, Padronia, sin.} Lat. dominium. Gr. hniforHoi.Salvin.Pros. Jose. 1 3. Essendo poi l'uso e la padronanza delle lingue e la regola presso il popolo, ed essendo la nobiltà il fiore più scelto eil miglioramento di quello, sembra che propria sia d'un nobile cittadino la protezione della sua lingua.» Segner.lncred. 1. 29. Non mirate voi tuttogiorno la padronanza che esercita la medesima volontà sopra il corpo stesso nel soggettarlo ai dolori, o nel disprezzarlo, mandandolo fin incon- tro aU'istcssa morte? (P) Aver. ,.2,5. I padroni quando a loro schiavi davano la libertà, con uno schiaffo gli percuotevano, esercitando cosi l' ultimo atto di padronanza. (G. V.) ,
Padronanza diif. da Padronato. Padronato o Patronato e il diritto di conferire certi benefuii ecclesiastici : e in generale dinota qualun- que protezione congiunta a superiorità che Sl eserciti sopra un uomo
0 un ordine di persone. Padronanza significa 1 essere o il far da pa- drone. I padronati d'ogni sorta davano atlantica aristocrazia la pu-
PA^r^z^
§.4.)Tratt.pecc.mort.-Di questi peccai, non sono neente cheti coloro che i beni dflla Chiesa e i padronatichi di Gesù Cristo spendono in mal- vage usanze./W. f.,.53. Messer Giovanni de Manfredi .dimestico del Conte , gli disse : in cotal mattina , per cagione di padronato, e e debitore il Vescovo di Faenza di mandare una gallina con la pul- cini di pasta e di carne cotta. . „„;„,.,v, Padronato Pa-dro-nà-to. Sm. Padronanza , Imperio, Superiorità. —, P,XS-io sin.\ h Padronanza.) Borgh. Mon. ,44- Avendo
1 imperadore perduta la principal ragione della possessione e del pa-
* -TratÀZÌe, Protettorato. Lui. patrocini;,™. Gr: ^yofl, Com. Inf.Yò, Questi foe della città di Firenze, il cui patrone e santo Gio- vanni Batista , la qual cittade ebbe prima al tempo de Pagani per patrone e difenditore Marte Iddio di battaglie, e quando fiorie dt Gn- Sade, fi Fiorentini tolsono via il titolo del Renaio E appres- so : Dice ancora , che Marte con 1' arte sna , cioè con le guerre ,
*4 t
i/M
^
PADROKCINA
"'TI, In '"^ r-la' ''■"U,l"; i;l' ioUm° '' "U" <1<-1 padronato,
a (in iitrio ii san Giovaum. ' ■
S -'Dominio o Possesso di an terreno o ali,,, fendo stabile. ( \)
4 JiZ'il ^,'i"-'°"r '", s'h" *"/"" ' to»m ecclesiastici, Diriuo <> potori, conferhy, [In questo senso , ,! quale i ora il più /„ uso /«*Uo ,„„•/,, «nticamnu Patronato, Padronati», Padro «cri ó j 5 pai renati», ,ua patronati, .. Borgh. />>,-. 7W. ./,- Molte omo ''• Jwwoayi veggono e di beiti loro e -li Chiese4, ondo \, voi l
padronato E .,,-. Si era riserbato il padronato e supremo ...< io-
i«dm nella ordiaa»ione e disposinone di esso men^S ( V) to
•» -(•'"»•) Miwseric • Padronati, Nomi co'quafi s' in&caìni luoghi «fon* si ramo /, parte qualità delle lane di Spagna. (A) a
vlTZT V •|-t,,i:"-<-'— ,;V: '//«» .* Padrona.&tfrtkWfj)
1 *'!..«.. no, Pa-jlroiw.-i.„.[yW</. esm.]dim. di Padrone, [cosi detto per
WMO.] £a*. herus minor 7«<.-. D,#l.. „„„. „. 4,.. Nilino dj tutti( ìa
Casa guarda quel ohe „ oica 0 Cecia , presente il padroncino. Car.
!■ o no7.7' TF*g° a l,,ocl,,'iUmi qnafche luogo nella grazia, di co- testo nostro padroncino.
PàDao«, Po-dró-ne. [,/,/,/. , *».] CAe ni, «Wtó e^0,^ rJW«o-
SSlft d,,s„o, dn u ce.-, Patrone,™,.] £as.berus,dominus. Ut.*vf,oe, »«(«rorj»s. (Dal lat. papronus che propri aulente valeva tutóre
rS^Th'e^'a've C'" l""0,;,Va »T ■' P^-^SioTa -' io scoiavo, ci. egli avea manomesso, e ch'era divenuto liberto. Tro-
* ^éfptdro^. U) dl0nC = ^"^- * «™ « ** **
3 ~"À,V' P?dra"c. é son,Pre Padrone: i?/ce« a significare falsamente
~lìZ: 7 STT'e >fuaI™1«° -*«* debbo JrZwarsi
i>ai:sk
dialetto napolitano.) G. f.* 5; . i , K' ,( '' v"':'" VIV" DO
'/, '» Per «lo e ,.,,- *£tt • ; . .'",. e™ ** *«■ I* del
Hanno i pescatori gradelle, ovvero gabbTuolc «S«S\'£ S£* di canne di paduli. » Salvia Batrd <S« ' K ■ ''•""''(., , fotta peritando Scfvro diglialtril^Pe) '* ' ^ lu"g° '' Padu,c «-
2 ft*r da wlriddle Sitai ufi P'T ,a '"rdc8Ì,na caS!onc « ^ono
odalo Udo™ °8° H"'»», dovec.-» u„„ li,„„c
ino. ^»Vio /]/„,./. /,„ «« r ,„. ,1 ,,,,sta '" ,u°g° .paduloso edinfer-
paese paduloso le bestie ebber tanto intelletto d I °- S>? ,n c,tlcI
avuto in Grecia. 'maialo, die molto più l'avranno
Paesaggio, Pa-e-sàc-cio. <S7w. pe„„ di T,L T ; . U Zf^w"' G
co) £»ipa» ,. 220. pe/chfq.t^Xi^c Cm(a) ^r'"-
o toe ornano .Nome gli par d'un h^SS^^^JI^S eór^CNT^0 PCr qUd,e tanC °SCUre' E PCr S-SÌS?S
Fe^padixmé n pK ha ^ve^te^T^SES VT 4 — 7J«- [«,,/;] Protettore. /.</«. patronus Bocc „n1, n? ■> V ''•
I^A^^Tb^t/6- ha ****** ^l pa- de'Buondelmonti. qUal piCVe erano Padroni ^ casa
7 — (Leg.) Padrone di cause chiamasi l Avvocato J nt w,.„ n anr.yoocs. Fr À< 2 TPrr„^i; ri ■ i • patronus.Gr. esentai .piccai t, *" ^ ^^^ c^T£omf °" * ^e
8 - (Manu) Colu, che comanda nella nave; Icheéhìam**; 1 Padrone di nave , e sul- Mediterraneo CM^no eUìT" ^ I- equipaggio e quanto riguarda la naveeTa'^L^ '"?° vendo rispondere di tutt?U ™„-„ ' l navigazione , do- gubernaJr , navlst ag, ter &?%££?%"* T f^à-JLat. già in nave con teco ladron dentro TZ 'l£ ™ cS **'£.*»■ listacela Quanto bisogno faccia. £e,L?ù„<'r 5" ° Sa* nave Per lo scoglio schifar torce il timZ Con mJ$> * - f™*™ gialo un padrone. ""louc t,on tutto il corpo appog-
# ', ~~* t'0's' clliamasi sulle navi da suerra un Tifi, ■ i i • - al luogotenente. Eeli assiti? nlln ~Z »u, un UJiZ'ale eh' e presso della nave , ed èssente al mt™ ' *" C"^ ddL ' ^^mento mturae ricevere ^oTantiTlTZv ?6) P""*" * P*»*^
Pra Zn^taTgtrrftdZeli ^^^^ fe ^vono so- tuppè e dei canone av. fO) ' 7 Sldala COndolta delle scia-
PAnnONEGGIARE, Pa-dlO-np«r-triì r» r 7V -, ^
«%»,•,«,■„■,,., CdlSE S:':;Lf""-'""''°"«'D»"""'-.
J l^nopiù^eg^ SJ^TS ^oV°laSSÌ ' N°!:' "-10 3 - CTTL^,adrir l0 Sta^ia «no^^Xo'7/^0-- In ta.ecaeso cPi CU1; SSdrT U' 'St ba,'a' C """"^ ^" ^-.2, droneggiare la palla q Ula aVversa™ contenda per pa-
li v'^t^LT&r1 ' z7r^ ^^«»-
gliar padronanza, più sovènte 1 t t ' ^3 ^ <,a Padron«' * P'" l'.atto'di far da WoZTp^sìrstl^T- Padron^rì è mo o no. -""possessarsi e prender possesso o legiui-
Pa IRONEGGIATO , Pa-drO-llCB-già-to Add m / D J
«//a i>. Portare, ^r^. (Oj *™ Padr°m-ggiare. (A) C,-.
Paurokeria, Pa-dio-ne-ri-a. iSf.fr j „ ,.' ,
me addietro s' è detto av^J °^ M'/e^- co/'- ^°- Co-
Alberti ec. ' VtM° Padro"erie e tenute e ville i contì
Patronessa , Pa-dro-nc's-sa. [Jdd e sfì Oh. l j
Padrona, f. Lai. domina Gr l'&ì V" Finanza. Meglio •significa qualche volta bene cóme flit"' *"*$ ErcoL *55- &*« Burch ,? «. E in Ì&7gS3Z&^**«**~- la padronessa. l umuio leciono innamorar
Paukonia , Pa-dro-nì-a. Sf. fr. A re di' P*a ^ ,
j r . a. r.eai Padronanza. Fr. Jac. T.z%
seiiH.v> JMSar. oagg. Chi non crede in un paessaggio del Didefirl.
scntue mormorar Tacque, ec (A) (N) •L'iaeucu.
Paesano , Pa-e-sà-iio. Sm. Abitator di va ese iTr-m,-r„„~ -. r
d'gena. Gr. airoK^„. Bocc. nov. ^5g Essendo ti, 3 ^ m~ nave da' paesani veduta. G. V.2. k .1 E^ofi ne ■ „ I„ t ^«"t* reggiaroi/o i Longobardi in Italia, tanto chesF^Z^P°- Sì&n°' sani per tutta Italia. Ovid. Pist. S. E. O e e^U scontìs e '" PaC" dimoiti paesani.. » ^r. Far. i5. 65. Però che in Z?w UCC1Se
grinfm^K ^**» ~^fcff^CÌ5à p^
gr ni nuoce , E fino al Cairo ognun rubando scorre. (M) Phu Adr
aendoTr* ^5\Mandò Bcnte. a ™™* eli questo sepolcro " ed S
2S)^G. VO !" 9 PaeSam CC> ' ne rÌP°rtÒ ^^Cde'Lacedl
2 — Contadino. Salyin. Annoi. F. B. Molti balli vengono da' paesani
che noi diciamo più comunemente contadini. (A) § Pa"am,
Pa«riodiff. da Terra»a«o,Co,tfer«,TO0, Concittadino, Cina-
Sss'd viZT° *% TermTn° è rmmoJi camPaSna' aitante d'un glosso vi Jlaggio , d un castello murato. Conterraneo vale lo stesso ma e parola plu nobile. Quando dkesi u le \ ™ ?
solo" Ci ln 2? '• M ^ ' ddla CÌ^ ' dclla ^ovlncià dì Sfa c»W/,t " 6 ProP»an,c,;te l'«omo della, medesima città, e Con-
dCl! !"UOm0 Che SPde,nella medesima nazione i diritti di citta- libem è' ^0mPatr'0ta e Plu ««""«aledi Concittadino, perchè l'uomo
ÌooV ; !f -ii"C -r "° ? ma tant0 U libero che lo schLavo o chi non gode i diritti civili può essere Compatriota.
Iaesano. Add m. Del paese. Tac. Dav. ann. 12. 154. Aveva Fara
smane un figliuolo detto Radamisto , bello e grande l forte, dell'arti
paesane scaltrito , e di chiara fama tra quelle genti. E F^aZ ■£?
«««•asseto dagli errori giovanili ec. l'aver avuto , molto tenero! per
sàha '^ "T Marsilia' dl gentilezza greca e parsimonia pae- sana ottimamente composta. l
2 aTtir^ C°n ('ar/° ^i°- S"h"'H- Ccu- 163- Mostrano . . . èssere stata antica e paesana a i Romani l' ilarità mordace e satirica. (N)
^"X!U(B)P(Nràllte" AM' £ S°SL C°m' L° SteSS° C,'e^aesUa-
PXZTse ' r "C"Sa"r°' [JyVffl^ r; A- Stdì'e Ìn PasSe> Trattenersi in paese Campeggiare. Lat. mcolere irgionem. Gr. X"P*v tuiroaAh
Àt TV • ,: b2- h Pfr 1uest0 si levarono da Giuliano, e allungarmi aa napoli, pacsando e vivendo alle spese de' paesani. Iaese , Pa-e-sc ■ lSm.1 Regione , Provincia, iContrada, e poeticamente poggia , Clima. V. Terra , Suolo , Territorio. // Paese è ricco f'rtile , copioso , sano , ameno , temperato , caldo , freddo , umido ' - secco , uliginoso , maremmano, campestre, alto , basso , paludoso ' prò tondo e basso , basso e cavo , pietroso e discoperto, dominato dà v<nli secchi ed asciutti, soggetto a grandi libecciate, di aria disteoipe- ratamente umida, fruttifero, ubertoso, ampio, sterile, montuoso, bosco- so, barbaro, solitario, remoto, natio, straniero, molto o poco abitato ec JJicesi Sgombrare il paese; Tributare, Malmenare, Guastare, Diser- tare il paese; Dare d guasto al paese, Correre il paese; Signoreggiare vJnTi^'ir* Paìes?'s,n-} L?1- regio. Gr. X^. (Secondo il Bulla, vien dal celt. pae che vale d medesimo, e che fu detto anche non pow e pouay m altri dialetti. Secondo 1' opinione comune, rafferma- to dal Muratori, viene dal lat. pagus in scaso di contado, canioar. In frane, pays ed anticamente Pas.)Bocc. riov.60.17 Ma perche vi vo io tutti , paesi cerchi da me divisando? Dant.Purg. 5. <?<?. Ti prego
!l
g PAESE
sc mai v„li q„,I rao,c Che ^'^j^^^ifflS'ffS tu mi sic de tuoi pneghi cortese. Fefl\ cana.*>. *. ^
3 Sw£ SÌS. ftp «ni. * 2. Messere, a me sovviene di
^^Ed^nZ^o. SàMn. Efes. 4- * »""gV)
,v ' „„;,;■. del riarso cil nome suo Mentitine. (,<j. v .;
ma affermo esser se egizia del paese, e n f/._
4/"^7 n TI inerire ■ Riuscire 111 UD allIO paese , y<g. — J _ Col v. Ki uscire . JUns «>*. u i fc ^ alle donne
5 ^STsSrireO Scoprir, ^-J^^^S^E
Ff- tstórSS- *FS- ^ i sensi dunque non battono bene la Stf L' SLSS^-i^^ X,, forare ,per- vcli'icri^f ««ir- Eur. 6. 12V. Eberardo ; ce .comincio o, Ò^finta benevolcnziS; per iscoprir paese il più che e' poteva, ara- donare alle volle con esso Arrigo. Cecch. Con: J. g. ^ vo, come |£ va ÌIo°Per iscoprir pa> , e si ^^«WSSrS Rag. 65. Tentano altrui per iscoprir paese. £ 86. E tu intanto sco
6^Co/Tscorrere:] Scorrere il paese l = Andar Uberamente.) V. s §5™ * Scrivere: Scrivere al paese, àicesi per derisione quando 1 altri ha fatto un' azione da lui stimata grande e che mg iuo rum è tale Maini 1. 1. Fece cose da scriverne al paese. E Bisc. Annoi. ffi«RÌ«e Hai fatto assai , scrivi al paese , dicesi per de- rione quando altri ha fatto un' azione, da lui stimata grande e bella, che in effetto non è poi tale , anzi è tutta il contrario. (A) (N) 8 - P rov 'ci Ber paesi , o a p'aesi, si dice del Giudicar la bontà de 8 Snodai luogo dlnd' e,li 4^^!^^"^^^?"/